Il Manifesto
10 gennaio
La discarica Balcani
Intervista a Pekka Haavisto, capo del gruppo di ricerca Unep sull'uranio impoverito in Kosovo, ex ministro dell'ambiente finlandese. "In Kosovo ci sono ben 10 tonnellate di scorie tossiche in 112 siti. Sui casi di leucemia tra i soldati bisogna approfondire. Potrebbero essere anche vari fattori di inquinamento, precedente e prodotto dalla guerra".
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/10-Gennaio-2001/art9.htm
TIZIANA BOARI

 Pekka Haavisto é stato ministro dell'ambiente in Finlandia. Ora guida l'unità di esperti incaricati dall'Unep, l'agenzia Onu per l'ambiente, incaricata di accertare gli effetti dell'uranio impoverito in Kosovo. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente a Helsinki

 A che punto é la vostra ricerca ?

 In novembre, dopo aver ricevuto finalmente le coordinate dalla Nato, ci siamo recati in 11 dei 112 siti, dove si é fatto uso di uranio impoverito: la maggioranza, precisamente 5, si trovano nel settore italiano della Kfor-Nato, nella parte occidentale del Kosovo, e 6 nel settore tedesco, ovvero nel Kosovo meridionale. In 8 siti sono stati ritrovati resti di munizioni di uranio impoverito radioattivo nel terreno, in superficie e tra l'erba. Abbiamo prelevato più di 400 campioni diversi da analizzare: terra, vegetazione, erba, latte, acqua prelevata sia dalle falde, sia dai bacini in superficie. Inoltre abbiamo misurato direttamente il livello di radioattività presente.

 E quali risultati avete ottenuto?

 E' presto per dirlo: le analisi dei campioni sono ancora in corso e si tratta di analisi isotopiche che prendono tempo. Dalle misurazioni dirette risulta però che il livello della radioattività nei siti é comunque abbastanza basso e molto circoscritto, limitato alle immediate vicinanze dei proiettili, inesplosi e non, diciamo nel raggio circostante di circa mezzo metro. Non c'è un inquinamento radioattivo esteso a tutte le aree.

 Che mi dice della Bosnia? Sapevate dell'uso dell'uranio impoverito anche lì? Avete preso delle iniziative al riguardo ?

 Uno degli aspetti positivi é che la vicenda dell'uranio in Kosovo é servita ad acquisire informazioni nuove sulla Bosnia. In precedenza circolavano solo molte voci, ora per la prima volta la Nato ci ha fornito una chiara conferma dell'uso dell'uranio impoverito in Bosnia, promettendo di investigare. Il mandato del mio gruppo è ristretto al Kosovo, ma copriamo un'area che comprende anche la Serbia, il Montenegro e quelle zone nelle quali fuggirono i profughi, ovvero Albania, Macedonia.

 Allora mi sta dicendo che se le radiazioni sono basse, non ci dovrebbe essere pericolo per il personale civile e militare? E la popolazione locale?

 Lei sta semplificando troppo la mia risposta. Le ho detto delle misurazioni regolari effettuati attualmente sui siti. Per quanto riguarda chi si trova sotto bombardamenti all'uranio impoverito, quando questi ordigni esplodono o bruciano, in quel momento il pulviscolo di uranio si disperde intorno ai bersagli e per le due ore che seguono è pericolosissimo muoversi in queste aree perchè si inalerebbero automaticamente le particelle del metallo con gravi effetti per la salute. Inoltre, se una particella entra nei polmoni, la radioattività, anche se bassa, può avere i suoi effetti. Le persone che si sono trovate sotto il fuoco di queste munizioni sono, a mio avviso, perlopiù i soldati serbi che si trovavano vicino ai bersagli bombardati. Abbiamo cercato di sapere dalla attuale popolazione locale se conoscesse qualcuno che era lì durante il conflitto, o vicino a questi bersagli. Non abbiamo trovato nessuno. Tutti erano profughi o sfollati altrove, in altre aree.

 La guerra ha colpito anche molti obiettivi civili...

 Certamente, ma queste munizioni all'uranio impoverito sono usate contro bersagli militari, precisamente contro carri armati e blindati. E' molto che ci lavoriamo, abbiamo esaminato anche obiettivi civili in zona serba come Pancevo e Novi Sad: anche lì c'erano sospetti di radioattività, ma non ne abbiamo trovato traccia.

 E' possibile un concorso di elementi tossici e radioattivi, anche di altro tipo, in questi casi di malattia tra i militari reduci? Può questo abbassare il sistema immunitario dei soldati e della popolazione civile sul terreno?

 Oltre che sulla radioattività, stiamo indagando anche sulla presenza di sostanze fortemente tossiche: i campioni raccolti nei siti di rilevazione degli ordigni, inesplosi e non, comprendono quelli prelevati a circa 200-300 metri dal luogo della loro caduta o esplosione. Questo dovrebbe fornirci dati sul raggio di diffusione del pulviscolo di uranio impoverito. Nel mondo civilizzato e nella nostra vita quotidiana, queste sostanze sono considerate scorie tossiche e vengono trattate anche come tali. Oggi possiamo dire che in Kosovo ci sono ben 10 tonnellate di scorie tossiche distribuite in 112 siti.

 Quali sono secondo lei le conseguenze della radioattività dell'uranio impoverito sull'organismo umano ?

 E' difficile dire con esattezza quali parti dell'organismo possono subire effetti. Gli scienziati hanno in merito opinioni mediche molto divergenti tra loro, anche sui rischi della bassa radioattività. La questione è controversa. Noi ci occupiamo di ambiente, non di sanità né di medicina. Non vorrei trarre conclusioni sul piano medico, ma penso che se esiste in Kosovo un problema ambientale aggiuntivo che può essere eliminato, isolato, del quale può essere informata la popolazione e avvertita, bisogna farlo perchè lì la gente si trova comunque esposta a tutta una serie di altri rischi, anche sanitari, a causa dell'inquinamento ambientale precedente la guerra, di quello nuovo e di molti altri fattori. Perciò almeno questo rischio qui va assolutamente eliminato.

 In Bosnia, quando ci sono stati i bombardamenti, era presente oltre ai serbi intorno a Sarajevo, anche il personale civile delle Ong, delle agenzie dell'ONU, i militari dell'Unprofor. Possibile che non ci siano state missioni dell'Unep dopo questi bombardamenti?

 Le Nazioni Unite ci hanno chiesto nel 1999 di fare accertamenti sul Kosovo. Da quel che ne so io, è la prima volta in assoluto che si compiono questo tipo di accertamenti internazionali ad ampio raggio. Io posso solo prendere atto che dopo questa o quella guerra, persino dopo la guerra in Bosnia, un'operazione come questa non è stata mai fatta. Per quanto riguarda i casi di leucemia scoperti tra i soldati, mi sembra comunque necessario approfondire le indagini sulla storia personale di ogni singolo caso. Ad avere un ruolo potrebbero essere anche molteplici fattori di inquinamento ambientale. Per ora non sappiamo neanche l'esatta quantità di uranio impoverito usata nei bombardamenti: sappiamo quanti ordigni sono stati sparati, ma non quanto uranio fosse contenuto in ciascuno. Inoltre è possibile che i reduci abbiano subito gli effetti tossici di altri agenti chimici o leghe di metallo, nello svolgimento del loro lavoro.

 Dunque dopo il 1995 non sapevate dell'uso di queste armi?

 No e nessuno ci aveva mai neanche chiesto di misurare le conseguenze ambientali della guerra nei Balcani, né di quella in Bosnia, né di quelle precedenti.