La Repubblica, 30 dicembre
Paura tra i volontari
"Subito test accurati"
Il Belgio chiede un'indagine europea sui casi sospetti
http://www.repubblica.it/quotidiano/repubblica/20001230/esteri/07bosn.html

ROMA - Ora l'allarme si diffonde anche fra poliziotti e volontari: tutti quelli che hanno lavorato in Kosovo, un centinaio di persone in tutto, chiedono adesso analisi e controlli. Secondo Giovanni Aliquò, responsabile dell'Associazione nazionale funzionari di polizia, i funzionari di Ps hanno lavorato in un ambiente "innaffiato" di proiettili ad uranio arricchito. Il rappresentante delle forze di polizia chiede "screening rigorosi, non demandati ai comandi".

Anche per i volontari è allarme. Giovanni Caselli, rappresentante governativo per la missione Arcobaleno, ha segnalato al governo i diversi problemi sanitari registrati dalle persone che hanno lavorato nelle zone "contaminate", soprattutto in Bosnia. Per tutti sono stati chiesti controlli medici accurati. Una richiesta in questo senso è giunta anche dal Consorzio Italiano di Solidarietà, che coordina il lavoro di numerose associazioni di volontariato, e che denuncia i pericoli per la popolazione civile.

E l'allarme per la "sindrome dei Balcani" si diffonde anche fuori dai confini italiani: ieri il ministero della Difesa portoghese ha deciso di far sottoporre 900 soldati che hanno prestato servizio in Kosovo a esami per verificare se siano stati contaminati da radiazioni dovute all'uranio impoverito. Lo ha annunciato lo Stato maggiore generale delle Forze armate, spiegando che i militari hanno a loro disposizione assistenza medica permanente. I partiti d'opposizione hanno chiesto che venisse fatta piena luce sulla vicenda anche sull'onda della denuncia fatta dal padre di un soldato morto tre settimane dopo il suo rientro dal Kosovo. Fonti militari di Lisbona hanno negato che il decesso del paracadutista Hugo Felipe de Costa Paulino abbia nulla a che vedere con i proiettili all'uranio impoverito in dotazione alla Nato. Ma il padre, Luis Paulino, ha dichiarato al quotidiano Publico che il figlio aveva accusato gli stessi sintomi di tre militari italiani morti di leucemia al ritorno da missioni nei Balcani e ha preannunciato che chiederà l'esumazione della salma del ragazzo. Anche il Belgio si è mosso ufficialmente: il ministro della Difesa Andrè Flahaut ha proposto di analizzare la "sindrome" a livello europeo in una lettera inviata al collega svedese Bjorn von Sydow, il cui paese assume per sei mesi la presidenza di turno dell'Ue da lunedì prossimo. I problemi di salute dei militari che hanno partecipato a missioni di pace nei Balcani dovrebbero essere "analizzati e dibattuti per la prima volta a livello europeo", ha scritto il capo della diplomazia del Belgio.