Liberazione
5 gennaio 2001
Il ministro Mattarella aspetta la risposta degli scienziati.
L’allarme di Prodi alla Ue
La politica dell’uranio
Mentre si registrano nuovi casi di leucemie, aumentano i timori per le contaminazioni
http://www.liberazione.it/giornale/05-01ven/POLITICA/POL-3/frida.htm

Anche la farfalla della Rai ha paura di contaminarsi con l’uranio impoverito. «Il mio documentario doveva andare in onda giovedì prossimo, in seconda serata». Con una voce a metà fra la rabbia e la rassegnazione, Alberto D’Onofrio racconta una storia che sembra uscita dal libro nero dell’informazione. La “sindrome del Golfo” porta indietro le lancette dell’orologio del tempo. Al 1991, quando per la prima volta gli Usa utilizzarono i proiettili della vergogna contro i soldati irakeni di Saddam Hussein. «Cinque anni dopo il documentario era cosa fatta, ma non è mai stato trasmesso. Una settimana fa mi hanno detto che l’avrebbero finalmente programmato, in seconda serata. Poi all’improvviso è slittato di altri quaranta minuti». L’autore-regista però non si arrende: «Faccio un appello a Michele Santoro, lui può utilizzarlo in un orario più comodo per gli ascoltatori». Forse i ricordi dei militari americani ammalati potrebbero aprire gli occhi anche alla commissione d’inchiesta. «Vorrei che martedì in Parlamento - aggiunge D’Onofrio - Valdo Spini si servisse del mio documentario». Ora che perfino il capo dello Stato si è accorto dell’uranio impoverito, le ali della farfalla della Rai non sono sufficientemente grandi per nascondere la cassetta della “sindrome del Golfo”. Quale genitore avrebbe mandato nei Balcani il proprio figlio dopo aver visto che ai rischi concreti del mestiere si potevano aggiungere “effetti collaterali” non meno pericolosi? Anche l’universo militare forse si sarebbe preoccupato un po’ di più. Mentre si celebra il triste balletto del “non potevamo sapere”, tornano alla luce vecchi frames politici cui nessuno all’epoca aveva fatto caso. Ecco così il sottosegretario Ugo Intini, mentre informa i carabinieri del rischio uranio. Nessuno se ne occupa, evidentemente ci sono cose più importanti a cui pensare. Oggi le richieste di chiarezza sembrano voler bilanciare i colpevoli silenzi del passato. I militari rientrati da una missione in Bosnia, e poi morti di leucemia, cominciano ad essere tanti. Troppi. E così da ogni parte d’Europa si chiede di fare chiarezza. E interviene addirittura Romano Prodi: «Se vi è solo un minimo rischio di contaminazione, queste armi devono essere abolite». Il presidente della commissione europea si dice comunque contrariato dall’idea di «usare armi così speciali, così offensive: capisco che la guerra è guerra», osserva, «ma ci deve essere un limite». In fine Prodi annuncia che proporrà un accordo con le autorità dei paesi balcanici interessati «per collaborare con loro nel risanamento dell’equilibrio ecologico sconvolto» dalle recenti guerre. Secondo il presidente Ue è necessario un risanamento ambientale, ma anche un accertamento della verità che «non riguarda solo i nostri soldati ma tutti i civili» che pagano le conseguenze di questi sconvolgimenti. La risposta della Nato è sprezzante («nessun paese Ue ne ha mai chiesto la messa al bando»). E toglie il velo su una verità scomoda, visto che dell’Alleanza atlantica fanno parte anche gli smemorati di Collegno di casa nostra. Sergio Mattarella tira dritto per la sua strada. Una cosa è certa, lui aspetta di conoscere la verità scientifica. «Sono fuori luogo e dannose tesi precostituite o conclusioni aprioristiche già scritte: l’unico obiettivo è la verità. E in questo caso, esiste soltanto la verità scientifica». Il ministro della Difesa parla ai militari del contingente italiano in Bosnia, e procede con i piedi di piombo. «Noi vogliamo fare chiarezza, lo dobbiamo innanzitutto a voi, ai vostri familiari, e a tutti quelli che vi hanno preceduto e che vi seguiranno nei Balcani. Lo dobbiamo a tutti gli italiani». Insomma, lasciamo lavorare gli scienziati. E se anche il risultato finale fosse la scoperta dell’acqua calda, sotto forma di un’accertata pericolosità dell’uranio impoverito disperso nell’ambiente, tutti sarebbero felici e contenti. Domani l’ultimo numero di Panorama in edicola scriverà che «contrariamente a quanto affermato dal presidente del consiglio e dal ministro della Difesa», i vertici militari italiani sapevano che durante i raid sulla Bosnia tra l’agosto e il settembre del ’95 furono usati proiettili all’uranio impoverito. Sergio Mattarella fa spallucce: il governo italiano non sapeva dell’uso di proiettili all’uranio impoverito in Bosnia, lo ha appreso solo il 21 dicembre e subito lo ha comunicato al parlamento. L’informazione era nota soltanto ai vertici militari della Nato e non a quelli italiani. In ogni caso, per il ministro della difesa il problema del sapere o non sapere sposta il punto nevralgico della questione, che è quella di capire se l’uranio impoverito può essere messo in relazione con i casi di leucemia che hanno colpito i militari italiani. Ultimo a formulare la domanda magica, il forzista Franco Frattini: «Il governo dica se sapeva». Un quesito che Frattini mai e poi mai avrebbe posto nei mesi della “guerra umanitaria” in Kosovo. Quando bastava leggere qualche giornale o andare in libreria, per informarsi sugli effetti devastanti dei proiettili del disonore. La palma del più cinico va comunque al velista Carlo Giovanardi, il solo a stupirsi di tanto allarme. Chissà che risate si stanno facendo dall’altra parte dell’Oceano i fabbricanti delle munizioni speciali. Quelli che continuano a difendere l’uranio impoverito vista la sua indubbia efficacia.

Frida Nacinovich



Commento: "Aspetta e spera ché già l'ora s'avvicina..."