ROMA — Roberto Buonincontro è morto nel febbraio del ‘96 di un linfoma Hodgkin. I medici stavano per iniziare un nuovo ciclo di "chemioterapia ad alte dosi con trapianto di cellule staminali midollari e periferiche". Il giovane è morto prima. Aveva 23 anni. Due anni e mezzo prima, nel luglio del ‘93, era stato congedato dopo il servizio di leva come "addetto alle lavorazioni", svolto interamente nel Poligono Sperimentale d’addestramento Interforze del Salto di Quirra, in Sardegna. Lì, racconta la madre Anna Maria, «era addetto alla pulizia delle armi. Mi raccontava che lavorava indossando una maschera e una tuta. Parlava di armi segrete, d’incontri con militari di altre nazioni, di materiale pericoloso, che gli avevano detto essere radioattivo. Adesso io non so se è solo una coincidenza, ma io do’ colpa della sua morte al servizio militare», ricorda con costernazione la madre. Il poligono di Salto di Quirra, nei pressi di Capo San Lorenzo, è un base utilizzata dalle forze Nato, dove s’addestrano e vengono provati armamenti internazionali; nelle ultime settimane si sono ripetute le denuncie da parte d’associazioni o privati cittadini sul possibile utilizzo o immagazzinamento, lì o nel poligono di Capo Teulada, di proiettili all’uranio impoverito. «Nelle basi sarde non è mai giunto munizionamento DU, depleted uranium», ha dichiarato in gennaio a Repubblica il generale Lunardo, vicecapo della regione militare sarda, ricordando che tutti i tiri effettuati nei poligoni sono registrati.

Falco Accame, ex presidente della Commissione Difesa della Camera e ora a capo dell’Anavafaf, associazione di tutela del personale militare, da anni sostiene che vi sono aspetti poco chiari nella gestione delle basi militari italiane, ovvero che il governo non detenga il pieno controllo di quel che accade e quel che passa in alcune installazioni militari.
(s.ci.)