L’articolo pubblicato da Liberazione il 21 dicembre 2000
Aria da regime fascista
http://www.liberazione.it/giornale/04-01gio/PRIPIANO/PRP-3/altro.htm

Le parole in neretto sono quelle contestate al maresciallo Giuseppe Pesciaioli nella comunicazione del processo disciplinare a suo carico La morte è ancora una volta la protagonista dei militari italiani impiegati in Bosnia e in Kosovo. Sembra assurdo, ma questa è la realtà. Una realtà che investe la più alta ipocrisia di questo Governo: nessuno vuole ammettere le proprie responsabilità davanti a simili agghiaccianti testimonianze di morte. Ammesso e non concesso che le morti dei militari italiani non siano derivate dall’esposizione alle polveri dei proiettili ad uranio impoverito usati nei Balcani, ancora nessuno tra i politici, i ministri e gli stati maggiori delle forze armate di questo Paese, sa dirci il perché di una situazione che di giorno in giorno si sta rivelando una vera e propria epidemia di cancro tra gli appartenenti alle forze armate italiane. Non è verosimile neanche la dichiarazione del ministro Mattarella, che si sente rassicurato da una classe dirigente militare che si è accorta delle morti dei propri soldati solo dopo le denunce dei mass media e di chi ha subito in prima persona la condanna della contaminazione. Strano Paese il nostro, che dopo tutto quanto è successo - strage di Ustica, Gladio, Italicus, Golpe del 71, Piazza Fontana, stazione di Bologna - ancora crede nelle esternazioni di chi dovrebbe garantire la sicurezza dello Stato, mentre molto spesso non sa neanche cosa succede in casa propria. Già negli anni Settanta, presso i siti che ospitavano il sistema di arma hawks, il personale subiva delle malformazioni derivate dall’esposizione ad agenti cancerogeni dovute all’uso di materiale radioattivo presente in alcuni tubi catodici. Mentre gli americani, usando lo stesso sistema, attuavano misure rigorose di sicurezza, da noi non era disponibile nemmeno il manuale per la prevenzione da tali irradiazioni. Così molti colleghi rimasero sterili, altri si ammalarono e qualcun altro generava figli con malformazioni, il ministero della difesa si adoperò ad un’indagine, come quella che vuole fare il ministro Mattarella per intenderci, solo utilizzando medici militari e vietando tassativamente l’ingresso a tale area a tutti coloro che, estranei alla difesa, avevano titolo per conto degli assistiti legalmente, per fare delle indagini. Bella trasparenza allora e bella trasparenza ora. E’ forse per questo che i militari italiani si sentono abbandonati e molti non hanno nemmeno il coraggio di presentare le giuste denunce verso chi li ha usati, indiscriminatamente senza tener conto delle circostanze altamente nocive per la salute umana, per scopi che nulla hanno a che fare con la difesa della Patria e la salvaguardia delle libere istituzioni. Vogliamo aggiungere anche che, fino a pochi anni fa, tutti coloro che hanno usufruito delle cucine da campo militari sono stati soggetti a contaminazione da amianto e che ancora oggi sulle nostre navi della marina militare ci sono componenti di amianto che sono a contatto del personale. E’ per questo che non dobbiamo stupirci se il ministro dice che farà luce sulla vicenda dei militari morti o ammalati, è la prassi di chi vuole eludere il problema e non prenderlo in seria considerazione. Le commissioni militari sono fedeli a chi detiene il potere temporale e non alla verità, perché se così non fosse, oggi noi non avremmo avuto bisogno di invocarla quella verità. Troppe cose non quadrano alla conta finale, una è perché si aspetta tanto a dichiarare che le zone contaminate da uranio impoverito rappresentano una vera e propria minaccia per la salute dei militari; l’altra è perché non si ammette l totale impreparazione dell’Italia di fronte a tali eventi; e ancora perché dobbiamo fidarci delle commissioni o delle affermazioni dei vertici militari e non dobbiamo credere a quelle degli ammalati di cancro o di quelli che sono invece deceduti. “Liberazione”, Rifondazione comunista e tutti quelli che simpatizzano per la verità - e con molta modestia mi inserisco tra di voi - possono fare molto per affermarla. Basta solo un piccolo sforzo, quello di garantire a coloro che non hanno voce di averne una amica per il solo piacere della verità, per il solo piacere della giustizia. I militari sono rimasti fermi all’era del regime fascista per quanto riguarda la tutela della vita e della giustizia. Sarebbe il caso, una volta per tutte, che le forze armate venissero liberate dalla morsa della negazione dei diritti, primo fra tutti quello della tutela sindacale che la Costituzione non ci nega ma che chi vuole mantenere tale sistema fa di tutto per negarcela. Questo potrebbe segnalare una svolta nella gestione delle forze armate e farle diventare veramente uno strumento in mano della democrazia, facendo partecipi tutti gli italiani del controllo su di esse, in special modo oggi che la leva non c’è più e la situazione di ricatto e di soggezione è diventata la minaccia più grande che il nostro Paese sta correndo di avere. Chi controllerà l’operato di chi in base al proprio giudizio decide quanti morti può permettersi l’Italia in ogni missione e chi sarà in grado di sconfessare tali situazioni, se nessuno può parlare perché ricattato per effetto di legge, dal sistema. Il mio è un appello a Rifondazione comunista che è nata e si conserva sulle prerogative della difesa dei più deboli. Noi militari non siamo diversi dagli altri, ma non abbiamo nessuno che si schieri con noi per far emergere la verità sulle bugie di Stato. Tante morti si sarebbero potute, se voluto, evitare. Nessuno ammazzi Caino e nessuno lasci un pezzo di democrazia in mani che la gestiscono senza controllo.

Giuseppe Pesciaioli, delegato Cocer Esercito



Commento: regime fascista-rosso, come direbbe gentilmente Gironda, o nazista-rosso? Questo Pesciaioli, se lo incontriamo e ci da il permesso, lo mettiamo tra i membri onorari dell'Osservatorio.