Liberazione
5 gennaio 2001
D’Alema soldato D’Alema scrittore Ci voleva un comunista
http://www.liberazione.it/giornale/05-01ven/POLITICA/POL-3/dito.htm

D’Alema soldato D’Alema scrittore Ci voleva un comunista, un ex comunista, per fare quella rapida macelleria balcanica, farla al minor prezzo possibile, farla come una crociata del dopo-storia e del moderno, farla per cronometrare le lancette dell’integrazione europea sull’orologio del grande fratello nordamericano, farla per dare l’occasione ai figli pentiti del Pci di dimostrarsi all’altezza del tappeto atlantico su cui, quei figli avventurieri sventurati, distesero tutte le loro rinsecchite ambizioni. Ci voleva il Massimo della dissipazione post-comunista, per fare bombardamenti di classe: ci voleva dunque una “new entry” stalinista nel salotto buono di ciò che una volta chiamavamo imperialismo. Lo capì a volo Cossiga e lo disse a quelli d’oltreoceano. Ci voleva Massimo D’Alema per farla, questa sporca guerra di fine secolo e di inizio millennio. Forse lo stesso avvento del governo shakesperiano di D’Alema fu una sorta di investitura statunitense e di premonizione bellica mirata al Kosovo. Un complotto da anni cinquanta, con quel Cossutta che reinterpreta la cortina di ferro ma dall’altra parte della cortina, con i nostri cieli e le nostre terre che sono rampe missilistiche e gradini di scale del Re di New York e della Regina di Denari. La nostra sovranità fu delineata, nei suoi confini e nei suoi contenuti, nel celebre “Trattato del Cermis”: e D’Alema fece come Alice, attraversò lo specchio, il Paese delle meraviglie a uranio impoverito gli si schiuse come una romantica avventura. Lui la guerra la fece con determinazione marziale, con la retorica supplementare del neofita, con sovrabbondanza di supporti ideologici nonostante i tempi post-ideologici, la fece difendendo gli attaccanti, contro l’Italia e contro la Costituzione, complici tutte le supreme autorità dello Stato e un Parlamento ridotto ad una penosa caricatura. Noi fummo, nello sprezzo organizzato dall’insieme dei mass-media, l’unica voce di partito che praticò l’opposizione alla guerra e al suo corredo di tecnologica seminagione di morte. La morte la vedemmo anche nell’inquinamento del Danubio, nell’uso cinico di veleni radioattivi, in quell’economia distruttiva che vende armi e know how e compra droga e ignoranza. Ci avete irriso: voi del centro-sinistra, quel D’Alema superbo come una rana che si crede un bue, quelli della grande stampa e del piccolo schermo in gara a sparare proiettili umanitari. I fascisti e le destre erano con voi, quasi spiazzati dal vostro rambismo atlantico. Noi fummo sconfitti dalla guerra e dalla propaganda. Il Presidente del Consiglio d’allora, quello Massimo, scrisse un libro, un diario di guerra, una sorta di abbecedario della sinistra che muore e risorge a destra. Non ebbe vergogna. Oggi, ogni volta che, lontano dagli spari e dal sangue, muore uno dei nostri soldati, io penso a D’Alema: io invece mi vergogno...



Commento: pensate se Occhetto sapesse delle strane trame Dalemiane del 1977-1978 sul suo conto...