La Stampa
Martedì 16 Gennaio 2001
Il responsabile della sicurezza Ue: «Secco no alla moratoria se riguarda solo le armi della Nato»
«La psicosi uranio danneggia i Balcani»
Solana: le polemiche mettono in pericolo la stabilità di Kostunica
http://www.lastampa.it/LST/ULTIMA/LST/NAZIONALE/CRONACHE/BISaa.htm
Enrico Singer
corrispondente da BRUXELLES

La «sindrome dei Balcani» arriva al Parlamento europeo. Per domani a Strasburgo è stato convocato un dibattito sull’uso dei proiettili all’uranio impoverito e dei suoi effetti. Dibattito che si annuncia teso: tutti i gruppi stanno preparando le loro mozioni e già si sa che i socialisti europei hanno pronta la richiesta di una moratoria nell’impiego futuro di questo tipo di armi, sulla linea che l’Italia aveva proposto in sede Nato la scorsa settimana uscendo battuta nel voto dei 19 paesi membri dell’Alleanza atlantica. Ma nell’europarlamento gli equilibri sono diversi e un «voto politico» potrebbe creare un conflitto tra l’assemblea europea e la Nato che non avrebbe precedenti. Di una simile prospettiva è preoccupato in particolare Javier Solana, nella sua doppia veste di responsabile europeo per la politica estera e la sicurezza e di ex segretario generale della Nato, in carica proprio durante la guerra nei Balcani. Il testo del suo discorso è top secret. Ma i punti centrali dovrebbero essere due: il primo scientifico, il secondo politico. Sulla pericolosità dei proiettili all’uranio impoverito, secondo Solana, l’unica parola spetta alla scienza. E allora, che la scienza parli, che gli esperti americani ed europei si confrontino e stilino un verdetto che i militari seguiranno.

Per ora questo tipo di armi è considerato convenzionale e ha superato molti verdetti scientifici. Ancora ieri i responsabili della sanità militare della Nato, hanno confrontato i loro dati e almeno quattro Paesi che hanno impegnato truppe nei Balcani - Francia, Spagna, Belgio e Portogallo - hanno escluso collegamenti tra casi di leucemia e proiettili all’uranio. Ma nel ragionamento di Solana la parte più interessante è quella politica: la polemica interna alla Nato sta provocando un enorme «danno collaterale». Sta creando nei Balcani una psicosi che rischia di rovinare tutto il progetto che gli strateghi delle due sponde dell’Atlantico, avevano immaginato ancora prima della guerra contro Milosevic. Il progetto era quello di costruire fiducia con le popolazioni che sarebbero diventate gli alleati di domani. Per questo fu immaginata la «guerra chirurgica» che doveva infliggere il minor numero possibile di vittime ai civili. Adesso le polemiche potrebbero danneggiare Kostunica che si troverebbe in difficoltà a condannare i crimini di Milosevic, in presenza di «crimini» commessi dalle forze Nato. Quello di Solana sarà un invito alla calma, dicono gli osservatori di Bruxelles. E anche a non misurare con il metro degli interessi nazionali, la visione generale della sicurezza in Europa. Per quel che riguarda la proposta di moratoria, Solana ripeterà il no della Nato. La scelta di realizzare questo tipo di proiettili fu fatta negli Anni Ottanta dagli Usa, quando l’allora Unione Sovietica aveva costruito carri armati con corazze all’uranio impoverito. Carri che erano in dotazione all’esercito serbo. Un’eventuale moratoria dovrebbe essere bilaterale. E, attenzione, dovrebbe interessare anche l’industria civile perché l’uranio impoverito per la sua resistenza ha, ormai, sostituito il tungsteno anche in certe parti degli aerei di linea e delle navi. Per questo, secondo Solana, è bene che il dibattito si svolga, prima di tutto, a livello di scienziati e poi sia applicato dai politici.



Traduzione: Solana spera che scienziati legati a doppio filo all'industria nuclearista dicano che l'uranio fa bene. Lo stillicidio di morti nei prossimi dieci anni parlerà da solo. Solana dovrebbe essere processato assieme a tutta la cosca che si è resa responsabile delle morti all'uranio. L'uranio venne messo sugli aerei per motivi non certo legati alla sua "resistenza", ma nel quadro di un ampio disegno di riciclaggio e contrabbando.