Il Manifesto
18 Gennaio 2001
Attenti al plutonio
Impoverito ma non abbastanza: le analisi dell'agenzia Onu per l'ambiente rivelano che i campioni di proiettile raccolti in Kosovo contengono anche un isotopo diverso dallo "spento" U-238. Intanto al parlamento europeo passa una moratoria dimezzata sull'uso dell'uranio
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ANGELO MASTRANDREA

Dalle prime rivelazioni che arrivano dai laboratori svizzeri di Spiez emerge una verità allarmante: la contaminazione in Kosovo potrebbe essere molto più ampia di quanto sospettato. Diversi campioni avrebbero rivelato, infatti, tracce dell'isotopo U236, che non si trova in natura come l'U238 (l'isotopo di cui è composto in gran parte l'uranio impoverito). Questo significa che l'uranio di cui erano rivestiti i 31mila proiettili sparati dagli A-10 Usa sul Kosovo in realtà non era altro che una scoria nucleare da smaltire, risultato della combustione nei reattori. E non si trattava affatto di uranio "puro".

Il sospetto degli scienziati (ma anche il ministro della difesa tedesco Rudolph Scharping ha chiesto informazioni agli Usa) è che il suolo e le acque della regione possano essere rimaste contaminate dal plutonio, una sostanza 200mila volte più "attiva" e con più energia dell'uranio impoverito, e che necessita di sofisticate apparecchiature per essere rilevata. La sua elevata energia consentirebbe ai raggi alfa di raggiungere il midollo osseo e causare leucemie. Così si spiegherebbero anche i casi "precoci" di malattie tra i militari in Kosovo. L'ipotesi è tutt'altro che campata in aria, poiché anche il plutonio si ottiene dal riprocessamento del combustibile nucleare spento, e che fonti americane parlano di stock di plutonio nelle centrali Usa di Oak Ridge, Paducah e Piketon.

Fin qui le informazioni provenienti dalla Svizzera, dove sono stati analizzati una parte dei 340 campioni di acqua, terreno, vegetazione, proiettili inesplosi, frammenti o bossoli prelevati in undici siti kosovari da 14 esperti dell'Unep, tra il 7 e il 16 novembre scorsi. Da informazioni in nostro possesso, anche le analisi effettuate all'università di Bristol avrebbero trovato alcuni campioni contaminati. Così come sarebbero risultati radioattivi una parte degli 80 campioni analizzati in Italia, in particolare i 15 affidati ai laboratori dell'Enea di Bologna. Per i risultati definitivi bisognerà aspettare il rapporto finale dell'Unep, previsto per la fine di febbraio, anche se le continue indiscrezioni potrebbero costringere l'agenzia dell'Onu ad anticiparne l'uscita.



Commento: alcuni malati di mente del Pentagono ad un certo punto avevano deciso di mischiare tutte le scorie e riciclarle. "Tanto chi se ne accorge?". Risultato: se diventi sterile, prova a far analizzare la zip dei tuoi blue-jeans.