Lunedì 8 Gennaio 2001
La Stampa
Controcommissione al via Reporter fermato in Bosnia
http://www.lastampa.it/LST/ULTIMA/LST/NAZIONALE/CRONACHE/TESSANDORI.htm
Vincenzo Tessandori

ROMA La polizia bosniaca ha interrogato Fausto Biloslavo, collaboratore de Il Giornale e di Panorama. Alla base Tito Barraks di Sarajevo, dove ha sede il contingente italiano inserito nella Sfor, Biloslavo ha mostrato a un ufficiale alcune pietruzze annerite. Esaminate dagli esperti del Nucleo bonifica ordigni esplosivi, sono risultate uranio, resti di uno dei 10800 proiettili.

Biloslavo ha raccontato di aver trovato i proiettili in una fabbrica di Hadzici, sobborgo di Sarajevo che durante la guerra (1992-1995) era zona serbo-bosniaca. La fabbrica, un'officina militare per la manutenzione dei motori, è stata colpita durante i bombardamenti della Nato nell'autunno del 1995. Il giornalista ha detto di aver preso tre di 7 proiettili, inesplosi, che gli operai tenevano sui banconi come souvenir. Ha dichiarato di averne portato uno al comando perchè, seppur certo che fossero all'uranio impoverito, voleva una conferma da parte di esperti. Gli altri due proiettili, in un sacchetto di plastica, sono rimasti nell'auto davanti alla base «tanto basta un pezzo di carta per proteggersi». I militari del Boe (bonifica ordigni esplosivi) hanno confermato che si trattava di proiettili ad uranio impoverito e i carabinieri del comando italiano hanno chiamato la polizia bosniaca e l'Iptf, la polizia delle Nazioni Unite. I proiettili sono stati presi in consegna da un ufficiale tedesco perchè la zona di Hadzici è sotto il controllo del contingente tedesco della Sfor (Forza di stabilizzazione della Nato). In serata Biloslavo era ancora a disposizione della polizia bosniaca, ma nei suoi confronti non è stato emesso alcun provvedimento.

«Biloslavo è andato in Bosnia per seguire una pista sulla vicenda dei proiettili che si è rivelata esatta - commenta il direttore di Panorama, Carlo Rossella - e ha fatto il suo dovere di cronista. Sul prossimo numero racconteremo questa vicenda che ha i contorni di un giallo». In Italia, intanto, s’insedia una contro-commissione. Come quella istituita dal ministro della Difesa, dice di puntare alla chiarezza su questo nodo: l’uranio usato nei proiettili seminati dagli aerei statunitensi in Bosnia e Kosovo provoca guasti? Il nuovo gruppo sarà formato da quelli che aderiscono alla Rete Aui (Aboliamo l’uranio impoverito) e che diffidano della commissione ministeriale perché, sostengono, «non super partes ma costituita da rappresentanti di alcuni degli organismi sott’accusa». Il fatto è che non sarebbe discutibile la pericolosità dell’uranio impoverito, al contrario, «è palesemente dimostrata dalle disposizioni più volte impartite ai contingenti di pace». E Falco Accame, presidente dell’Ana-Vafaf, asserisce come sia sufficiente posare l’attenzione su «quella dell’8 maggio alla Folgore, firmata dal colonnello Guarnieri, nella quale, fra i provvedimenti cautelativi da adottare nell’area di impiego del contingente italiano in Kosovo, non tace la "pericolosità dell’uranio che si esplica sia per via chimica (la forma più alta di rischio nel breve termine) sia per via radiologica che può causare seri problemi nel lungo periodo"».

Carlo Giovanardi, Ccd, vice-presidente della Camera parla di «isteria collettiva» e giudica grave che «alcuni militari dai Cocer passano a fare i sindacalisti e scopritori di casi, tante volte inesistenti, e ora sono pronti a candidarsi alle elezioni. Sono preoccupato del ruolo di questi militari, perché non si capisce se la loro funzione sia quella costruttiva di segnalare casi oppure di fare speculazioni che provocano psicodrammi nelle famiglie dei militari stessi». Per concludere punta l’indice su «un certo mondo politico che ha perso completamente la testa non meno di un certo giornalismo». Rassicura sapere che il Paese può contare su gente come lui.



Commento: Giovanardi l'altro giorno ha detto in TV un'altra stupidata delle sue: ha paragonato le morti all'uranio, perfettamente prevedibili ed evitabili, con i morti degli incidenti automobilistici. Da scomunica. La vicenda dell'uranio permette, come effetto collaterale, di imparare a conoscere meglio tante persone.