Liberazione
6 gennaio
Raffica di esposti nelle procure, Unarma si costituisce parte civile e le ong allertano i volontari
Uranio, bugie al numero verde
Aspettando il responso della commissione scientifica, la linea telefonica istituita dalla Difesa distribuisce risposte evasive e consigli generici ai familiari dei reduci
http://www.liberazione.it/giornale/06-01sab/SOCIETA/SOC-1/APRE.htm

«Non ci sono rischi…se non è accaduto nulla finora, stia tranquilla». Così, frettolose e non corrispondenti al vero, erano le risposte distribuite ieri dagli operatori del numero verde del ministro della Difesa a centinaia di persone angosciate per la sorte dei loro parenti o amici reduci dalle operazioni di “sostegno alla pace” nei Balcani. L’ordine impartito agli anonimi centralinisti, che rispondono al numero 800-22-88-77, sembra essere quello di minimizzare a tutti i costi anche a rischio di sconfinare con la fantasia e perseverare nel grande inganno sulle conseguenze delle “guerre umanitarie”. Le chiamate sarebbero già trecento al giorno, segno dell’enorme apprensione che regna tra le fila dei familiari delle migliaia di soldati italiani che si sono alternati in Somalia, Bosnia e Kosovo. In genere vengono impartiti generici consigli di rivolgersi a medici di famiglia o di reparto e poi si viene invitati ad attendere i responsi della controversa commissione Mandelli che ieri ha fatto sapere di aver iniziato la verifica della documentazione sanitaria dei 18 casi segnalati. Per ora sono esclusi test di massa sui veterani ma ci sarà solo la comparazione delle analisi effettuate su campioni di militari, scelti sia tra gli uomini presenti nelle zone colpite che tra il personale rimpatriato. Ad Aviano (Pordenone), il comando della più grande base Nato d’Europa (da qui sono partiti gran parte degli A/10 con proiettili all’uranio) ha negato di aver mai usato quelle armi per esercitarsi nel vicino poligono “Dandolo” su cui il pm Facchin di Pordenone ha avviato un’inchiesta. La lotta per la verità si svolgerà anche nelle aule di tribunale: l’Unarma, associazione di carabinieri democratici, si costituirà parte civile e continuerà a segnalare ogni caso sospetto alla procura militare di Roma. In sole 48 ore, l’Inca Cgil di Cagliari che si è offerta di assistere gratuitamente le vertenze previdenziali dei veterani sardi ha già ricevuto decine di chiamate: nella regione vivono i duemila uomini della Brigata Sassari che hanno preso parte a missioni balcaniche. Anche a Milano la Camera del lavoro ha costituito un pool di medici e legali (corso Porta Vittoria 43, tel.02/55025309) con lo stesso obiettivo. Decine di soldati residenti nella provincia di Lecce si stanno sottoponendo ad esami privati del sangue mentre a Siena alcuni di loro potranno essere assistiti dalla Lega anti tumori. Dalla città toscana, lunedì, saranno spediti due esposti, uno alla procura di Siena e un altro a quella mililtare di La Spezia proprio dalla locale Lega Tumori . Lo ha annunciato il professor Franco Nobile che ha iniziato ieri il check-up sui militari del 186° reggimento paracadutisti e sui volontari delle ong che sono stati in Bosnia. Infine, Intersos, una delle 52 ong italiane presenti nella ex Jugoslavia, ha distribuito tra i suoi un vademecum con le precauzioni da seguire per non restare contaminati. L’allarme non accenna a placarsi.

Le telefonate
«Se finora non è accaduto nulla, può stare tranquillo»

Ecco alcune risposte date ieri dall’operatore di servizio al numero verde istituito dal ministero della Difesa. Mio fratello è rientrato da Sarajevo nel ’97 e accusa dei disturbi… Se finora non è accaduto nulla può stare tranquillo… Ma sui giornali alcuni medici dicono che il tempo di incubazione sia di 4-5 anni. Se è scritto sui giornali non vuol dire che sia vero. Ma lei è un medico? No, sono un soldato, però se suo fratello viene all’apparecchio lo faccio parlare con un ufficiale medico. Il grado non importa. Ma lei pensa che ci siano rischi per chi si trovava laggiù… Siamo ancora in una fase in cui le informazioni sono subordinate ai lavori di una commissione che stabilirà se esistono dei nessi tra uranio impoverito e patologie. Il mio fidanzato è stato a Sarajevo nel ’98 e da quando è tornato accusa strani mal di testa, pensate di avviare dei controlli tra i reduci? Un controllo lo faremo se i risultati della commissione confermeranno i sospetti avanzati dai giornali. Ma se aspettiamo i risultati della commissione, altre persone potrebbero morire. La commissione finirà la prossima settimana, non nel 2012. Guardi che se chiede al suo medico qual è l’incidenza della leucemia nel suo “parco malati” vedrà che non è certo inferiore a quella registrata tra i 60mila reduci.