Liberazione, 6 marzo
Un primo bilancio dello studio sugli effetti del Du
Uranio, buchi neri nella Commissione del prof. Mandelli
http://www.liberazione.it/giornale/06-03mar/SOCIETA/SOC-1/uranio.htm

Nell’incontro avuto insieme ai dottori Giovanni Bongiovanni e Francesca Degrassi con il professor Mandelli si è cercato di conoscere qualche elemento sui lavori della Commissione nominata dal ministro della Difesa in merito alla problematica dell’uranio impoverito. Il prof. Mandelli, molto sensibile ai problemi dell’inquinamento, ha espresso la sua preoccupazione per lo smog cittadino come quello che può trovarsi a Roma al Tritone. Per quanto riguarda le richieste sull’uranio ci ha invitato a rivolgersi al ministro della Difesa: «i dati di partenza li fornisce il ministro della Difesa, ci ha detto». Peraltro ascoltati dalla commissione difesa della Camera, tre membri della stessa Commissione Mandelli, tra cui il generale medico Tricarico, hanno detto che i dati li hanno selezionati loro, sia per quanto riguarda le zone operative da considerare (per esempio è stata esclusa la Somalia) sia per ciò che riguarda l’inclusione nella lista dei singoli casi da considerare. Ma c’è da chiedersi come possono essere definiti dai membri della Commissione Mandelli i singoli casi se di alcuni di questi la Commissione non conosce il nome e cognome, perché gli interessati hanno richiesto alle associazioni a cui si sono rivolti di non pubblicizzarli o di far conoscere solo le iniziali dei loro nomi. Alcuni degli ammalati per ragioni di privacy non hanno infatti voluto rendere noto il loro caso. Ad esempio un alpino destinato a Feltre operato di tumore ha chiesto di non divulgare la sua identità. Si tratta ovviamente di una questione fondamentale che interessa i dati di partenza da cui prende avvio l’inchiesta. E su questi dati di partenza occorre che vi sia una concordanza tra i membri della commissione Mandelli che li raccolgono e selezionano e le associazioni che ne hanno avuto notizia. Occorre inoltre una verifica tra questa lista di dati e quella in possesso della procura militare. Gli interrogativi che si pongono sui lavori della Commissione e che sono di viva preoccupazione per coloro che sono affetti da varie patologie sono molti. Si tratta intanto di stabilire se è possibile fare una indagine epidemiologica su una situazione che è in continuo sviluppo. Infatti basta scorrere i giornali partendo da qualche tempo fa e leggiamo, ad esempio in data 18 dicembre 2000 (“il Messaggero”) che il consuntivo è di tre morti e di dodici malati; il 3 gennaio (“Libero”) si parla di 6 morti; l’11 gennaio (“La Nuova Sardegna”) cita sette morti e trenta ammalati; il 19 gennaio (“l’Adige”) indica in otto i militari morti; fino ai giornali più recenti su cui si legge di dieci morti e di 38 ammalati. Tra l’altro non sappiamo (visto che il ministero della Difesa non l’ha comunicato) se i dati relativi ai casi individuati da sottoporre alla Commissione Mandelli derivano da canali ufficiali delle Forze armate o se derivano dalle notizie giunte tramite la stampa, cioè quelli segnalati dalle Associazioni e se c’è una corrispondenza tra queste liste. Inoltre non sappiamo se la lista più recente includa anche i casi che si sono presentati tra il personale che ha operato in aree come la Somalia e i poligoni dove pure risulta sia stato presente l’uranio e non conosciamo a quale “popolazione” militare di riferimento si riferisca l’indagine. In altre parole quanti sono i militari che verranno presi in considerazione e quale debba ritenersi la permanenza minima nelle zone esposte, da prendere in esame. Inoltre non sappiamo quali siano le condizioni “conoscitive” in cui ha operato il personale circa la protezione da rischi. Questo deve essere considerato come un dato di partenza. Infatti il personale che ha operato nelle aree del Golfo, in Somalia, in Bosnia e nei primi sei mesi della campagna del Kosovo non ha avuto a disposizione norme di sicurezza. Queste disposizioni sono venute in essere il 22 novembre 1999. Non è chiaro nemmeno quali affezioni dovranno essere considerate (leucemie e tumori o anche linfomi come il linfoma di Hodgkin)? Secondo il generale Tricarico della Sanità militare i casi segnalati sono 64, ma 26 non sono stati presi in esame perché, si è detto, il personale non è stato impiegato nei Balcani, né in altre missioni fuori area oppure perché era affetto da patologie non tumorali, di lieve entità. In proposito possiamo chiederci: una persona che è tornata dalla missione in condizione di sterilità o che è tornata affetta da disfunzione alla tiroide non viene presa in considerazione dalla commissione? Questi danni (possibilmente provocati dall’uranio) sono da considerarsi inesistenti? Tra l’altro ci sono dei casi come quello di Salvatore Vacca la cui morte è stata addebitata ad affezione alla tiroide, mentre probabilmente si trattava di una leucemia. Inoltre non si sa se verranno effettuate autopsie sui corpi per cercare di appurare se vi si possono trovare (almeno sulle ossa) tracce di polvere di uranio. A parte questo, interessa conoscere quali metodologie verranno applicate nelle indagini. E si sa che si tratta di un tema controverso. Inoltre va tenuto presente che il “registro dei tumori” non è omogeneo rispetto alle varie parti dell’Italia. E allora come verranno effettuati i confronti? Quali attendibilità potranno avere? Quello dell’uranio impoverito negli usi bellici è un campo in cui, tra l’altro, in Italia si sa ben poco. Le uniche esperienze consistenti sono state fatte negli Stati Uniti e in Irak in seguito alle vicende relative alla guerra del Golfo. Purtroppo nella importantissima Conferenza internazionale che si è tenuta a Manchester il 4 e 5 novembre 2000 sugli usi dell’uranio impoverito, per l’Italia fu invitato solo un ricercatore, Marco Saba del Comitato Etico Ambientale di Trieste. Comunque, come si è fatto cenno sopra, sono pronti a collaborare con la Commissione Mandelli nel difficilissimo compito assegnatole un gruppo di valenti studiosi e scienziati presieduto dal prof. Massimo Zucchetti del Politecnico di Torino. Certo bisogna approfondire problematiche come quelle che hanno portato in Francia a consigliare ai reduci delle missioni di non generare figli per almeno sei mesi dopo il rientro in patria e che hanno portato ad esprimersi in termini inequivocabili sui rischi la Forza Multilaterale Ovest. Infatti nelle disposizioni emanate dalla Forza Multilaterale a firma del colonnello Osvaldo Bizzari, si afferma che «inalazioni di polveri insolubili di uranio impoverito sono associate nel tempo con effetti negativi sulla salute quali il tumore e disfunzioni nei neonati». La Commissione Mandelli dunque insieme agli esperti che si sono messi a disposizione volontariamente della Rete Aui e che vogliamo qui formalmente ringraziare, potranno approfondire le conclusioni a cui erano giunte le autorità nello stilare le norme precauzionali inviate al personale che ha operato in Kosovo dove si è imbattuto nella possibilità di contaminazione da uranio impoverito.