Liberazione
6 gennaio
Io accuso Venturoni...
Il generale Gianalfonso D’Avossa replica ai vertici italiani alla Nato:
«La classe dirigente non poteva non sapere, le parole di ministri e militari offendono i soldati»
http://www.liberazione.it/giornale/06-01sab/PRIPIANO/PRP-2/APRE.htm

«Sono stupefatto dalla vicenda sull’uranio impoverito. L’ipocrisia, la mancanza professionale di cui sa dando prova la nostra classe dirigente, e mi riferisco sia ai politici che ai militari, mi lascia semplicemente sgomento. Ho sentito le parole del ministro della Difesa Mattarella, quelle dell’ammiraglio Venturoni, e mi viene da chiedermi con quale coraggio possano affermare che non sapevano delle armi all’uranio impoverito. Ma stiamo scherzando? Sono anni che tutti i giornali del mondo, le radio, le televisioni e i mezzi di informazione parlano della pericolosità dell’uranio. Si è detto come, dove e persino quando è stato usato l’uranio impoverito e il nostro ministro viene a dirci che lui l’ha saputo il 21 dicembre scorso? Ma per favore. Guardi io lo dico con dolore, perché ho vissuto 42 anni della mia vita nell’esercito, sono un uomo che crede nei valori della Patria e ho sempre sostenuto la validità della Nato, ma il comportamento dell’Alleanza, che non ha ancora dato una risposta chiara, è assurdo». Il generale Gianalfonso D’Avossa parla con concitazione appassionata mentre cammina per le strade di una Mosca imbiancata dal pomeriggio invernale, «una città - ci assicura - che sta tornando bella e accogliente». Il generale D’Avossa, una carriera ai vertici dell’esercito italiano da comandante di brigata, consigliere militare italiano a Bruxelles e Londra, comandante della brigata corazzata Ariete, addetto militare in Belgio e comandante del reggimento a cavallo Voloire di Milano, non usa mezzi termini nel commentare gli sviluppi della vicenda uranio-impoverito, una storia che anche in Russia sta suscitando scalpore: «Le parole che sto ascoltando in questi giorni sono un’offesa per tutti, ma in primo luogo per quei ragazzi che stanno rischiando la vita in Bosnia e in Kosovo». Andiamo con ordine: il ministro Mattarella ha ribadito di aver saputo dell’uso degli ordigni all’uranio impoverito in Bosnia solo il 21 dicembre scorso. Tutti giocano a scaricare le responsabilità. La cosa più grave è che Mattarella lo abbia detto Sarajevo, di fronte ai nostri ragazzi, e che abbia detto “accerteremo la verità, che è solo scientifica”. Ma è possibile che il ministro della Difesa di un paese membro e fondatore della Nato, dice che la verità è «da accertare», e che «è scientifica». Siamo un paese democratico e c’è un primato della politica, altro che. Un primato che andrebbe esercitato anche nei momenti difficili prendendosi le proprie responsabilità e assolvendo ai propri doveri. Mi fa specie anche Amato, che ha chiesto alla Nato di “dire la verità”. Ma la Nato siamo noi, possibile che Giuliano Amato, il presidente del Consiglio, non se lo ricordi? Ho sempre pensato che di fronte ad uno shock negativo bisogna provocarne uno positivo. Quindi di fronte al dubbio che l’impiego dell’uranio impoverito possa provocare tumori o leucemie la prima cosa da fare era chiedere delucidazioni all’autorità Nato, cioè al Comitato militare dell’Alleanza, ma molto tempo fa. Il presidente del Comitato Militare Nato è l’ammiraglio italiano Guido Venturoni. Sono dunque i militari che non hanno avvertito le autorità politiche? Direi che ne esce male una classe dirigente nel suo insieme, militare e politica. Per quanto riguarda Venturoni voglio dire la delusione da parte mia è ancora più grande. Perché è la prima volta in 50 anni che un italiano ricopre questo incarico. Avevamo fatto di tutto per portare un connazionale ai vertici Nato. Pensavamo che un italiano potesse portare con sé una visione diversa, diciamo anche più umanista. L’ammiraglio invece non ha detto nulla, e questo è gravissimo. Si badi bene che la sua carica non è formale, o tecnica. Il Comitato Militare è la massima autorità politico-militare dell’Alleanza. Basti pensare che nell’attuale Comitato siede anche il presidente degli stati maggiori congiunti degli Stati Uniti d’America, il che vuol dire che Venturoni può dare ordini anche alla massima autorità dell’esercito americano. Venturoni è un uomo stimato, e per questo occorre dire la verità. Cioè che non aveva neanche i requisiti per ricoprire quell’incarico, visto che non era più in servizio attivo già da due anni quando è stato nominato. Le leggi della Nato sono chiarissime: il presidente del Comitato Militare deve essere un generale o ammiraglio in servizio attivo. E’ stato sostenuto perché sembrava l’uomo che potesse dare un contributo notevole, e invece ora che è chiamato ad affrontare una crisi anziché fare chiarezza utilizzando il suo legittimo potere nemmeno nelle interviste assume una posizione chiara. Il generale italiano Fornasiero ai tempi dei bombardamenti contri i serbi di Bosnia era a capo la V forza aerea Nato, la Ataf, di stanza a Vicenza, cioè nella base dove partivano gli aerei con le armi incriminate. Il sottosegretario Rivera però, il 16 settembre ’99, disse testualmente alla Commissione difesa che «Nessun armamento all’uranio impoverito è stato usato in Bosnia». Se entrambi dicono il vero c’è un problema interno anche alla Nato? Naturalmente. Vede, io qui non voglio certo fare un attacco alle forze armate italiane. Ma non è ammissibile che prima un sottosegretario e poi un ministro dicono che non l’avevano saputo. Le dichiarazioni del governo si basano sulle valutazioni tecnico-operative fornite dall’autorità militare. Quindi sono tutti responsabili, i politici ma anche i vertici militari, che evidentemente sono in una situazione di soggezione psicologica nei confronti degli Alleati. Mi fa ridere pensare che D’Alema ha scritto un libro sul Kosovo presentandolo come la prova di essere un grande statista, e ora sembra non sapesse niente di quello che facevamo. Scandaloso anche Prodi, che ieri chiedeva il bando delle armi all’uranio impoverito. Proprio Romano Prodi, che ha promosso il generale Giuseppe Cucchi, guardacaso un bolognese suo ex compagno di scuola, al comitato militare dell’Alleanza dopo che aveva comandato solo un gruppo di artiglieria. Lei sa perché è stato promosso Cucchi? Perché ha ricevuto un encomio solenne da Prodi per i suoi “meritevoli consigli durante la missione italiana in Albania”. E dove sono finiti i consigli di Cucchi al suo compagno di scuola Prodi, se questi non sa nemmeno che tipo di operazioni facevamo? Lo stesso vale per Federici, un uomo che io stimo molto, e che oggi dice di non aver saputo. Un ex capo di Stato maggiore non sapeva? Semplicemente non è possibile, questa ignoranza vera o presunta non è ammissibile per chi ha questo tipo di incarichi. Sono avvilito nel vedere che oggi non ha ancora parlato il Cerm del Comitato militare, lo stato maggiore della Difesa, che anche dal mondo militare ci sia questo muro di silenzio. Perché? Perché sono troppo legati a interessi vari, politici e non. Non vorrei che qualcuno, invece che rispondere alle autorità politiche, risponda a qualche gruppo o organizzazione con altri interessi. Non voglio scatenare nessuna caccia alle streghe, ma è utile ricordare che Guido Venturoni, quando era il capitano di vascello, era l’ufficiale addetto all’ammiraglio Torrisi, uomo della loggia P2. Oppure che pensare del fatto che Prodi ha portato a palazzo Chigi un consigliere militare del suo paese, e D’Alema ha fatto la stessa cosa. Non si tratta di fare illazioni ma di guardare le responsabilità. C’è una commistione sbagliata tra politici e militari, interessi di bottega che danneggiano tutti noi, e questo non vale solo per l’Italia. Propone quindi di portare avanti il caso all’interno della Nato? A mio avviso questa vicenda può servire per rinegoziare i rapporti interni alla Nato. Personalmente penso che svincolarsi dalla Nato sarebbe un gravissimo errore. La Nato deve essere un elemento di sicurezza reciproca e stabilità, bisogna rinegoziarne i termini e gli obiettivi, per prima cosa ad esempio includendo la Russia. Anche Ciampi ha detto che non c’è Europa senza la Russia. Bisogna procedere con ordine. Stanno morendo delle persone, bisogna accertare il perché. Innanzitutto richiamando a Roma Venturoni per chiarire tutta la vicenda, oltre che per dare uno scossone alla Nato. Poi occorre avere la forza di abolire gli armamanenti che vanno contro l’umanità. Abolendoli prima e non dopo che producano danni. Ieri ho visto le facce di quei soldati italiani, che giustamente dicono: “un colpo di fucile lo metto in conto, ma se mi arriva la leucemia dopo 5 anni non ci sto”. Non si può andare a dire faremo chiarezza, bisogna farla subito.

Ivan Bonfanti