Il Manifesto
06 Gennaio 2001
Fratelli d'Italia
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/06-Gennaio-2001/art1.htm
LUIGI PINTOR

 La bomba all'uranio gli è scoppiata in mano. Come tanti Insabato. Con effetti collaterali (ricordate?) un po' più gravi. Ora tutto il mondo sa che la guerra umanitaria e asettica di Clinton e dei generali atlantici, dei governi socialdemocratici europei, di D'Alema e Fini, è stata una piccola guerra atomica. Grazie ad essa i Balcani non sono più una polveriera ma un'area pacificata. Somigliano semmai a Cernobyl, come il Danubio e i fondali inesplorati dell'Adriatico e dello Jonio. Grazie ad essa, come dice il cattolico Mattarella che va a messa ogni domenica, abbiamo sterilizzato i profughi virtuali che altrimenti avrebbero invaso le nostre coste.

 Non esageriamo, è stata pur sempre una guerra incruenta. La leucemia non sparge sangue ma lo consuma. I caduti in divisa sono pochi e diluiti nel tempo, in Francia sono quattro. Quelli in abito civile e di varia etnia, dicono gli inglesi, potranno diventare sì o no diecimila.
Fratelli d'Italia, ne è valsa la pena.

 Il giornale della Fiat ha già impartito la direttiva: tutto in regola, giù le mani dalla Nato e dalle commesse militari. Vogliamo inimicarci la General Motors? Tra un paio d'anni i tomahawk all'uranio li produrrà direttamente a Torino, come i grissini.

 Il premier Amato dev'essere uscito di senno se chiede agli americani informazioni e mappe che aveva già prima o che non ebbe per disguido. L'ex premier D'Alema non crede alle sue orecchie: ha ingigantito il prestigio internazionale d'Italia e quello suo personale ex-comunista e adesso perfino la Repubblica arrossisce di vergogna?

 Il fascista Fini va a nascondersi. La vocazione patriottica gli imporrebbe di difendere l'onore tricolore e di rassicurare le madri italiane sulla sorte dei loro figli, ma non si diventa vice-presidenti del consiglio e neppure sottosegretari a dispetto del Pentagono. E' il dilemma di Cossutta. Questa bomba è fragorosa, ma non risparmieranno sforzi, stati maggiori e commissioni d'inchiesta, statistiche e comitati scientifici, per smorzarla e depistarla e per impoverire l'uranio inserendolo nel prontuario farmaceutico. Per farci conoscere di questo crimine di guerra (crimine nel crimine) quello che da sempre conosciamo dei retroscena del potere: nulla. Una certezza tuttavia l'abbiamo: siamo in pessime mani, non degne.

 Quell'alpino innocente inquadrato da un telegiornale che ha mormorato di voler essere possibilmente meglio informato dai superiori mi ha ricordato non so perché i passeggeri di Ustica, i turisti del Cermis, altre piccole cose simili. Con più attinenza all'attualità e alle proporzioni, mi ha ricordato una fotografia recente di due donne giapponesi che accendono una candela a Hiroshima nel cinquantacinquesimo anniversario della grande bomba: due, tutte sole in una grande piazza.