Il Manifesto
10 gennaio
Scatole inglesi
GUGLIELMO RAGOZZINO
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/10-Gennaio-2001/art1.htm

 L'uranio impoverito, il Du (depleted uranium) è prodotto da un'impresa negli Usa che è controllata da un'altra, controllata a sua volta da una terza e così via fino ad arrivare, dall'altra parte dell'Atlantico a un'impresa pubblica, appartenente al governo inglese: British Nuclear Fuel (Bnfl) plc. La trafila, il sistema di scatole cinesi è descritta con acuto spirito investigativo da Sergio Finardi, in seconda pagina. Procedendo in senso inverso, ecco che appare un'impresa pubblica, inglese, che Margaret Thatcher e perfino Tony Blair non hanno privatizzato. E' un'impresa che si occupa di combustibile nucleare e riprocessamento. E' così efficiente e gigantesca da gestire anche le scorie nucleari tedesche, francesi, giapponesi. Movimenta tutto, da vero monopolista, e le sue navi e i suoi treni speciali - con le scorie a bordo - sono inseguiti da Greenpeace e da altri gruppi ambientalisti. E' protetta dalle polizie di mezzo mondo tanto che le popolazioni non riescono a bloccare i viaggi, pur assediando porti e stazioni. Nel Regno unito, il sito del riprocessamento, Sellafield, è sinonimo di pericolo e di male. La Bnfl lo circonda di misteri: saperne di più, conoscere le conseguenze, sui vivi e sulle generazioni future, è un segreto militare. Il nemico potrebbe avvantaggiarsene. E chi sia il nemico, è un segreto.

 Così un'altra società, travestita da finanziaria, si sposta negli Usa, acquista impianti nucleari, attività di riprocessamento, discariche remote dove eliminare ciò che resta. Ma niente si deve sprecare, come nel classico caso del porco; e così c'è un uso anche per il Du. Lo si mette a disposizione dell'ultima società, Starmet di nome, che apparentemente è priva di legami con il resto delle scatole cinesi, anche se tratta gli stessi materiali e ha sede poco lontano, nella stessa cittadina. Ed è l'ultima scatola che dà al Du la forma finale, la nobile forma del proiettile. L'idea in fondo è semplice e geniale. Intanto i proiettili diventano più pesanti. Poi il Du esposto all'aria, si incendia, ciò che per un proiettile sparato per distruggere qualcosa non è privo di valore. E cosa c'è di meglio, per disperdere le porcherie nucleari che spararle in testa al nemico, che dopo ci penserà lui a pulire? E se poi il nemico non c'è, niente di più facile che inventarlo.

 La difficoltà di disperdere da qualche parte l'uranio impoverito era stata affrontata con pari fantasia anche dall'industria privata. La tedesca Siemens, sempre negli Usa, aveva centrali da gestire e scorie senza valore da disperdere. Così, come ha raccontato Angelo Mastrandrea sul manifesto nel marzo scorso, ha mischiato l'uranio di risulta al concime, in percentuali minime (alla Siemens sono timorati di dio) per disperderlo nei campi sterminati; e chi si è visto, si è visto. In questo caso, le autorità Usa hanno protestato e la pratica del concime arricchito (dall'uranio impoverito) dovrebbe essere cessata.

 Tornando, per così dire, a bomba, il caso inglese è davvero speciale: il governo o chi per esso si comporta come un finanziere occulto, uno gnomo di un caveau svizzero senza nome, oppure un megatrafficante di eroina o di armi. Della trafila si viene a sapere, perché le leggi della borsa passano prima di tutto e la Sec che la controlla riesce perfino a fare domande al segreto militare-industriale. Non è che abbia tutte le risposte; gli inglesi, si sa, sono molto, molto discreti....