ALLA NATO SERVE PIÙ TRASPARENZA
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NON È ANTIAMERICANISMO
di Gian Giacomo Migone

Nell'editoriale di ieri il mio stimatissimo amico Boris Biancheri mette in connessione la chiusura dell’ambasciata degli Stati Uniti per un allarme antiterroristico con i sentimenti che hanno suscitato il Cermis e, ora, l’uranio impoverito, il dibattito revisionista sull’intervento nel Kosovo e il caso Ocalan: una sottile ideologia antiamericana costituirebbe il filo connettivo di questi casi, tali da legittimare una diffidenza nei confronti dell’Italia di cui l’inusitata chiusura dell’ambasciata potrebbe essere l’espressione.

Inviterei l’ex ambasciatore d’Italia a Washington a usare un poco di quel pragmatismo che ha avuto modo di conoscere da vicino meglio di chiunque altro. Per giudizio unanime - a partire dall’ambasciatore americano Foglietta - quello del Cermis fu un caso evidente di violazione di regole di prudenza e di civiltà, con conseguenze letali.

Altra questione, tutta da chiarire, quella dell’uranio impoverito o di eventuali altre armi messe al bando o da bandire con trattati internazionali. Eppure, come le vittime del Cermis, quelle eventuali dell’uranio impoverito richiedono solo l’accertamento della verità, se del caso per stabilire regole perché questi episodi non abbiamo a ripetersi.

Poiché ho fiducia nella democrazia americana e nei valori costitutivi dell’Allenza Atlantica, sono convinto che sarà difficile, ma non impossibile, di fronte all’evidenza dei fatti, mettere in discussione ed eventualmente mutare procedure, armi, comportamenti incompatibili con i valori comuni su cui si fondano antichi rapporti di amicizia e di alleanza.

È proprio necessario essere ideologicamente antiamericani, o porsi come obiettivo l’affossamento della Nato, per pretendere più trasparenza sui casi di cui sopra: la messa al bando di armi che risultassero contraddittorie con gli obiettivi umanitari che si intendono perseguire, la definizione di procedure che sottopongono decisioni militari politicamente rilevanti al consenso dei paesi membri di un’Alleanza?

Non sono queste, invece, le condizioni perché in futuro sia possibile mettere in piedi interventi internazionali con forze armate e disposte a correre i rischi necessari? E per chiedere l’osservanza di normali regole di prudenza nel sorvolo sia pure autorizzato del nostro territorio nazionale? Non basta essere dei buoni italiani, o inglesi, o americani, per chiedere tutto ciò, nell’interesse della stessa comunità internazionale - Nato compresa - di cui facciamo parte a pieno titolo e con qualche motivo di orgoglio in più, maturato proprio in questi ultimi anni?

La ragione principale dell’alienazione dei cittadini dalla politica è la sua crescente strumentalità. Ovvero la tendenza a subordinare ogni questione di merito, la ricerca di qualsiasi verità, a interessi o ideologie precostituite.

A più di dieci anni dalla caduta del Muro non ha senso un dibattito ancora segnato dalla guerra fredda, in cui una minoranza antiamericana peraltro non solo italiana mima le ragioni di miti storicamente sconfitti, mentre altre forze di segno conservatore fingono un pericolo comunista inesistente. Esperti di grande levatura come Biancheri, da sempre estranei a questo tipo di giochi, aiutino la politica ad affrancarsi da questa odiosa strumentalità.

Presidente della commissione Esteri del Senato
(7 gennaio 2001)



Commento: non è antiamericanismo, ma i criminali internazionali vanno presi e processati, anche se sono inglesi, italiani, americani o cecoslovacchi naturalizzati americani. O le STESSE regole valgono per TUTTI (e ora non è così), oppure ciao.