Liberazione
5 gennaio 2001
Erano reduci dalla Bosnia. A Maniago poligono sotto inchiesta
Ancora due morti
http://www.liberazione.it/giornale/05-01ven/POLITICA/POL-2/3Dom.htm

L’ultimo, per ora, di una lista che si fa sempre più lunga, si chiamava Marco Riccardi. Era un sergente degli alpini della Brigata Taurinense. Dopo la spedizione in Somalia (anche lì fu usata una quantità di missili anticarro), dov’era artificiere del reparto, era voluto andare anche a Sarajevo. Qui aveva avuto l’incarico di fare l’armiere, poi si è ammalato ed è morto il 18 ottobre del 2000. Laura, la sorella, si è rivolta ieri all’Assodipro di Udine, un’associazione che si occupa di solidarietà e diritti per i lavoratori in divisa, una delle sigle che ha messo a disposizione le proprie forze per le vittime dell’uranio impoverito. Dall’inizio della crisi, Assodipro ha ricevuto decine di segnalazioni da parte di soldati, familiari e volontari che hanno frequentato le zone inquinate dai bombardamenti della Nato. «A questo punto - spiega a Liberazione, il segretario locale Carlo Di Carlo - non è più rinviabile il bisogno di tutela manifestato dagli appartenenti alle forze armate e pensare all’istituzione di un sindacato come già ne esistono in molti paesi dell’unione europea». L’uranio impoverito usato in Bosnia sarebbe responsabile anche della morte di un giovane ufficiale di 28 anni, sulla quale indaga la procura bolognese. Il capitano del genio ferrovieri era nato in Sicilia ma abitava a Castelmaggiore di Bologna. E’scomparso a ottobre del ’97 per un linfoma non-Hodgkin, a un anno dal suo rientro. Faceva parte del contingente di genieri chiamato a ricostruire oltre 220 chilometri di ferrovia distrutti dalla guerra. Intanto il sito “Panorama on line”, fa cenno al decesso di una volontaria della croce rossa che operò in Bosnia. Un «caso da verificare» che va ad aggiungersi alle decine di altre morti sospette ben sopra la media dell’incidenza statistica di certe patologie. Un’inchiesta sulla vicenda dell'uranio è stata aperta anche dalla Procura militare di Padova a seguito delle segnalazioni di un deputato leghista di Pordenone, Edoardo Ballaman. Il Procuratore militare Maurizio Block avrebbe predisposto un fascicolo preliminare al momento senza contestare alcun reato anche perché, sulle missioni all’estero delle nostre Forze armate, è competente la Procura militare di Roma che lavora da mesi sulle denunce delle associazioni e dei parenti delle vittime. La Procura ordinaria di Pordenone e quella di Venezia non sono nuove ad inchieste sull’Ui: la prima ha indagato sulla radioattività nella base Nato di Aviano, la seconda sulla presenza di uranio negli aerei civili di linea. L’inchiesta di Pordenone non andò oltre il prelievo di urine ad una cinquantina di persone. Adesso però, potrebbe indagare sull’eventualità che gli A/10 statunitensi si siano esercitati a sparare proiettili e missili all’Ui nel poligono italiano “Dandolo” di Maniago (Pordenone) dove si sarebbero addestrati fin dai tempi della guerra del Golfo.

Francesco Ruggeri