Il Manifesto, 26 Gennaio 2001
"Fermate l'uranio"
La richiesta del Consiglio d'Europa. Ma la Nato replica: pronti a usarlo di nuovo
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/26-Gennaio-2001/art16.htm

 Per quello che può contare, l'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha proposto ieri una soluzione drastica al problema dell'utilizzo dell'uranio impoverito nei proiettili: vietarne la "fabbricazione, sperimentazione, utilizzazione e vendita". Un blocco totale, dunque, che stride con la decisione della Nato di non prendere in considerazione nemmeno una moratoria. I 291 parlamentari dei 41 paesi aderenti hanno chiesto inoltre al comitato dei ministri di "esigere dalla Nato e dall'Onu un programma di sorveglianza medica delle popolazioni civili nei Balcani, dei soldati che hanno partecipato alle operazioni, dei membri delle organizzazioni umanitarie e dei giornalisti che hanno lavorato sul campo". Poi hanno invitato l'esecutivo a impegnarsi insieme all'Osce per preparare una convenzione sulla prevenzione dei danni per l'ambiente derivanti dall'uso della forza militare. Infine, hanno auspicato che vengano assegnati dei fondi alle ong per la bonifica ambientale dell'intera area colpita.

 Ma la presa di posizione dell'assemblea europea, molto più dura di quella della semplice richiesta di moratoria votata dal Parlamento europeo, rischia seriamente di rimanere lettera morta, vista la piega che l'intera vicenda sta prendendo. Ne è un esempio quanto sta accadendo al ministro della difesa tedesco Rudolph Scharping, che aveva accusato a più riprese, nei giorni scorsi, la reticenza degli americani. Ora Scharping è messo sotto accusa dagli stessi militari tedeschi, che lo accusano di non averli informati per tempo dei rischi che stavano correndo. Mentre il presidente dell'associazione dei militari tedeschi, Bernhard Gentz, davanti alla commissione difesa del Bundestag ha respinto al mittente le accuse di Scharping, sostenendo che i soldati erano stati informati per tempo e che disponevano di tutte le misure di sicurezza necessarie. Quale sia la verità è difficile da capire. Fatto sta che da un po' di giorni i media tedeschi sostengono che mettendosi contro l'alleato americano Scharping si sta scavando la fossa, politicamente parlando, con le sue mani.

 Nonostante le conferme sulla presenza di plutonio nei proiettili sparati nei Balcani, la Nato continua a negare la loro nocività. Ancora ieri il segretario generale George Robertson ha ribadito a Berlino che i proiettili all'uranio impoverito "non costituiscono alcun pericolo per la salute" e che comunque "si sta indagando con la massima chiarezza", anche perché la Nato "non ha nulla da nascondere". L'affermazione ricalca le conclusioni dell'altro ieri della commissione d'inchiesta creata dalla stessa Alleanza atlantica (insieme agli altri paesi che hanno preso parte alla guerra), che dopo pochi giorni d'indagine si era autoassolta. Anzi, il generale Joseph Ralston, comandante delle forze alleate in Europa, dopo un incontro con il ministro degli esteri greco George Papandreou ha ribadito che, "nell'improbabile eventualità che truppe o cittadini fossero attaccati questa notte da un carro armato, sarebbe da irresponsabili non usare proiettili all'uranio impoverito".

 Sul versante italiano, in attesa dei primi risultati della commissione medica nominata dal ministero della difesa (più nota come commissione Mandelli), che comunque non si annunciano in tempi brevi, è stato reso noto che tutti i circa 50mila militari impegnati negli ultimi anni nei Balcani saranno sottoposti a test clinici. In particolare, a Milano saranno esaminati quelli di ritorno dalla Bosnia, a Roma quelli del Kosovo e a Bari quelli che sono stati in Albania e in Macedonia. Nel capoluogo pugliese, inoltre, saranno esaminati anche i militari della Nato.

 Per quanto riguarda la sicurezza dell'Adriatico, invece, il presidente della commissione difesa della camera, Doriano Di Benedetto, ha detto che "le informazioni ricevute dalle autorità Nato confermano che gli ordigni rilasciati durante la campagna aerea in Kosovo nel '99 sono 235; per quanto riguarda la natura degli stessi, tra gli ordigni recuperati nell'Adriatico non sono stati rinvenuti proiettili all'uranio impoverito, come d'altronde era inevitabile pensando al fatto che i proiettili all'uranio sono munizioni per cannoni e non bombe che avrebbero potuto essere sgnaciate". Ma ciò evidentemente non è bastato a rassicurare, se è vero che il sottosegretario al lavoro Paolo Guerrini ha affermato, in un'intervista alla Rinascita della sinistra, che il pericolo non è finito, perché resta quello delle cluster bomb.