La Repubblica
8 gennaio
"Radiazioni per più di dieci anni"
Uranio, in Bosnia la stessa sindrome del Golfo
Uno studio inglese sulle armi usate nelle due guerre: in
Iraq ancora rischi altissimi. Allarme tra i reduci
http://www.repubblica.it/quotidiano/repubblica/20010108/esteri/11iraq.html
di STEFANO CITATI

GLI STUDI di un ricercatore britannico stanno mettendo in dubbio una delle rare certezze degli esperti sanitari sui rischi dell'uranio impoverito. Il dottor Chris Busby tre mesi fa ha compiuto dei rilevamenti radiologici in Iraq, viaggiando nelle città di Bagdad e Bassora (nel sud) e nelle zone di guerra al confine con il Kuwait, dove nell'inverno '91 furono usati quasi un milione di proiettili DU (depleted uranium). Dai campioni di terreno prelevato è risultato che la contaminazione da uranio è pressoché insignificante, ma dai campioni di aria risulta che le radiazioni ionizzanti nelle zone della battaglia tra alleati occidentali e truppe di Saddam sono da 10 a 20 volte superiori a quelle delle città prese in esame.

Le analisi - rivelate ieri dall'Observer - smentirebbero quello che tutti gli esperti militari affermano, ovvero che le particelle di uranio rilasciate dalla cobustione prodotta nell'impatto del proiettile con la corazza si disperderebbero in tempi rapidi nell'aria. Secondo i medici il rischio di contaminazione è alto solo quando si entra in contatto - attraverso la respirazione - con la polvere d'uranio che ricade per circa 50 metri attorno all'obiettivo colpito subito dopo l'esplosione. Nel tempo di pochi giorni le particelle vengono disperse e gran parte della radioattività s'esaurisce. Secondo i dati di Busby - che aveva già teorizzato l'ipotesi in un documento inviato al gruppo di lavoro della Royal society sull'uranio impoverito l'anno scorso - le particelle di uranio rimangono nell' aria per un tempo lunghissimo. "Centinaia di soldati sono malati dalla Guerra del Golfo e il ministro della Difesa Geoffrey Hoon) non ha preso nessuna misura per garantire la salute e la sicurezza dei suoi soldati", ha ieri affermato un portavoce dell'associazione che riunisce i reduci della Gulf war e ai quali si potrebbero adesso aggiungere le migliaia di soldati in missione in Bosnia e in Kosovo.

Sempre ieri rivelazioni della stampa hanno dato nuovi motivi di protesta e di preoccupazioni per le truppe di sua maestà britannica: proiettili all'uranio impoverito venivano usati dall'aviazione britannica non solo in guerra, ma anche nelle esercitazioni in patria. Da dieci anni regolarmente nei poligoni di tiro vengono sparati dardi DU, dei quali i britannici sono convinti utilizzatori. Un funzionario dell'esercito ha raccontato al Sunday Telegraph che le munizioni con l'uranio impoverito sono state provate nei campi di tiro di Eskmeals, nella Contea di Cumbria (Inghilterra nord-occidentale), e in quello scozzese di Solway Firth negli ultimi 10 anni. Inoltre, il ministero della Difesa ha utilizzato il campo di Lulworth, nella Contea di Dorset (Inghilterra meridionale), per provare tale munizionamento.

Nella schiera dei paesi europei dove la questione uranio sta mettendo in allarme opinione pubblica, politici e Forze armate è entrata da ieri anche la Svizzera: I 900 soldati svizzeri che hanno prestato, o stanno prestando, servizio nei Balcani saranno sottoposti a controlli medici che accertino che non siano stati contaminati da proiettili contenenti uranio impoverito. Due anni fa un ufficiale svizzero che aveva prestato la sua opera in Bosnia è morto di leucemia; ma per l'ufficio medico dell'esercito è "fortemente improbabile" un rapporto di causa ed effetto tra proiettili all'uranio impoverito e morte dell'ufficiale. Attualmente si trovano in Kosovo 153 soldati svizzeri.