20 ottobre 2000
La Padania
Il ministero dell’Ambiente conferma l’inquietante analisi fatta già mesi fa dalla Lega Nord
Militari italiani a rischio uranio
Kosovo, ai nostri soldati sono toccate le zone più contaminate
di Gianluca Savoini

 Più di 40 siti dei 112 colpiti in Kosovo da proiettili ad uranio impoverito si trovano nella zona di competenza del contingente italiano. Questo quanto emerge da una prima elaborazione dei siti colpiti compiuta dal ministero dell’ambiente sulla mappa resa nota a settembre scorso dalla Nato a Ginevra. Nella zona italiana manca ancora l’elaborazione dell’area intorno a Pec, in cui però non ci sono molte zone colpite da proiettili all’uranio impoverito.

 «La media di proiettili per ogni sito - ha detto il sottosegretario all’ambiente Valerio Calzolaio - è di 300. Ma secondo le informazioni ricevute dalla Nato ci sono aree in cui sono caduti 60-70 proiettili ed altre in cui si arriva a più di 900». La più alta concentrazione di siti a rischio uranio impoverito si trova nella parte meridionale della zona italiana perché - hanno spiegato gli esperti del Cisam, il Centro studi militari - ci sono alcune strade importanti di collegamento con l’Albania e l’aeroporto di Djackovica. Nonostante l’alta concentrazione di aree colpite, però, secondo gli esperti rischi per il contingente militare non ce ne sono. «Tre campagne di analisi - ha detto Vittorio Sabbatini, del Cisam,- hanno dimostrato che non ci sono rischi per i militari italiani. Tutti i valori riscontrati rientrano nella norma». «Che non ci siano rischi per il contingente militare italiano in Kosovo dovrà stabilirlo una commissione d’inchiesta apposita - ribatte Edouard Ballaman, il deputato della Lega Nord che già lo scorso anno aveva affrontato lo spinoso argomento -. Noi abbiamo già presentato un disegno di legge per istituire tale commissione. Ma l’inchiesta non dovrà essere condotta dai nuclei batteriologici e chimici delle forze armate, altrimenti sarebbe come affidare ai periti dell’aereonautica militare l’inchiesta sulla strage di Ustica». Ballaman rileva inoltre come, guarda caso, le truppe americane si siano disposte ad un centinaio di chilometri di distanza dalla zona crivellata dai proiettili radioattivi. «Saranno gli italiani e gli altri militari di provenienza europea a restare a diretto contatto con l’area pericolosa - spiega il parlamentare del Carroccio -. Gli americani, del resto, sanno bene cosa sia l’uranio impoverito, grazie alla Guerra del Golfo contro Saddam Hussein». Tutte le interrogazioni parlamentari e la serie di “question time” provenienti dai banchi della Lega naturalmente non hanno ottenuto risposte soddisfacenti da parte del governo. «La loro parola d’ordine è: minimizzare, sempre e comunque - conclude Ballaman -. Adesso però anche il sottosegretario Calzolaio non può fare a meno di segnalare quello che noi avevamo già descritto molti mesi fa».