Il Manifesto
10 gennaio
La crisi impazza
In Germania due ministri si dimettono travolti dal morbo Bse
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/10-Gennaio-2001/art15.htm
FRANCESCA COLESANTI - ROMA

 Nell'aria da diversi giorni, ieri sera puntuali sono arrivate le dimissioni della ministra della sanità tedesca, la verde Andrea Fischer, e del suo collega dell'agricoltura, il socialdemocratico Karl-Heinz Funke, entrambi travolti da una valanga di polemiche per la gestione della crisi mucca pazza. Più volte nel corso delle ultime settimane era stato messo sotto accusa il mancato coordinamento tra i due ministeri o, peggio, un'intenzionale assenza di comunicazione tra i responsabili della sanità e dell'agricoltura. E le parole pronunciate ieri dalla Fischer in conferenza stampa confermano questa seconda ipotesi: "Sbaglia chi crede che la crisi della mucca pazza sia dovuta ad una mancanza di coordinamento tra i due ministeri", ha spiegato la ministra ecologista, che invece ha attribuito senza mezzi termini la crisi "alla priorità riservata agli interessi dell'industria agricola piuttosto che alla tutela dei consumatori".

 Trascinato dal vortice delle dimissioni della Fischer e impossibilitato a evitare le proprie, Karl-Heinz Funke ha replicato alle accuse in modo lapidario. "Prendo atto che la mia posizione è divenuta minoritaria" e lascio dunque la strada libera. In effetti il nome evocato quale possibile successore al ministero dell'agricoltura, quello cioè di Martin Wille, lascia intravvedere un approccio radicalmente opposto al settore, quello cioè di una riforma radicale dell'agricoltura, in senso biologico, favorita dal cancelliere in persona.

 Andrea Fischer, nel '98 la più giovane ministra del governo Schröder, dovrebbe essere sostituita dal verde Bärbel Höhn, attualmente al dicastero dell'ambiente del Land del Nordreno Westfalia. Sarà interessante vedere adesso se su scala regionale si ripeterà quanto accaduto a livello federale, in particolare in Baviera, il Land più colpito dal morbo della mucca pazza, dove però i ruoli, a livello politico, si invertono. Al governo del Land siede infatti la Csu (partito gemello, ma ancor più conservatore, della Cdu). L'opposizione socialdemocratica reclama già da tempo le dimissioni dei due ministri regionali responsabili, ma il leader conservatore bavarese Stoiber li ha finora difesi a spada tratta.

 A puntare il dito contro la gestione della crisi in Germania (che si vantava di essere immune dal morbo fino a quando non venne identificato il primo caso di Bse in novembre) era stato anche il commissario europeo Fischler, denunciando i rischi del mancato coordinamento tra la politica federale e quella regionale in materia di mucca pazza.

 Ma Germania a parte, è chiaro che nonostante il tentativo fatto a livello comunitario di impartire delle direttive univoche per i 15 paesi membri, il problema della diffusione della Bse continua a essere gestito in modo confusionale e disomogeneo nei diversi paesi dell'Unione. Dal 1 gennaio è entrato in vigore il divieto di utilizzazione e commercio delle farine animali per tutte le bestie da macello, non solo i bovini, ma anche suini e pollame, per un periodo minimo di sei mesi. Già di per sé questa direttiva pone degli enormi problemi per la difficoltà di smaltire tutte le farine già prodotte e stoccate e anche per i controlli volti a impedirne la distribuzione. Ma di ancor più difficile applicazione si dimostra l'altro punto fondamentale della direttiva europea che prevede l'esclusione dalla catena alimentare di tutti i bovini di età superiore ai 30 mesi, se non testati. Divieto che comporta enormi ritardi nella macellazione, con conseguenti perdite economiche per produttori e commercianti di carne.

 In Italia la protesta comincia ad assumere toni sempre più gravi e l'Assocarni ha denunciato le gravissime perdite economiche determinate dall'introduzione della normativa europea. In Piemonte ad esempio si sta andando verso la paralisi e il mattataio da ieri è chiuso per l'impossibilità di smaltire gli scarti della macellazione. Nella tarda serata di ieri il ministro per l'agricoltura Alfonso Pecoraro Scanio è riuscito a ottenere lo stanziamento di 150 miliardi di lire per l'emergenza mucca pazza. In base al decreto varato dal Consiglio dei ministri adesso vi è l'obbligo per gli inceneritori di raccogliere tutte le parti a rischio, misura che dovrebbe risolvere le difficoltà di smaltimento nei macelli. Anche in Francia la situazione è tesa già da qualche giorno e ci sono blocchi sulle strade in segno di protesta per le mancate rassicurazioni sugli eventuali rimborsi economici. L'opposizione denuncia l'incapacità del governo Jospin nel gestire la crisi, anche se la frattura più grave si era già verificata proprio all'inizio dell'allarme mucca pazza, quando il presidente della repubblica Chirac accusò il premier di sottovalutare il problema.



Bse in aumento in Europa
I test confermano la diffusione della malattia, allarme vitelli dalla Francia
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/10-Gennaio-2001/art16.htm
F. CO.

 Sono tutt'altro che rassicuranti i risultati dei primi test di depistaggio della Bse introdotti obbligatoriamente dal 1 gennaio per i bovini sopra i 30 mesi: l'incidenza di capi malati è infatti di gran lunga superiore a quella prevista. Questo dato conferma purtroppo l'ipotesi che il semplice rilevamento dei sintomi non sia sufficiente a indicare tutte le bestie affette dal morbo (così come era avvenuto finora) e che soltanto il test può rilevare la presenza della malattia nell'animale prima ancora che questa si manifesti.

 In Belgio, l'agenzia per la sicurezza alimentare ha confermato di aver rilevato 14 casi sospetti di mucca pazza su 2762 animali testati. Vale a dire un'incidenza pari a un caso ogni 200 mucche, percentuale cinque volte superiore a quella finora registrata. Anche la Danimarca ieri ha scoperto un nuovo caso di Bse, il terzo in dieci anni. Tanto i Paesi bassi che l'Italia, dove nella prima settimana di gennaio sono stati eseguiti rispettivamente 7022 e 1700 test, continuano invece a non registrare casi di malattia.

 Ma un nuovo allarme arriva dalla Francia e riguarda i vitelli. Il nuovo sistema di analisi adottato dalle autorità francesi ha segnalato infezioni in animali nati dopo il '96, anno dell'adozione di misure più rigide per combattere la diffusione della malattia. Se la scoperta venisse confermata, prenderebbe corpo la teoria secondo la quale gli alimenti animali non sono l'unica via di trasmissione del prione, responsabile del morbo. Per avere una risposta definitiva bisognerà comunque aspettare almeno una settimana.

 La malattia continua a diffondersi anche in Germania dove, con la conferma di un secondo caso di mucca pazza nello Schleswig Holstein, salgono a nove i casi di animali malati nel paese. La mucca era nata nel '96 e faceva parte di una mandria di 19 capi appartenenti a un'azienda agricola a conduzione familiare.



Commento: barzelletta suggerita da un lettore, ovviamente anonimo:

Stati Uniti. In autostrada una segretario di stato sta guidando mentre ascolta la radio, frequenza: "Radio Free Europe". Stanno trasmettendo il radiogiornale:"...unico caso di mucca pazza sugli umani registrato ad oggi negli USA. Sintomi: guida contromano in autostrada...". La segretaria guarda davanti e dice:"Uno ?!? Ma saranno mille!".