Il Manifesto
18 Gennaio 2001
"Che fine faranno i miei concittadini?"
Parla Zeljko Ozegovic, sindaco di Novi Beograd, il più popoloso quartiere di Belgrado
http://www.ilmanifesto.it/oggi/art6.htm
LO. C. - INVIATO A BELGRADO

Prima dei cambiamenti politici, in Serbia la popolazione sapeva solo quel che il governo voleva che si sapesse. Le bombe ci cadevano in testa e nessuno spiegava la verità, i rischi per il futuro. Parlare degli effetti ambientali e sanitari delle bombe avrebbe comportato una critica alla Nato, ma anche a chi in qualche misura aveva provocato la guerra, Milosevic. Capisco che questo è un argomento delicato per qualsiasi governo, ma abbiamo un dovere morale nei confronti della popolazione che ha creduto nel cambiamento: dire la verità, per quanto amara possa essere".
Zeljko Ozegovic è sindaco di Novi Beograd, la più popolosa tra le sedici municipalità in cui è suddivisa la capitale serba: 320mila abitanti più 42mila profughi dalla Krajna, dalla Bosnia, dal  Kosovo, e i rom che occupano palazzi mai finiti di costruire, una grande China Town i cui membri sono spesso irregolari e malcensiti (oltre che malsopportati). E' anche la municipalità più  bombardata. Qui e nei dintorni c'erano molti target della Nato, dall'ambasciata cinese al centro  commerciale - il grattacielo che un tempo ospitava la Lega dei comunisti, sventrato dalle bombe è oggi una specie di monumento alla guerra umanitaria. Qui c'è l'albergo sul Danubio colpito con la  solita millimetrica precisione, così come la centrale termica, la rete elettrica, un bel po' di case  civili. A meno di 20 chilometri in linea d'aria c'è Pancevo, e il vento nei giorni dell'inferno sul petrolchimico e sulla raffineria soffiava da questa parte ("Per fortuna era forte e la nuvola tossica non si è fermata"), a un tiro di schioppo c'è quel che resta dell'aeroporto militare e di altri due centri abitati da operai, trasformati in bersaglio. E' normale che il sindaco abbia deciso di alzare la voce e chiedere l'immediata costituzione di una commissione ai massimi livelli scientifici per  analizzare lo stato dell'inquinamento nella sua municipalità.Lei chiede una ricerca seria sul livello di radioattività: teme che anche qui siano stati usati i proiettili all'uranio?

Io so solo che l'ambasciata cinese è stata colpita da aerei agli ordini diretti degli Usa, fuori dal controllo del comando Nato di Bruxelles. Poi, so che il tasso di radioattività è molto alto, non so se credere alla storiella che la colpa è dei materiali con cui la palazzina è stata costruita, il marmo rosso Balmer proveniente dall'Italia, secondo alcuni fonte di radioattività. Quel che so finisce qui: chi sa e deve parlare è la Nato, i cui responsabili non hanno fornito ancora informazione su quel che ci hanno tirato sulla testa, a parte in Kosovo. Hanno il dovere morale di parlare. E' vero o no che l'ambasciata cinese è stata colpita con proiettili o missili che siano, altamente pericolosi? Ma non c'è solo l'uranio, è l'inquinamento chimico quello che mi preoccupa di più. A Pancevo hanno volontariamente provocato una catastrofe ecologica, e non mi si venga a dire che non sapevano quel che facevano, né si può parlare di "effetti collaterali".

Sindaco, lei milita nel Partito democratico di Djndjc, che ieri ha criticato il presidente jugoslavo Kostunica per il suo rifiuto a incontrare Carla Del Ponte. Il neoeletto presidente serbo ha anzi annunciato che lui la incontrerà e collaborerà con il Tribunale dell'Aja che chiede la consegna di Milosevic. Eppure, dalle sue accuse contro la Nato mi sarei aspettato che si schierasse in prima fila con chi chiede l'incriminazione dei leader dell'Alleanza atlantica...

Io approvo la decisione di Djndjc, parlando si può risolvere tutto. Sono convinto che un argomento al centro dell'incontro con la Del Ponte sarà proprio la responsabilità della Nato che invece di colpire Milosevic ha punito la popolazione. Ma non mi illudo che di colpo possa esserci chissà quale svolta internazionale, in un mondo dove vige la legge del più forte non credo che si potrà arrivare all'incriminazione dei leader della Nato per crimini di guerra. Quello su cui non si può transigere, oggi, è la collaborazione dei paesi belligeranti: vogliamo sapere qual è il nostro presente ambientale e sanitario, e quale futuro ci aspetta. E' arrivata l'ora della verità.