Suggerimento:
mandare Paolo Volpe due anni in Kosovo nel settore italiano come inviato
speciale
DURANTE
la guerra nel Kosovo, ma gia' in quella del Golfo, sono stati usati proiettili
e corazze di carri armati fatti con uranio impoverito (Du=Depleted Uranium).
Molti si sono chiesti la ragione di cio', talvolta attribuendo ai proiettili
una non ben chiara «potenza nucleare» o, piu' spesso e realisticamente,
pensando che cio' comportasse rischio da radiazioni. Infatti molti reduci
dalla guerra del Golfo (per quella del Kosovo e' presto per dirlo) soffrono
di una strana patologia che viene chiamata Gws (Gulf War Syndrome) che
qualcuno imputa proprio al Du. Un recente articolo apparso sul bollettino
della Sirr (Societa' italiana ricerche sulle radiazioni) discute l'argomento
in modo approfondito, giungendo a conclusioni che qui provero' a sintetizzare.
L'uranio, relativamente abbondante sulla Terra, e' anche uno dei piu' pesanti
elementi naturali (1,7 volte il piombo). E' questa la principale ragione
per cui viene usato per foggiare proiettili: e' infatti intuibile anche
da chi non ha nozioni di balistica che, se si imprime una medesima velocita'
iniziale a corpi di uguale forma ma di diverso peso specifico, il corpo
a peso specifico maggiore assumera' un'energia cinetica piu' alta e quindi
maggior forza di impatto e maggior gittata. Il Du poi, come materiale di
scarto e' venduto a un prezzo stracciato. Esso non e' altro che cio' che
rimane dell'uranio naturale (U-238 + U-235) quando ne viene estratta gran
parte del prezioso U-235 da utilizzare nelle centrali nucleari; e' quindi
uranio in cui l'isotopo 235 e' ridotto allo 0,2 per cento circa ed e' quindi
meno radioattivo dell'uranio naturale, perche' tra gli isotopi il 238 e'
quello a periodo di dimezzamento piu' lungo. Per vedere se l'ipotesi di
rischio radiologico ha qualche fondamento analizziamo gli effetti dell'uso
militare di Du. Un proiettile di questo materiale che colpisce la corazza
di un carro armato, un muro o qualsiasi corpo resistente produce per sfregamento
polvere finissima che, essendo l'uranio piroforico, si incendia spontaneamente
disperdendosi in aria come aerosol di ossidi di uranio. Questo puo' essere
inalato o, dopo deposizione, ingerito. Per di piu', in vicinanza di masse
di uranio (proiettili usati o no) si e' esposti alle sue radiazioni. Nel
caso di inalazione o ingestione vanno considerate sia la tossicita' chimica
sia la dose di radiazione interna (radiotossicita'). La tossicita' chimica
dell'uranio non e' molto elevata. Una certa quantita' di uranio naturale
molto variabile da individuo a individuo (da 2 a 60 microgrammi) fa parte
naturalmente della nostra composizione chimica. Quasi tutto questo uranio
viene rinnovato entro tre-quattro giorni, essendo escreto con le urine
e reintrodotto con il cibo, un eccesso di uranio (come potrebbe essere
l'assunzione di Du bellico) perdura quindi per tale periodo, distribuito
tra ossa, fegato, grasso, muscoli e soprattutto reni, che sono l'organo
critico rispetto alla tossicita' chimica dell'uranio [1].
Secondo la Health Physic Society, bisogna inalarne 8 milligrammi per averne
effetti temporanei e 40 milligrammi per averne danni permanenti. Queste
sono quantita' che e' inverosimile vengano prodotte sul campo di battaglia
con l'uso di proiettili a Du; esse sono state raggiunte come aerosol solo
in incidenti di laboratorio: decine di milligrammi per metro cubo d'aria.
In uno di questi incidenti le concentrazioni di uranio nelle urine dei
protagonisti il giorno dell'incidente erano di 20 milligrammi/litro e sono
scese a valori normali solo dopo una settimana; tuttavia nessuna persona
coinvolta ha riportato danni renali ne' tumori anche anni dopo l'incidente
[2]. Per quanto riguarda la radiotossicita',
l'International Commission on Radiological Protection stabilisce che bisogna
inalare 50 milligrammi di Du per arrivare alla dose annuale massima ammissibile
di 50 milliSievert. Questo esclude la possibilita' di danno da radiazione
interna sul campo di battaglia, ma lascia il dubbio sull'effetto genotossico
alla popolazione in quanto, a lungo andare, gli ossidi di uranio accumulati
nell'ambiente (acque e vegetali) potrebbero essere responsabili di effetti
stocastici. La genotossicita' dell'uranio e' stata dimostrata «in
vitro» su cellule di criceto, mentre «in vivo» esistono
precedenti studi su minatori in cave di uranio; in tutti e due i casi si
sono notate aberrazioni cromosomiche, ma non tali da dire una parola definitiva
sugli effetti mutageni delle inalazioni di uranio [3].
Sull'irradiazione esterna, dovuta alle radiazioni gamma dell'uranio (molto
tenui) e dei suoi prodotti di decadimento, si possono fare misure e calcoli
piu' certi. Per quanto riguarda i militari la situazione piu' critica e'
quella di un pilota di carro armato che trasporta proiettili a Du e che,
inoltre, ha anche la corazza rinforzata con questo materiale. La dose a
cui esso e' esposto e' circa dieci volte la dose naturale, ma sempre inferiore
alla dose ammissibile. Per quanto riguarda il rischio alla popolazione,
il bilancio della situazione si puo' far meglio nel caso della guerra del
Golfo, i cui dati sono ormai accertati. Secondo un'ipotesi pessimistica
(di parte irachena) furono in quel conflitto sparati circa un milione di
proiettili a Du, del peso medio di 300 grammi; dunque 300 tonnellate di
Du [4] che, se
raccolte in un mucchio, potrebbero fornire una dose di radiazioni letale
per un essere umano in 15 minuti. Naturalmente invece questi proiettili
sono sparsi in un territorio vasto e la probabilita' di essere casualmente
in vicinanza di piu' di uno di essi e' molto bassa; tenuto conto che le
radiazioni dell'uranio si attenuano a breve distanza, si puo' asserire
che la radiazione ambientale e' rimasta pressoche' invariata. Se poi per
caso una persona si trovasse in presenza di uno di questi proiettili o
ne stesse a contatto (ad esempio lo tenesse in tasca) continuamente per
un anno, ne riceverebbe una dose di 500 microSievert alla pelle ma molto
meno come dose interna; il rischio di cancro per questa persona sarebbe
aumentato, rispetto alla norma, dell'1 per cento. In base a queste considerazioni
e a molte altre che sul bollettino Sirr sono analizzate minuziosamente
[5], non solo
si puo' ragionevolmente escludere che la Sindrome della Guerra del Golfo
sia da attribuire agli effetti del Du, ma anche ritenere che gli effetti
sulla popolazione residente e sull'ambiente siano quasi trascurabili. Paolo
Volpe Universita' di Torino
1 Nei
veterani USA è stato trovato uranio impoverito nelle urine a 10
anni dalla guerra del golfo
2
Non vi sono gli estremi identificativi di questo incidente per verificare
quanto asserito
3
L'articolista nulla sa dell'altissima incidenza di cancro al polmone nei
minatori d'uranio nota dal 1500?
4
340 tonnellate di DU vennero ammesse dagli USA a seguito di un FOIA
(Freedom Of Information Act), un procedimento che in Italia non esiste.
Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti.
5
Il bollettino SIRR contiene solo scopiazzature e traduzioni di studi USA
di parte [in particolare studi della RAND Corporation che vive esclusivamente
di studi commissionati dal governo USA, uno dei quali, anni fa, suggeriva
l'impiego di proiettili al DU !]