La Stampa, Domenica 31 Dicembre 2000
Contaminati dall’uranio, 10 casi sospetti
Test su un gruppo di carabinieri tornati dai Balcani
http://www.lastampa.it/LST/ULTIMA/LST/NAZIONALE/CRONACHE/URANIO.htm
ROMA

Si fa presto a dire che l’uranio impoverito è estraneo alle leucemie che hanno colpito ormai numerosi militari della Nato rientrati dai Balcani. Si fa presto, come altrettanto semplice è affermare che sia lui, il «Du» («Depleted uranium») dei proiettili usati in Bosnia e Kosovo, l’origine di queste tragedie. Opinioni, pareri più o meno illustri.

Secondo l’Anpa (Agenzia nazionale per l’ambiente), nell’uranio non è possibile individuare la causa primaria delle leucemie. Questo perché le radiazioni sono inferiori del 40% a quelle dell’uranio naturale. Inoltre la letteratura medica non riporta casi di gente che, esposta alle radiazioni di quel tipo, sia stata investita da leucemia fulminante. Dunque, niente di certo, tranne le morti e le malattie, purtroppo. Che «continuano», osserva il maresciallo Domenico Leggiero, esponente dell’Osservatorio per la tutela del personale militare. «E nell’indifferenza dell’arco parlamentare viene approvato il decreto che proroga le missioni nei Balcani per altri sei mesi. Nulla di strano, se in questo decreto fossero state previste misure precauzionali per salvaguardare i militari alla luce degli ultimi eventi. Ancora una volta non è successo e l’indifferenza istituzionale è diventata insostenibile. Per questo lanciamo un appello: chi, fra le forze politiche, non ha scheletri nell’armadio, si faccia avanti e cerchi di tutelare il personale attualmente lasciato allo sbaraglio».

Parole dure, anche se c’è l’impressione che questo sia il momento dell’emotività. D’altra parte reso più delicato dalle notizie che si susseguono ogni giorno. Come quella di una decina di carabinieri rientrati dai Balcani con i valori alterati e sotto osservazione. Di questi casi si occupa il «Giornale dei carabinieri» che raccoglie cartelle cliniche e anche di morte, perché il sospetto è che esistano casi archiviati come decessi normali. «La situazione non può e non deve essere sottovalutata, ma non dobbiamo creare allarmismi», dice il colonnello Maurizio Scoppa, presidente del Cocer. E la notizia della morte del carabiniere di Busto Arsizio fa intervenire Giampaolo Tronci, dell’Usp (Unione sindacale di polizia), che chiede al governo «di provvedere con improrogabile urgenza alla tutela sanitaria dei poliziotti già impegnati nelle operazioni nei Balcani».

«Il nesso - prosegue Scoppa - tra il decesso e l’eventuale contaminazione da uranio impoverito dev’essere ancora accertato: c’è una commissione istituita dal ministero della Difesa che dovrà farlo. Detto ciò, è indubbio che su questa vicenda occorre la massima attenzione; infatti, anche se solo una parte di quello che si sospetta fosse vero, sarebbe indispensabile prendere immediati provvedimenti cautelari soprattutto di carattere sanitario sia nei confronti dei militari che sono stati impiegati nei Balcani negli anni passati, sia di quelli che si trovano in Kosovo e in Bosnia».  Il fatto è che con il silenzio qualcuno ha dato alle istituzioni una scossa tremenda. E Falco Accame, presidente dell’Anavafaf (Associazione dei parenti delle vittime delle Forze Armate), invoca le dimissioni dei vertici militari «che hanno lasciato all’oscuro il governo sui pericoli dell’uranio impoverito». Carlo Di Carlo, dell’Assodipro (associazione che si occupa della tutela del personale militare), sottolinea come «continui, come per Ustica o il Cermis, l’assordante silenzio dei vertici politico-militari del nostro Paese, mentre si susseguono casi di patologie tumorali e di morti tra i militari in missione nei Balcani per l’esposizione alle radiazioni dell’uranio impoverito».

Il governo si muove e Valdo Spini, presidente della Commissione Difesa della Camera, ha convocato per il 9 gennaio l’ufficio di presidenza della Commissione incaricata dell’indagine conoscitiva. Vuol sapere: «Quali conoscenze abbiamo sulle conseguenze della presenza dell’uranio impoverito nella Guerra del Golfo del ‘91; quali notizie siano state date ai responsabili italiani sulla presenza di residui di uranio impoverito e sulle precauzioni da prendere al momento dell’intervento Nato in Bosnia nel ‘95». Vedremo.