Si allarga l’inchiesta sull’uranio impoverito. Ma è polemica: «Il governo sapeva»
Non c’è peggior sordo...
Ciampi telefona a Mattarella, Amato chiede chiarezza
http://www.liberazione.it/giornale/04-01gio/PRIPIANO/PRP-1/APRE.htm

Anche l’uranio impoverito è bipartisan. Non fa distinzioni tra centrodestra e centrosinistra. Ogni volta che la Nato ha bussato alle loro porte, Silvio Berlusconi e Massimo D’Alema sono scattati sull’attenti. Il marchio dell’infamia ha colpito i contestatori degli interventi umanitari. Disertori della patria, pacifisti rompiscatole che non capivano la gravità del momento. Ora però che i soldati inviati nell’ex Jugoslavia iniziano a morire di leucemia, Carlo Azeglio Ciampi alza finalmente la cornetta del telefono. Per chiedere che cosa diavolo stia mai succedendo. All’altro capo del filo c’è Sergio Mattarella. Il ministro della difesa non leggerà Liberazione, ma per un ex diccì come lui, Famiglia Cristiana è un dovere. E chissà che sorpresa trovare scritto nero su bianco che o l’Italia conta come il due di coppe quando briscola è spade, oppure il governo sapeva, incassava e taceva. La bomba delle polemiche esplode, e le sue schegge arrivano fino a Bruxelles. In fretta e furia la Nato decide di avviare un’inchiesta. Ci tiene a far sapere che «farà di tutto» per fornire all’Italia informazioni sull’uso di armi all’uranio nei Balcani. Al tempo stesso però l’Alleanza Atlantica respinge ogni coinvolgimento diretto. Ricorda che «secondo le norme internazionali l’uranio impoverito non è illegale» e che «gli studi medici esistenti non hanno dimostrato alcun legame» tra l’uso dei proiettili sott’accusa e i decessi dei militari. Poi però fissa in agenda una riunione per discutere del caso. Gli auguri di buon anno della Nato sono sempre gli stessi. Una cartolina con il disegno delle tre scimmiette che non vedono, non sentono, non parlano. E un cordiale arrivederci alla prossima guerra umanitaria. I saluti di fine anno, si sa, possono essere frettolosi. Forse è per questo che l’uranio impoverito scivola via dagli appunti che Ciampi legge agli italiani nella notte di S. Silvestro. Dopo due giorni però arrivano le informazioni giuste. La telefonata del Quirinale a Mattarella segue di poche ore un’intervista verità del presidente del Consiglio. «La Nato dica come stanno le cose - tuona Giuliano Amato - La vicenda sta assumendo una piega troppo seria: l’allarme è più che legittimo». Il premier è preoccupato, meglio tardi che mai. Tutto il mondo politico lo segue, apre gli occhi di botto sulla realtà dopo aver sognato a stelle e strisce per un intero conflitto. L’unico partito politico che non crede alle guerre umanitarie è Rifondazione comunista. Franco Giordano chiede così le dimissioni dell’uomo Nato Xavier Solana, ex pacifista oggi con l’elmetto saldamente sulla testa. Le agenzie di stampa registrano anche la presa di posizione del Prc, per «mettere al bando i proiettili all’uranio impoverito e far tornare a casa i soldati». All’improvviso, l’inascoltata Cassandra comunista scopre la solidarietà di buona parte del mondo politico. I cossuttiani pretendono «il ritiro immediato dei militari e mettono in discussione la Nato», i Popolari insistono per «fare chiarezza». Mentre Luigi Manconi dei Verdi propone di «abolire il segreto militare» e i Ds annunciano che presenteranno un disegno di legge per istituire una Commissione Bicamerale di inchiesta. Nel coro della maggioranza «stecca» solo Occhetto. Il diessino cita una risoluzione della commissione esteri che attualmente presiede che impegnava il governo a istituire una commissione. Quindi conclude: «Se si è arrivati a questo punto ci sono stati ritardi e omissioni anche in Italia sull’utilizzo di proiettili all’uranio impoverito». Discutono del caso anche nell’opposizione. Forza Italia auspica «un’immediata riunione congiunta delle commissioni Difesa di Camera e Senato per fare il punto sulla situazione» e per arrivare ad una «concordanza bibartisan». La Lega, con Caldaroli ironizza su Mattarella, «il bello addormentato nel bosco, contaminato». Alleanza nazionale prima mette in guardia dal rischio «psicosi», poi se la prende con il ministro Mattarella e con il capo di Stato Maggiore, generale Cervone, che «non poteva non sapere». Non manca qualche frecciata al centrosinistra: siamo pur sempre in campagna elettorale. Un’interpretazione che Valdo Spini non sottoscrive. Il presidente della commissione Difesa della Camera considera necessario investire della questione uranio impoverito direttamente la Nato. «Si tratta proprio del suggerimento che, concludendo l’audizione del ministro Mattarella lo scorso 21 dicembre, avevo avanzato al governo - spiega Spini - comunicare cioè alla Nato e all’Onu la costituzione del Comitato scientifico e ministeriale e una richiesta di una immediata, pronta, totale collaborazione». La medaglia della campagna in Kosovo è appuntata sul blazer di Massimo D’Alema, ma anche sul doppio petto di Silvio Berlusconi. Dopo le morti sospette dei primi militari inviati nei Balcani, i nipotini dello smemorato di Collegno - vertici militari, politici e media - si accorgono che qualcosa non va. E che forse le medaglie del disonore sono troppo pesanti da portare.

Frida Nacinovich



Commento: come fa ad avere chiarezza se la chiede a Onufrio, dell'ANPA, che è solo un povero elettricista? Lo chiedano a Rubbia...ha ha. Almeno Berlusconi quando suona la sveglia si sveglia.