La «sindrome dei Balcani» arriva al Parlamento europeo. Per domani a Strasburgo è stato convocato un dibattito sull’uso dei proiettili all’uranio impoverito e dei suoi effetti. Dibattito che si annuncia teso: tutti i gruppi stanno preparando le loro mozioni e già si sa che i socialisti europei hanno pronta la richiesta di una moratoria nell’impiego futuro di questo tipo di armi, sulla linea che l’Italia aveva proposto in sede Nato la scorsa settimana uscendo battuta nel voto dei 19 paesi membri dell’Alleanza atlantica. Ma nell’europarlamento gli equilibri sono diversi e un «voto politico» potrebbe creare un conflitto tra l’assemblea europea e la Nato che non avrebbe precedenti. Di una simile prospettiva è preoccupato in particolare Javier Solana, nella sua doppia veste di responsabile europeo per la politica estera e la sicurezza e di ex segretario generale della Nato, in carica proprio durante la guerra nei Balcani. Il testo del suo discorso è top secret. Ma i punti centrali dovrebbero essere due: il primo scientifico, il secondo politico. Sulla pericolosità dei proiettili all’uranio impoverito, secondo Solana, l’unica parola spetta alla scienza. E allora, che la scienza parli, che gli esperti americani ed europei si confrontino e stilino un verdetto che i militari seguiranno.
Per
ora questo tipo di armi è considerato convenzionale e ha superato
molti verdetti scientifici. Ancora ieri i responsabili della sanità
militare della Nato, hanno confrontato i loro dati e almeno quattro Paesi
che hanno impegnato truppe nei Balcani - Francia, Spagna, Belgio e Portogallo
- hanno escluso collegamenti tra casi di leucemia e proiettili all’uranio.
Ma nel ragionamento di Solana la parte più interessante è
quella politica: la polemica interna alla Nato sta provocando un enorme
«danno collaterale». Sta creando nei Balcani una psicosi che
rischia di rovinare tutto il progetto che gli strateghi delle due sponde
dell’Atlantico, avevano immaginato ancora prima della guerra contro Milosevic.
Il progetto era quello di costruire fiducia con le popolazioni che sarebbero
diventate gli alleati di domani. Per questo fu immaginata la «guerra
chirurgica» che doveva infliggere il minor numero possibile di vittime
ai civili. Adesso le polemiche potrebbero danneggiare Kostunica che si
troverebbe in difficoltà a condannare i crimini di Milosevic, in
presenza di «crimini» commessi dalle forze Nato. Quello di
Solana sarà un invito alla calma, dicono gli osservatori di Bruxelles.
E anche a non misurare con il metro degli interessi nazionali, la visione
generale della sicurezza in Europa. Per
quel che riguarda la proposta di moratoria, Solana ripeterà il no
della Nato. La scelta di realizzare questo
tipo di proiettili fu fatta negli Anni Ottanta dagli Usa, quando l’allora
Unione Sovietica aveva costruito carri armati con corazze all’uranio impoverito.
Carri che erano in dotazione all’esercito serbo. Un’eventuale moratoria
dovrebbe essere bilaterale. E, attenzione,
dovrebbe interessare anche l’industria civile perché l’uranio impoverito
per la sua resistenza ha, ormai, sostituito il tungsteno anche in certe
parti degli aerei di linea e delle navi.
Per questo, secondo Solana, è bene che il dibattito si svolga, prima
di tutto, a livello di scienziati e poi sia applicato dai politici.