La Repubblica, 1 febbraio
"Tute e maschere sotto il sole somalo"
I soldati americani erano stati informati dei rischi
http://www.repubblica.it/quotidiano/repubblica/20010201/esteri/12spa.html

 ROMA (s.ci.) - "Mio marito non ha mai parlato direttamente di proiettili all'uranio impoverito, ma nelle sue lettere e nelle sue telefonate riferisce particolari che ora si rivelano indicativi: nella seconda metà di luglio, dopo il bombardamento contro Aidid, mio marito e gli altri soldati giravano per Mogadiscio in pantaloncini e maglietta, c'erano oltre 40 gradi. Mio marito mi disse che invece aveva visto "reparti di soldati americani bardati con mimetiche, maschere antigas, guanti. Strano, in questo caldo infernale", raccontò. Ma non ha mai saputo spiegare perché". La vedova dell'elicotterista di Verona morto di cancro ai polmoni ricostruisce i 7 mesi di servizio del marito in Somalia: "I primi mesi calmi, poi l'attacco americano, le settimane di tensione, fino al ritorno a casa". Il bombardamento a cui si riferisce è quello del 12 luglio ' 93, quando il contingente americano usò gli elicotteri "Cobra", le "cannoniere volanti" (C-130 da trasporto modificati per portare mitragliatrici pesanti, cannoncini e anche un cannone da grosso calibro) per eliminare Aidid, il principale "signore della guerra" somalo. L'operazione fallì, la villa dove si sarebbe dovuto trovare il generale di Mogadiscio venne distrutta, ma lui non fu colpito. Da lì iniziarono le ritorsioni somale, nelle quali rimasero coinvolti anche gli italiani.

 In quell'operazione vennero usati proiettili all'uranio impoverito. I cannoni di cui erano dotati i "Cobra" e altri mezzi d'attacco americani sparavano munizionamento identico a quello che i "cacciacarri" A-10A avevano usato nel Golfo e useranno poi nei Balcani. I militari italiani furono informati dell'operazione 15 minuti prima che essa scattasse e nessuno degli altri contingenti della missione Onu fu messo a parte dell'uso di proiettili DU; invece - come risulta da documenti (come quello riportato sopra, ndr) le truppe americane vennero in formate nell'ottobre del '93 dei possibili rischi provocati dall'esposizione alle polveri di depleted uranium.

 Perciò i militari italiani della missione Ibis, come tutti gli altri uomini dei paesi che parteciparono all'operazione di pace, operarono senza misure di sicurezza. E per un elicotterista come era U. P. era tanto più rischioso, poiché le pale del velivolo in movimento potevano alzare da terra la polvere d'uranio che si era depositata attorno agli obiettivi colpiti con i proiettili DU.

 Per questo motivo associazioni di tutela del personale militare come la Anavafaf chiedono che gli organismi istituiti per indagare sul caso- uranio, ascoltino anche i vertici del contingente italiano in Somalia - ovvero i generali Fiore e Loi - per sapere se le zone d'operazione dei reparti coincidono con le zone dove sono stati sparati proiettili all' uranio.