Liberazione
6 gennaio
Poligoni di tiro, quei sospetti sulle esercitazioni top-secret
Sardegna e Triveneto, gli equipaggiamenti dei militari stranieri sono ritenuti «inviolabili».
La morte di Gianni Pintus
http://www.liberazione.it/giornale/06-01sab/PRIPIANO/PRP-3/SARDEGNA.htm

Le armi contenenti uranio impoverito sono utilizzate dai soldati americani, inglesi e francesi che si esercitano nei poligoni italiani, specialmente in quelli del Triveneto e della Sardegna? Questa domanda, rivolta al ministro della Difesa in una interrogazione dal senatore Giovanni Russo Spena, ha ricevuto dalle fonti ufficiali solo risposte negative. Ma i dubbi persistono. I militari smentiscono categoricamente l’uso delle armi radioattive durante le esercitazioni. Esistono dei regolamenti che vietano queste munizioni nei poligoni e che tutti devono rispettare, compresi gli americani, sostiene il comandante della regione militare Sardegna. Oltretutto, aggiungono gli ufficiali, i poligoni non hanno delle zone di sgombero tali per poter usare queste munizioni. Ma le ambiguità e le contraddizioni sono troppe, dichiarano le associazioni antimilitariste. In un documento congiunto dell’Anavafaf (Associazione nazionale famiglie delle vittime nelle forze armate) di Roma e dei comitati Contro la guerra e Gettiamo le basi di Cagliari si legge che le argomentazioni riportate per smentire l’uso delle armi all’uranio nei poligoni rappresentano invece la conferma di tutti i dubbi: avvalorano ogni sospetto e lo rendono certezza. Prima di tutto, dicono dalle associazioni, come mai le disposizioni che vietano l’uso dei proiettili radioattivi di cui parla il comando militare della Sardegna non sono state comunicate al Comitato misto paritetico per le servitù militari. Inoltre, se la pericolosità dell’uranio è stata riconosciuta con un documento firmato dal colonnello Bizzarri solo nel novembre 1999, se ne deduce che tutti i regolamenti che vietano l’uso nei poligoni dei proiettili con U238 dovrebbero essere successivi a questa dichiarazione. Non si capirebbe, altrimenti, il coro di rassicurazioni che i militari hanno sempre inscenato per negare la pericolosità di queste munizioni. Infine, risulta che gli equipaggiamenti dei militari stranieri che si addestrano in Italia sono come una valigetta diplomatica, cioé inviolabili da chiunque. Il tutto è stato confermato da una sentenza della Corte costituzionale in occasione della strage del Cermis. Gianni Pintus, fratello di Giuseppe, il bersagliere morto di leucemia nel 1994 dopo aver prestato il servizio militare nella base di Teulada (Cagliari), in un’intervista rilasciata all’“Unione Sarda” ha dichiarato che il congiunto aveva il sospetto di aver maneggiato armi pericolose dalle quali, probabilmente, poteva essere stato contaminato. Ma la sua richiesta di causa di servizio è stata rifiutata nel ’91 e la famiglia sta attendendo il responso del ricorso presentato al Tar. Il caso verrà presto denunciato alla procura di Cagliari.

Ercole Olmi