06 Gennaio 2001
"Il vero rischio è per i civili"
Intervista al generale Termentini, che ha sminato Bosnia e Kosovo: i proiettili all'uranio c'erano
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/06-Gennaio-2001/art11.htm
ANGELO MASTRANDREA

 Fernando Termentini preferisce essere citato col solo nome e cognome, o al massimo come ex ufficiale dell'esercito. Per orientare il lettore, aggiungeremo semplicemente che è un generale in pensione e ha coordinato le campagne di sminamento in Somalia, Kuwait, Afghanistan, Bosnia e Kosovo. Oggi collabora con l'organizzazione non governativa Intersos.

 Qualche giorno fa, lei ha confermato che in Kosovo c'è un forte inquinamento. Di che tipo?

 Secondo la mia modesta esperienza, è presumibile che esista inquinamento ambientale.

 Da cosa lo desume? Ad esempio, durante la campagna di sminamento, si è imbattuto in proiettili all'uranio impoverito?

 Ho trovato proiettili all'uranio impoverito anche in Kuwait. Ora, partiamo da un dato di fatto: se questo metallo è inquinante, stando sparso sul territorio sicuramente può produrre un inquinamento ambientale.

 Quali precauzioni avete adottato quando vi siete imbattuti in questo tipo di armi?

 Nelle attività di sminamento lavoriamo sotto il coordinamento e controllo delle Nazioni unite, che hanno emanato nel tempo delle disposizioni in cui era prescritto che se ci imbattevamo in proiettili all'uranio impoverito bisognava avvertirli e non toccare niente.

 Dunque voi sapevate che erano stati sparati proiettili radioattivi?

 Sapevamo che in quella zona c'erano questi proiettili, come d'altronde sapevano tutti, perché Panorama lo aveva pubblicato a grandi lettere a novembre.

 C'era anche un opuscolo diffuso ai militari il 22 novembre '99.

 L'articolo era proprio su questo. Le Nazioni unite ci tenevano aggiornati su eventuali siti su cui si potevano trovare proiettili all'uranio impoverito, con l'avvertenza, lo ripeto, di non toccare e avvertire loro.

 Pensa che le morti siano da ricollegare al fatto che i militari sono venuti a contatto con l'uranio?

 Con tutta onestà, non ritengo che possano essersi verificati danni immediati. Il proiettile all'uranio al momento dell'impatto produce una polvere che, se respirata, può produrre qualche danno. Ma il soldato al momento dell'attacco doveva essere lì vicino. Passando vicino al proiettile inesploso dopo un po' di tempo e anche toccandolo non ritengo che possa provocare danno, perché la radiazione è a bassissima penetrazione. Ritengo invece che possa provocare un inquinamento ambientale se rimane a lungo nel terreno. Quindi il pericolo più grande, secondo me, potrebbe correrlo la popolazione locale.

 Cosa bisognerebbe fare, ora?

 Intanto stiamo parlando in assenza di dati, che sono indispensabili per inquadrare la problematica. Poi si dovrebbe provvedere alla bonifica. Comunque non bisogna creare allarmismo. Finché non si hanno dati certi non possiamo affermare nulla. Possiamo ipotizzare razionalmente che, essendoci sul terreno una sorgente inquinante, probabilmente si potrebbe innescare un processo di inquinamento.

 Però comprende come i militari e i civili che vivono in quelle zone siano comprensibilmente preoccupati.

 Io un anno fa indossavo le stellette. Sono stato in Bosnia con quei ragazzi, quindi capisco benissimo quale potrebbe essere lo stato d'animo. Ma ritengo che tutti, soprattutto chi alza polveroni probabilmente gonfiati, debbano meditare un attimo e aspettare i risultati.

 C'è qualcuno che sostiene che queste malattie possano essere causate dai vaccini fatti ai militari.

 Io non sono un medico, però le posso rispondere in prima persona. All'età di 48 anni sono andato in Somalia con un preavviso limitatissimo, perché l'operazione scattò dalla sera alla mattina, e mi hanno fatto sette vaccini tutti insieme. Provengo, inoltre, da sei mesi in Kuwait, dopo la guerra del Golfo. Ora, facendo i dovuti scongiuri, mi funziona tutto.

 Che tipo di vaccini vengono fatti?

 Quelli tipici dei posti in cui si va. Ad esempio, in Somalia mi hanno fatto quello contro la febbre gialla, l'antiepatite, ecc.

 Esclude, invece, che siano stati fatti ai militari che sono andati in Kosovo e in Bosnia vaccini contro le armi batteriologiche?

 Non ne ho mai sentito parlare. Ma ripeto, preoccupiamoci della popolazione locale, che invece potrebbe essere "disturbata".

 PRECISAZIONE

 In riferimento all'articolo pubblicato il 4/1 ("La verità sui Tomahawk") preciso che lo studio sull'uranio impoverito fa parte delle attività istituzionali del Landau center e non è stato commissionato dal ministero degli Esteri, ma è stato presentato in varie sedi, tra cui la commissione esteri del Senato, nell'ottica di stimolare il dibattito sull'argomento.

(Maurizio Martellini, segretario generale del Landau center)