La Stampa di Torino
Martedì 19 Dicembre 2000
«STABILIRE LA VERITA’ PER TRANQUILLIZZARE LE FAMIGLIE»
http://www.lastampa.it/LST/ULTIMA/LST/NAZIONALE/CRONACHE/MATTARELLA.htm
«Una commissione chiarirà quelle morti»
Il ministro Mattarella: nulla sarà sottovalutato
Francesco Grignetti
ROMA

MINISTRO Sergio Mattarella, sta montando l’allarme per alcune morti sospette tra i militari italiani. Vengono denunciati molti casi di leucemia e di tumore tra chi ha prestato servizio nei Balcani. C’è davvero pericolo?

«Guardi, cominciamo con il dire che non c’è nessuno più interessato di me e dei vertici della Difesa a garantire la salute e la sicurezza in cui operano i nostri militari. Proprio per questa ragione non si è sottovalutata e non si intende sottovalutare nulla. Nemmeno l’ipotesi più remota».

E quindi?

«Quindi, con l’intento di tranquillizzare sia chiaro, e certo non di allarmare inutilmente migliaia di cittadini e di famiglie, ho deciso di istituire una commissione scientifica che in tempi brevi esprima un parere sulla questione. Ne verranno chiamati a far parte esponenti della scienza medica e non solo. Avranno il compito di dare una valutazione in tempi rapidi su tutti gli aspetti».

Vi affidate insomma a una autorità terza?

«Non mi piace questa definizione. Non c’è nessuna terzietà da richiamare. Nessuno più delle Forze armate è interessato alla verità. La commissione servirà ad accertare, fare verifiche, dare un parere. Non ce ne sarebbe bisogno. Penso comunque che contribuirà a tranquillizzarci tutti».

Scusi, ministro Mattarella, ma che cosa si è fatto finora per capire i reali rischi per la salute che corrono i soldati italiani inviati nei Balcani?

«Fin dal primo momento sono scattate verifiche affidate al Cisam, centro di studi per le applicazioni militari, dove ci sono esperti all’avanguardia. Allo stesso tempo si sono date istruzioni ai nostri per i comportamenti di cautela da adottare nei confronti dei rischi di qualunque genere e tra questi l’eventualità di trovarsi a contatto con proiettili all’uranio impoverito. Proiettili che non adoperiamo e che abbiamo chiesto da tempo di mettere al bando. C’è da dire che ha lavorato in Kosovo anche l’Unep, il dipartimento ambientale dell’Onu; per gennaio è atteso il loro rapporto sui rischi dell’uranio impoverito. Le prime dichiarazioni del capo missione, uno scienziato finlandese, sono assolutamente tranquillizzanti».

Le risulta che qualcuno dei soldati ammalati sia stato a contatto con questi proiettili speciali durante le missioni all’estero?

«Stiamo facendo tutte le verifiche possibili. Finora sono due i casi registrati di morti per forme leucemiche o tumorali. Casi che destano immensa tristezza, sia chiaro. Anche un singolo caso va considerato con scrupolo. Ma la prima domanda da porsi è dove questi militari hanno prestato servizio. Ebbene, uno dei due ragazzi ha prestato servizio a Sarajevo e Pale. Località bosniache dove non risulta che si sia fatto uso di quel tipo di munizioni. Anche per l’altro caso non ci sono elementi che consentano di stabilire un collegamento».

C’è poi un maresciallo della Croce Rossa.

«Vero. Dai rapporti risulta che questo sottufficiale è stato in Kosovo per due turni di venti giorni. Stiamo accertando dove e in quali condizioni».

Si è parlato anche di ben dodici elicotteristi.

«Così ha sostenuto un’associazione privata collegata a un esponente dei Cocer che si è autodefinita Osservatorio. Se fosse vero, sarebbe un fenomeno assolutamente allarmante dato che si parla di dodici elicotteristi - che non sarebbero stati mai nei Balcani - e che si sarebbero ammalati di cancro negli ultimi mesi, quattro dei quali sarebbero morti. Ai comandi e alla sanità militare da me interpellati, però, non risulta. E’ per questo che insisto sulla necessità di andare a fondo: si dicano i nomi o almeno i reparti dove prestano servizio, perché ho il dovere di assumere iniziative immediate per contrastare il fenomeno e accertarne le cause. Se l’informazione è falsa, si ha il dovere di tranquillizzare le molte famiglie».

Ma gli alleati, ministro, sono tranquilli o vivono anche loro gli stessi allarmi?

«Nessun Paese ha deciso di ritirarsi dai Balcani. Se qualcuno riduce le sue forze è per motivi finanziari o perché così prevede la pianificazione. Nell’ultimo vertice tra ministri della Difesa in sede Nato, ai primi di dicembre, in cui si è parlato a lungo dei Balcani, nessuno ha sollevato il problema».

Quanti italiani in divisa sono stati in missione nei Balcani, ministro?

«Sono cinquantamila le presenze. Ma qualcuno ha fatto due turni. Diciamo trentamila, quarantamila persone».



Commento: l'uranio, oltretutto, era pure contaminato da plutonio. Cosa farà la commissione di Mattarella, reinventerà creativamente la tossicologia? Comunque, noi siamo qui.