Kursk, Cernobil e battaglia sui rifiuti nucleari (Il Manifesto, 1 dicembre)
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/01-Dicembre-2000/art13.htm

Nota: il Manifesto dovrebbe approfittare del fatto che è storicamente il giornale più letto a Forte Braschi, dovrebbe scrivere un pezzo sul fatto che il presidente della Commissione sul ciclo dei rifiuti, Scalia, non si è ancora accorto che, secondo la legge internazionale, potremmo tranquillamente restituire le barre di combustibile a chi ce le ha vendute, senza ulteriori aggravi sulla spesa pubblica. E se non lo fa, Scalìa, sarà opportuno pensare ad una nuova Commissione di indagine sulla "Commissione di indagine sul ciclo dei rifiuti." Peccato che, a quanto pare, le commissioni diventino spesso, più che altro, delle "Commistioni". E, pertanto, se non dannose, assolutamente inutili. Mastrandrea, capito mi hai?



01 Dicembre 2000
NUCLEARE/1
Radiazioni dal Kursk

I due reattori nucleari inabissatisi insieme al sottomarino russo Kursk potrebbero aver subito dei lievi  danni. Per la prima volta le autorità di Mosca ammettono che potrebbero esserci delle fuoriuscite radioattive dai reattori, ma escludono pericoli immediati. Secondo il vice primo ministro Ilya Klebanov, che presiede una commissione governativa sulla tragedia del Kursk, i reattori sono sicuri almeno per i prossimi dieci anni. Il recupero del sommergibile, che dovrebbe escludere qualsiasi ulteriore contaminazione ambientale, è previsto per la prossima estate; il costo delle operazioni dovrebbe aggirarsi attorno agli 80 milioni di dollari. Secondo la marina russa i reattori nucleari si sarebbero spenti automaticamente quando il Kursk si inabissò nel mare di Barents il 12 agosto ad una profondità di oltre 100 metri. I sommozzatori che hanno raggiunto il Kursk qualche settimana fa non hanno trovato tracce di radiazioni.

NUCLEARE/2
Cernobyl ancora a rischio

 Secondo un rapporto trapelato dall'università di Vienna e diffuso da Greenpeace, il progetto previsto per sostituire la centrale nucleare di Cernobyl con altri due reattori, sarebbe stato definito "azzardato"  dai relatori dello studio. I due reattori di Khmelnitsky e Rivne, progettati in era sovietica e ormai completati all'80%, sono "altamente a rischio". Il rapporto avrebbe dovuto servire da base alla decisione della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, attesa per la prossima settimana, che deve stabilire se sostenere o meno il progetto con un finanziamento di 1,5 miliardi di dollari. "Questi reattori sono pericolosi e non sono necessari; la Banca europea dovrebbe pertanto rinunciare al finanziamento"(votato dai simpatici "Verdi" arcobaleno), sostiene Tobias Munchmeyer, attivista di Greenpeace. L'associazione ambientalista considera più appropriato e sicuramente meno rischioso il progetto di riconversione di Cernobyl con centrali convenzionali.

NUCLEARE/3
Battaglia sui rifiuti nucleari

 Gli ambientalisti russi hanno promesso battaglia. La decisione, resa nota l'altro ieri, della Commissione centrale elettorale, di bocciare il referendum contro l'importazione di rifiuti nucleari, non va giù ai verdi  e a tutti i firmatari della petizione, cioè più di due milioni e mezzo di persone. Proprio la non autenticità di molte firme è stato considerato dalla commissione come l'elemento determinante per stabilire l'inammissibilità del referendum (su 2.490.000 firme solo 1.873.216 sono state riconosciute valide). Gli ambientalisti hanno annunciato di voler ricorrere ai tribunali amministrativi locali, ma anche alla Corte suprema, per contestare la decisione della commissione elettorale. "Il risultato non ci sorprende - ha detto uno degli avvocati ambientalisti - in un paese dove la pratica della libera espressione non è molto diffusa". Il referendum chiedeva il divieto dell'importazione dei rifiuti radioattivi per lo stoccaggio o il trattamento, rifiuti provenienti dal resto dell'Europa e che avrebbero significato introiti non indifferenti per le casse statali russe. Si richiedeva inoltre che le agenzie ambientali e forestali rimanessero indipendenti dal governo, al contrario del piano previsto dal Cremlino.