28 Gennaio 2001
Che fine farà il nostro povero Dna?
 "L'esposizione alle radiazioni da uranio impoverito e da plutonio portano sempre mutazioni del Dna e, alla lunga, cancro".
Il professor Blobel, premio Nobel per la medicina, smentisce i generali Nato.
E in Kosovo frammenti di uranio trovati in superficie e in profondità nel terreno
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/28-Gennaio-2001/art5.htm
PATRICIA LOMBROSO - NEW YORK

"Ogni esposizione alla contaminazione radioattiva dell'uranio impoverito e del plutonio provoca danni al nostro Dna, con mutazioni cromosomiche". E' con questa notazione lapidaria ed agghiacciante che il biologo Gunther Blobel, premio Nobel 1999 per la medicina, intervistato da il manifesto alla Rockefeller University, esordisce parlando dei generali Nato che negano ogni correlazione tra la "sindrome dei Balcani", con i casi di leucemia finora verificati, e l'uso di proiettili all'uranio impoverito - contenenti, ora sappiamo, anche tracce di plutonio - nei bombardamenti del 1995 in Bosnia e del 1999 in Serbia e in Kosovo.

 Giovedì è arrivata su questo punto un'altra notizia allarmante, rivelata dallo stesso Pekka Haavisto, responsabile dell'agenzia Onu sull'ambiente, che non ha nascosto la sorpresa dei suoi tecnici che hanno fatto sopralluoghi nella valle di Presevo, in Serbia, fortemente colpita dai raid Nato nella primavera 1999. "A differenza di ciò che sosteneva la letteratura scientifica - ha detto Haavisto - abbiamo rilevato frammenti di uranio sulla superficie dei suoli presi in esame e non solo in profondità come ci aspettavamo".

 "Come è avvenuto in precedenza - continua il professor Blobel - sulla base dell'esplosione della bomba atomica di Hiroshima e Nagasaki, sappiamo con certezza che persone che sono state contaminate dalla radioattività anche non in prossimità dell'esplosione e che sono sopravvissute, hanno poi sviluppato cancro e leucemia. Nel caso più recente dell'esplosione di Cernobyl, i dati ci hanno dimostrato che molte persone adulte e anche molti bambini hanno riportato un'alta incidenza di vari tipi di cancro tiroideo. E poi abbiamo ormai la casistica della Sindrome del Golfo, che solo qui negli Usa ha colpito decine di migliaia di veterani".

Lei sostiene che gli effetti dell'esposizione alla contaminazione da uranio impoverito e plutonio provocano danni al Dna con mutazioni a livello cellulare. Questo danno viene provocato anche in presenza di piccolissime dosi o tracce nell'ambiente?

 " La mutazione di una sola cellula del Dna, teoricamente, è sufficiente per alterare l'equilibrio cellulare e portare al processo degenerativo per clonazione che porta poi alla formazione del cancro. E' necessario però che il danno apportato a livello cellulare implichi più di una cellula danneggiata perché il processo degenerativo prenda il via.

 Per l'individuo esposto alla radioattività da uranio e plutonio, è necessaria un'incubazione di tempi lunghi prima che esploda il cancro? I casi di leucemia in Europa sono emersi tra i civili, un anno dopo i bombardamenti, e tra i militari dei contingenti occidentali un anno dopo il ritorno di militari dalla Bosnia.

 Nel caso delle contaminazioni ambientali provocate dalla radioattività estesa di Cernobyl, i tempi perché si riscontrasse un'alta incidenza di formazioni cancerogene non sono stati lunghi. Nel caso della "Sindrome dei Balcani", l'esposizione alla contaminazione radioattiva di uranio impoverito e di tracce di plutonio comporta poi dosi molto inferiori - probabilmente - alle dosi di radioattività rilevate nei casi di Hiroshima o Cernobyl. Purtuttavia, è la contaminazione radioattiva che provoca il danno al Dna del nostro sistema e crea problemi conseguenti. L'alterazione cromosomica può, ovviamente essere provocata anche da altri fattori in caso di assenza di contaminazione radioattiva dell'uranio impoverito o del plutonio. Siamo continuamente esposti ad altre forme di radioattività presenti nell'ambiente: gli agenti chimici sono altresì tossici e possono arrecare seri danni al nostro Dna. Ma le probabilità di rischio sono di gran lunga maggiori in presenza di uranio impoverito e plutonio. Dipende da individuo ad individuo, dal livello dei ricettori immunologici, dall'estensione e dall'intensità del territorio contaminato da radioattività. Nel caso di Cernobyl, il dosaggio rilevato era talmente elevato che poteva essere misurato a Milano. In molte città europee non si potevano mangiare né insalata, né funghi.

 Nel caso della "Sindrome dei Balcani" quali potranno essere gli effetti e le conseguenze per la popolazione civile in Serbia in seguito ai bombardamenti Nato, in Bosnia, Serbia e Kosovo?

 Dipende anche dalle dosi rinvenute e dall'estensione del territorio ambientale contaminato, perché la contaminazione della radioattività sprigionata da minime particelle di ossido di uranio e tracce di plutonio, dà luogo ad una serie di reazioni a catena: l'alterazione e rottura dei cromosomi, la causa di mutazioni genetiche sulla base individuale del Dna. Tutti danni che mediante i meccanismi riparatori siamo in grado di controllare. Ma se l'entità del danno arrecato è grave, il meccanismo riparatore del nostro organismo non è più capace di essere reattivo.

 Quale ruolo svolge sulla popolazione civile il quantitativo di radioattività indiretta, presente in un ambiente altamente tossico?

 I componenti chimici dell'uranio impoverito e del plutonio arrivati con i proiettili all'uranio impoverito usati dall'Alleanza atlantica sono altamente tossici, hanno contaminato le falde acquifere e sono presenti nell'intero processo di produzione del cibo. Sono presenti nell'acqua che viene bevuta, nei cibi e nelle coltivazioni. Noi veniamo esposti alla contaminazione diretta di una percentuale di radioattività penetrata nel terreno, cui va aggiunta, indirettamente la percentuale di radioattività assorbita mediante l'ingestione dei cibi o semplicemente bevendo l'acqua. Basta questo per accumulare abbastanza radioattività per provocare i danni al nostro Dna e le mutazioni che ne derivano.