23 dicembre 2000
La Repubblica
Pagina 15
"Uranio, l'esercito sapeva"
La Nato risponde a Mattarella: "Avevamo avvisato dei pericoli"
Le bombe "speciali" sulla Bosnia erano note. Polemica sui meccanismi d'informazione tra alleati
http://www.repubblica.it/quotidiano/repubblica/20001223/esteri/15nat.html

ROMA (s.ci.) - Nessun segreto. L' uso dei proiettili in Bosnia non è stato nascosto dalla Nato; casomai il ministro della Difesa italiano non è stato avvertito dai comandi militari. La risposta dei vertici dell' Alleanza atlantica non è ufficiale, ma in molti ieri a Bruxelles hanno espresso "sorpresa" per le dichiarazioni di Mattarella. "Non commentiamo le prese di posizione da parte di Stati membri", è la dichiarazione che esce dal comando Nato. Nel privato le fonti militari escludono prima di tutto che vi siano stati trattamenti di favore verso alcuni dei comandi alleati e spiegano che "l'utilizzo di armi DU (depleted uranium) nelle operazioni in Bosnia non è un segreto da anni e non c'è stato in sede Nato alcun tentativo di nasconderlo".

Poi aggiungono una considerazione che è un'accusa: le informazioni sull'uso di proiettili all'uranio impoverito non abbiano compiuto a suo tempo in Italia l'intero percorso dai livelli militari ai responsabili politici. "Il problema sanitario - hanno osservato a Bruxelles - non è emerso fino a tempi molto recenti (ovvero fino a quando sono stati rivelati i casi di leucemia fra i soldati). È possibile che i livelli superiori non siano stati informati dai militari. Insomma, per i generali Nato, vi sarebbe stato un black-out nel collegamento informativo tra il livello politico (il ministero della Difesa) e lo Stato Maggiore.

Poco prima che venissero fatte le dichiarazioni da Bruxelles, a Roma fonti all'interno dell'Esercito avevano sostenuto più o meno lo stesso. Commentando le dichiarazioni di ieri di Mattarella sul fatto che la Nato avesse confermato solo dopo sua insistenza l'uso di proiettili DU, veniva detto a Repubblica che "forse il ministro non è stato informato dal comando militare, poiché risulta evidente che informazioni del genere fossero disponibili". Anche l'Osservatorio per la tutela delle Forze armate che riunisce le famiglie dei militari (tra cui quelli ammalatisi dopo le missioni in Bosnia), riconosce che "Mattarella ha dimostrato di aver preso piena coscienza del ministro". Perciò vi sono state carenze d'informazione sia al livello superiore (politico) che inferiore (la truppa) e la documentazione disponibile (o recuperabile dai comandi di altri paesi dell'Alleanza) è stata rilasciata con ritardo". "La gestione del personale è andata male", conferma un membro del Cocer, il "sindacato" militare. "C'è stata una défaillance".

Altro che défaillance, accusa Falco Accame, ex presidente della Commissione Difesa della Camera: "Gli Usa sostengono di aver utilizzato armi all'uranio impoverito nell'operazione "Deliberate Force", dal 30 agosto al 14 settembre del '95". "Tradimento dei militari" dunque, sostiene il deputato verde Mauro Paissan: "I militari italiani avrebbero nascosto ai politici la verità. Insomma l'Italia sapeva, ma forse non sapevano i politici. Saremmo dunque di fronte a una sorte di tradimento del rapporto di fiducia da parte delle gerarchie militari".

A rafforzare la tesi che dell'uranio impoverito molto si potesse sapere le dichiarazioni di padre Benjamin esperto degli effetti dell'uranio in Iraq che ricorda come il 29 settembre del '99, la commissione Affari Esteri della Camera ha approvato una risoluzione che impegnava il governo a istituire una commissione tecnico-scientifica, chiedere al governo Usa di mettere a disposizione le informative sull'utilizzo delle armi all' uranio, e proporre la costituzione d'una commissione europea. La commissione è nata solo ora.