La Repubblica, 31 dicembre
Parla il generale Federici, comandante dell'Arma nel '95
"E' urgente e irrinunciabile che si indaghi a fondo"
"Nessuno mi avvisò dei rischi e io mandai anche mio figlio"
http://www.repubblica.it/online/mondo/uranio/federici/federici.html
di LIANA MILELLA

ROMA - La sua prima reazione è "per quel povero ragazzo che è morto". L'ex comandante generale dell'Arma Luigi Federici - un generale degli alpini che non s'è mai tirato indietro dal difendere i suoi uomini in modo accalorato e senza pensare alle conseguenze "politiche" - dice subito: "Può sembrare perfino pleonastico, ma mi addolora che un carabiniere abbia perso la vita". La seconda reazione, invece, è per "ristabilire una verità". Questa: "Nessun comandante che meriti questo nome mette a repentaglio la vita dei suoi uomini. Quando mandavamo i nostri ragazzi in Bosnia non sapevamo nulla di possibili pericoli relativi a proiettili all'uranio".


Proprio sotto il suo comando, generale Federici, tra il '93 e il '97, i primi carabinieri sono partiti per l'ex Jugoslavia. Lei è sicuro di non aver mai avuto notizia di rischi di radioattività che potevano correre?

"Le posso fornire una prova che mi riguarda personalmente. Perché a quella guerra ha partecipato, come maggiore degli alpini, anche mio figlio Franco. Le pare proprio che avrei mandato lì mio figlio sapendo prima che correva dei rischi al punto da poter morire? Noi che avevamo un'alta responsabilità di comando non sapevamo allora, né sappiamo adesso, alcunché di tutta questa storia. Del resto, mi pare che oggi il ministero della Difesa abbia scelto una via giusta da seguire".

Lei condivide la scelta della commissione?

"L'aver istituito un gruppo presieduto dal professor Mandelli per accertare gli aspetti medico-scientifici di queste patologie tumorali emerse mi pare un'ottima soluzione. E fino ad allora, cioè fino a quando non ci saranno dei risultati certi, non si potranno esprimere giudici aprioristici. Non solo: di questa questione si sta occupando anche il procuratore militare Antonino Intelisano, di cui conosco bene l'attenzione e la puntualità. E anche questa mi pare una garanzia di accertamenti seri e accurati".

Tuttavia un'associazione come Unarma diffonde la notizia che un carabiniere è morto di tumore, la sua famiglia lo conferma e tutti si chiedono se i nostri militari che partono per missioni all'estero siano andati e vadano allo sbaraglio.

"Per tutto il personale impiegato in queste missioni il livello di attenzione è altissimo: non solo vengono vaccinati contro qualsiasi possibile malattia, ma preparati anche sui possibili rischi ambientali. Insomma, ognuno parte disponendo del necessario background sulla zona in cui si troverà a vivere. E dopo il lavoro compiuto all'estero, ognuno viene sottoposto a un esame sanitario. Comunque sa cosa le dico? Ben venga quest'indagine e ogni genere di accertamenti se servono per verificare che cos'è veramente accaduto, perché la salute dei nostri uomini viene sempre al primo posto".

Scusi se insisto: ma risulta difficile credere, con le notizie oggi in nostro possesso, che nessuno dei comandanti in carica durante la guerra in Bosnia prima e in Kosovo poi non sia mai stato informato dalla Nato dell'uso di proiettili all'uranio. Lei è certo di essere stato all'oscuro?

"Tra il '95 e il '96 sono stato sia a Mostar che a Sarajevo per incontrare i miei carabinieri. E non ho avuto il minimo sentore di un problema del genere. Anzi, posso dire di più: una simile emergenza non è mai esistita. E comunque, oggi che tutta la questione è venuta fuori è giusto che si trovi al più presto una risposta. È interesse di tutti svolgere un'indagine seria e approfondita perché sarebbe aberrante continuare a sbagliare. Ma una parola definitiva può metterla solo la commissione d'indagine e poi la procura militare".

Che ne pensa di chi dice che la commissione serve solo per coprire le responsabilità del ministro della Difesa?

"Conosco Mandelli, so che è il migliore specialista sulle patologie tumorali. E Intelisano ha già dimostrato di essere l'uomo giusto al posto giusto. Faranno il loro dovere fino in fondo".

Dopo la denuncia di Unarma cosa dovrebbero fare i carabinieri?

"La mia risposta rimane sempre la stessa. È urgente, indispensabile e irrinunciabile che si indaghi a fondo - e debbono farlo anche i carabinieri - per tranquillizzare e dire una parola chiara anche agli uomini che, in queste stesse ore, sono impegnati nei Balcani".

Il carabiniere Colombo, dopo il ritorno in Italia, ha vissuto un'odissea ospedaliera. Il suo caso non poteva essere scoperto prima?

"Di questo bisognerebbe parlare con i medici. Quando un giovane perde la vita, il fatto è così grave che tutti i passi compiuti possono essere messi in discussione. La morte di un ragazzo di 30 anni lascia sconvolti e si è portati a cercare possibili trascuratezze o omissioni. Tutto questo è nell'ordine delle cose. Se ci sono delle responsabilità devono essere accertate. Ma bisogna mettere un punto fermo al più presto pensando alle missioni future".

Come risponde ai nostri militari che si lamentano di missioni all'estero malretribuite e insicure?

"Il trattamento economico - per i militari e in particolare per i carabinieri - è scandaloso non solo quando sono all'estero, ma anche in Italia. Ed è il segno che il governo non guarda alle forze armate e dell'ordine in modo adeguato. Però questo non c'entra nulla con i controlli e con la preparazione per chi va all'estero per i quali viene fatto tutto il possibile. In ogni caso quando, come sta avvenendo ora, esplode un nuovo problema non resta che affrontarlo e aggiornare i comportamenti sulla base dell'esperienza".

(31 dicembre 2000)



Commento: caro Generale Federici, Lei è stato tradito, questa è la triste verità! Il Pentagono aveva realizzato ben tre video sul DU nel 1995 (di due avevamo messo le foto online già dal settembre 1999: "Contaminated and Damaged Equipment Management Operations" P/N 710494 e "Depleted Uranium Hazard Awareness" P/N 710493) per addestrare i soldati: non vennero mai utilizzati perché illustravano troppo chiaramente i pericoli di queste armi. Una copia dei video la demmo a Telepadania (che ne trasmise degli estratti), a Striscia la Notizia e a RAI-TRE nel 1999 (che trasmise un minuto). Un estratto è stato trasmesso da Channel Plus in Francia nel febbraio 2000. I traditori sono NELLA Nato, e mi consenta, comincerei ad indagare su Javier Solana per almeno tre motivi:

1) venti anni fa manifestava contro l'ingresso della Spagna nella Nato;

2) ha fatto un comunicato stampa ieri dove dice che sarebbero "antidemocratici" quelli che tirano fuori il problema dell'uranio, come a dire che i militari,i volontari ed i carabinieri muoiono per fargli dispetto;

3) oggi lavora per i servizi francesi (deviati dalla lobby nuclearista CEA-SIEMENS, la TOPCO), e precisamente nell'Unité Politique de Planification et d'Alerte Rapide della DGSE;

Non Le pare che questo sia in contrasto con la carica EUROPEA che Solana dovrebbere svolgere al PEC? Quante altre mucche pazze e finti virus ci farà digerire per nascondere la verità sulla contaminazione radioattiva?

Prevengo la Sua risposta: al contrario di quanto crede, gli hanno fatto credere e vorrebbe farci credere Francesco Gironda (gli ho telefonato l'altroieri per gli auguri, da avversari che siamo, ma con onore), che a forza di fare la guerra psicologica agli altri si è convinto da solo, non è scientificamente possibile creare una super-razza immune dall'effetto delle radiazioni (se non ci crede, chieda lumi a Luttwak, l'unico buono nel CSIS, oppure al Nobel Kary Mullis). L'unica soluzione logica, e pure strategica, è di smettere subito l'inquinamento radioattivo e di dare un'occhiata, come sta facendo finalmente Mandelli, ai componenti della soluzione ai retinoidi del Prof. Di Bella. Ma non solo, anche agli antiossidanti ed ai flavonoidi che pare riescano a ridurre l'effetto delle radiazioni ionizzanti. Ma cosa mai possiamo aspettarci da un ministro Veronesi che non ha chiesto di eliminare l'accordo mafioso alla base di tutte queste "incertezze scientifiche" e studi "mai" fatti? Inoltre, la giornalista dell'articolo di cui sopra ci conosce da tempo (virtualmente, via e-mail), come mai non le hanno fatto scrivere niente prima? Ultima cosa, se "certi" carabinieri invece di perseguitare l'appuntato scelto Valerio Mattioli, che merita una medaglia al valore Costituzionale, investigassero su cose che hanno un senso, forse avremmo oggi qualche morto in meno, non Le pare?