09 Gennaio 2001
Il Manifesto
Nato-Europa la verità sull'uranio
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/09-Gennaio-2001/art7.htm
FRANCESCA COLESANTI - ROMA

 Gerhard Schröder alza il tono e lo fa proprio alla vigilia della riunione tra la Nato e l'Unione europea. "Bisogna fare piena chiarezza", ha reclamato il cancelliere tedesco, chiedendo "che tutti i fatti noti sull'impiego trascorso di queste armi vengano messi sul tavolo".

 Oggi infatti l'Alleanza atlantica sarà sotto la pressione degli europei per rilasciare il maggior numero di informazioni possibili sui rischi di contaminazione dovuti alle munizioni all'uranio impoverito utilizzate dai militari americani nei Balcani (Francia, Gran Bretagna e Grecia dispongono anch'esse di questo tipo di armi, ma dichiarano di non averle mai utilizzate sinora). La polemica, partita dall'Italia la settimana scorsa, continua a dilagare in tutta Europa, dopo la scoperta di diversi casi di decessi sospetti tra i militari europei di stanza in Bosnia e in Kosovo. La scorsa settimana il segretario generale della Nato, George Robertson, si era impegnato a fornire con tempestività le mappe dei bersagli colpiti in Bosnia con questo tipo di munizioni. Su richiesta del governo italiano, il comitato politico dell'Alleanza, che riunisce gli esperti dei 19 paesi membri, si riunisce stamattina a Bruxelles, anche se è escluso che qualche decisione possa essere presa prima della riunione del Consiglio atlantico permanente di domani.

 L'Italia, che lamenta di non essere stata avvisata dagli Usa sull'uso di queste armi in Bosnia, è stata appoggiata nella sua richiesta di un rapporto dettagliato anche da Francia, Germania, Belgio e Portogallo. Il documento, che sarà presentato oggi, è strutturato su due filoni fondamentali: la richiesta alla Nato di un'informazione completa sulle modalità e sulle zone di utilizzo dei 10.800 proiettili impiegati in Bosnia; la creazione in seno all'Alleanza di un meccanismo automatico di coordinamento e di scambio di tutti i dati e le informazioni relative alla salute delle truppe Nato schierate in missioni di mantenimento della pace.

 In un ulteriore affondo, ieri il cancelliere Schröder, primo capo di governo a esprimersi in tal senso, si è anche detto esplicitamente contrario all'utilizzazione dei proiettili ad uranio impoverito, così come auspicato anche da Romano Prodi, presidente della commissione europea. Mentre invece la settimana scorsa il ministro della difesa francese, Alain Richard, aveva affermato che allo stato attuale di conoscenze non vedeva ragioni per rinunciarvi. Il primo ministro portoghese Antonio Guterres ha criticato le informazioni "rassicuranti" che la Nato ha rilasciato fino a questo momento e ha annunciato la visita di tre ministri del suo governo in Kosovo per raccogliere informazioni. La Svezia, che presiede per questo semestre l'Unione, avanza con cautela e dichiara di volere ascoltare le ragioni di tutte le capitali Ue prima di intraprendere un'iniziativa europea. Per il momento i vertici militari della Nato continuano a negare i rischi eventuali dell'uso di munizioni all'uranio impoverito, considerandoli "virtualmente nulli". Ma, secondo il quotidiano tedesco Berliner Morgenpost (che cita un documento interno al ministero della difesa tedesco) le autorità dell'Alleanza avevano invece messo in guardia nel '99 i paesi membri, contro "un possibile pericolo di tossicità".

 La Berliner Morgenpost afferma di avere nelle sue mani una lettera dell'allora ministro della difesa tedesco, Peter Wichert, nella quale si fa riferimento a un avvertimento della Nato ai paesi con soldati nei Balcani, nel quale si inviterebbe ogni paese a prendere le "proprie misure cautelative necessarie", poiché la Nato "non prevedeva alcuna misura di decontaminazione" delle zone dove sarebbero stati utilizzati i proiettili. L'informazione non è stata finora smentita dalle autorità militari dell'Alleanza. La tossicità, non eventuale bensì accertata, dell'uso dei proiettili all'uranio impoverito, è stata invece confermata da un rapporto dell'agenzia ambientale dell'Onu - rapporto reso noto ieri ma che sarà ufficializzato solo in marzo - nel quale viene constatata la presenza di radioattività in otto degli undici siti visitati in Kosovo dagli esperti scientifici.

 Intanto la Norvegia ha avviato controlli sanitari sui militari che hanno prestato servizio all'estero a partire dal 1990, in particolare quelli impiegati in Kosovo, mentre la Svizzera, dal canto suo, intende riesaminare il caso della morte di un ufficiale che era stato in Bosnia nel 1998, morto di leucemia. Il governo di Berna ha anche ordinato controlli medici su tutti i 900 militari che hanno partecipato alle missioni Nato nei Balcani e sugli operatori umanitari. E' polemica aspra invece in Spagna, dove il ministro della difesa continua ad attribuire a cause naturali la comparsa di tumori in alcuni soldati in servizio nei Balcani e la morte di uno di loro. Secondo l'associazione per la "difesa dei militari", invece, i soldati deceduti a causa della sindrome dei Balcani sono quattro e almeno dodici quelli colpiti da leucemia.