L'uranio impoverito secondo La Stampa di Torino (8 ottobre)

Suggerimento: mandare Paolo Volpe due anni in Kosovo nel settore italiano come inviato speciale



La Stampa
ARMI
15/09/1999
ARMI DI NUOVA CONCEZIONE
I proiettili all'uranio L'eredita' della guerra Nato alla Serbia
http://www.lastampa.it/Rubriche/Ultima/Rubriche/lst/tts/946.htm
 

DURANTE la guerra nel Kosovo, ma gia' in quella del Golfo, sono stati usati proiettili e corazze di carri armati fatti con uranio impoverito (Du=Depleted Uranium). Molti si sono chiesti la ragione di cio', talvolta attribuendo ai proiettili una non ben chiara «potenza nucleare» o, piu' spesso e realisticamente, pensando che cio' comportasse rischio da radiazioni. Infatti molti reduci dalla guerra del Golfo (per quella del Kosovo e' presto per dirlo) soffrono di una strana patologia che viene chiamata Gws (Gulf War Syndrome) che qualcuno imputa proprio al Du. Un recente articolo apparso sul bollettino della Sirr (Societa' italiana ricerche sulle radiazioni) discute l'argomento in modo approfondito, giungendo a conclusioni che qui provero' a sintetizzare. L'uranio, relativamente abbondante sulla Terra, e' anche uno dei piu' pesanti elementi naturali (1,7 volte il piombo). E' questa la principale ragione per cui viene usato per foggiare proiettili: e' infatti intuibile anche da chi non ha nozioni di balistica che, se si imprime una medesima velocita' iniziale a corpi di uguale forma ma di diverso peso specifico, il corpo a peso specifico maggiore assumera' un'energia cinetica piu' alta e quindi maggior forza di impatto e maggior gittata. Il Du poi, come materiale di scarto e' venduto a un prezzo stracciato. Esso non e' altro che cio' che rimane dell'uranio naturale (U-238 + U-235) quando ne viene estratta gran parte del prezioso U-235 da utilizzare nelle centrali nucleari; e' quindi uranio in cui l'isotopo 235 e' ridotto allo 0,2 per cento circa ed e' quindi meno radioattivo dell'uranio naturale, perche' tra gli isotopi il 238 e' quello a periodo di dimezzamento piu' lungo. Per vedere se l'ipotesi di rischio radiologico ha qualche fondamento analizziamo gli effetti dell'uso militare di Du. Un proiettile di questo materiale che colpisce la corazza di un carro armato, un muro o qualsiasi corpo resistente produce per sfregamento polvere finissima che, essendo l'uranio piroforico, si incendia spontaneamente disperdendosi in aria come aerosol di ossidi di uranio. Questo puo' essere inalato o, dopo deposizione, ingerito. Per di piu', in vicinanza di masse di uranio (proiettili usati o no) si e' esposti alle sue radiazioni. Nel caso di inalazione o ingestione vanno considerate sia la tossicita' chimica sia la dose di radiazione interna (radiotossicita'). La tossicita' chimica dell'uranio non e' molto elevata. Una certa quantita' di uranio naturale molto variabile da individuo a individuo (da 2 a 60 microgrammi) fa parte naturalmente della nostra composizione chimica. Quasi tutto questo uranio viene rinnovato entro tre-quattro giorni, essendo escreto con le urine e reintrodotto con il cibo, un eccesso di uranio (come potrebbe essere l'assunzione di Du bellico) perdura quindi per tale periodo, distribuito tra ossa, fegato, grasso, muscoli e soprattutto reni, che sono l'organo critico rispetto alla tossicita' chimica dell'uranio [1]. Secondo la Health Physic Society, bisogna inalarne 8 milligrammi per averne effetti temporanei e 40 milligrammi per averne danni permanenti. Queste sono quantita' che e' inverosimile vengano prodotte sul campo di battaglia con l'uso di proiettili a Du; esse sono state raggiunte come aerosol solo in incidenti di laboratorio: decine di milligrammi per metro cubo d'aria. In uno di questi incidenti le concentrazioni di uranio nelle urine dei protagonisti il giorno dell'incidente erano di 20 milligrammi/litro e sono scese a valori normali solo dopo una settimana; tuttavia nessuna persona coinvolta ha riportato danni renali ne' tumori anche anni dopo l'incidente [2]. Per quanto riguarda la radiotossicita', l'International Commission on Radiological Protection stabilisce che bisogna inalare 50 milligrammi di Du per arrivare alla dose annuale massima ammissibile di 50 milliSievert. Questo esclude la possibilita' di danno da radiazione interna sul campo di battaglia, ma lascia il dubbio sull'effetto genotossico alla popolazione in quanto, a lungo andare, gli ossidi di uranio accumulati nell'ambiente (acque e vegetali) potrebbero essere responsabili di effetti stocastici. La genotossicita' dell'uranio e' stata dimostrata «in vitro» su cellule di criceto, mentre «in vivo» esistono precedenti studi su minatori in cave di uranio; in tutti e due i casi si sono notate aberrazioni cromosomiche, ma non tali da dire una parola definitiva sugli effetti mutageni delle inalazioni di uranio [3]. Sull'irradiazione esterna, dovuta alle radiazioni gamma dell'uranio (molto tenui) e dei suoi prodotti di decadimento, si possono fare misure e calcoli piu' certi. Per quanto riguarda i militari la situazione piu' critica e' quella di un pilota di carro armato che trasporta proiettili a Du e che, inoltre, ha anche la corazza rinforzata con questo materiale. La dose a cui esso e' esposto e' circa dieci volte la dose naturale, ma sempre inferiore alla dose ammissibile. Per quanto riguarda il rischio alla popolazione, il bilancio della situazione si puo' far meglio nel caso della guerra del Golfo, i cui dati sono ormai accertati. Secondo un'ipotesi pessimistica (di parte irachena) furono in quel conflitto sparati circa un milione di proiettili a Du, del peso medio di 300 grammi; dunque 300 tonnellate di Du [4] che, se raccolte in un mucchio, potrebbero fornire una dose di radiazioni letale per un essere umano in 15 minuti. Naturalmente invece questi proiettili sono sparsi in un territorio vasto e la probabilita' di essere casualmente in vicinanza di piu' di uno di essi e' molto bassa; tenuto conto che le radiazioni dell'uranio si attenuano a breve distanza, si puo' asserire che la radiazione ambientale e' rimasta pressoche' invariata. Se poi per caso una persona si trovasse in presenza di uno di questi proiettili o ne stesse a contatto (ad esempio lo tenesse in tasca) continuamente per un anno, ne riceverebbe una dose di 500 microSievert alla pelle ma molto meno come dose interna; il rischio di cancro per questa persona sarebbe aumentato, rispetto alla norma, dell'1 per cento. In base a queste considerazioni e a molte altre che sul bollettino Sirr sono analizzate minuziosamente [5], non solo si puo' ragionevolmente escludere che la Sindrome della Guerra del Golfo sia da attribuire agli effetti del Du, ma anche ritenere che gli effetti sulla popolazione residente e sull'ambiente siano quasi trascurabili. Paolo Volpe Universita' di Torino



Note:

1 Nei veterani USA è stato trovato uranio impoverito nelle urine a 10 anni dalla guerra del golfo
2 Non vi sono gli estremi identificativi di questo incidente per verificare quanto asserito
3 L'articolista nulla sa dell'altissima incidenza di cancro al polmone nei minatori d'uranio nota dal 1500?
4 340 tonnellate di DU vennero ammesse dagli USA a seguito di un FOIA (Freedom Of Information Act), un procedimento che in Italia non esiste. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti.
5 Il bollettino SIRR contiene solo scopiazzature e traduzioni di studi USA di parte [in particolare studi della RAND Corporation che vive esclusivamente di studi commissionati dal governo USA, uno dei quali, anni fa, suggeriva l'impiego di proiettili al DU !]