Ballaman: per il metallo radioattivo in Kosovo tutto è fermo al 25 maggio
Uranio, commissione scomparsa
Gli esperti di prim’ordine non sono al lavoro. Perché?
http://www.lapadania.com/2000/settembre/29/29092000p09a4.htm
di Pier Luigi Pellegrin

 Dal governo romano ancora misteri sul problema dell’uranio impoverito. Dopo le reticenze del ministro della Difesa, Sergio Mattarella, sono arrivate anche le “sparizioni”. Si è letteralmente dileguata nel nulla, infatti, la commissione tecnico - scientifica voluta dal ministero dell'Ambiente. L’obiettivo doveva essere quello di stabilire la pericolosità dell’uranio impoverito usato in Kosovo ed i suoi effetti sull’uomo e sull'ambiente. Iniziativa senz'altro lodevole, se non fosse per il fatto che dallo scorso 25 maggio, data della sua prima e per ora unica riunione, la commissione sembra essersi disintegrata. Su questo fatto il deputato leghista Edouard Ballaman, ha inviato, come preannunciato dopo il question time con Mattarella, un’interrogazione parlamentare al ministero dell’ambiente.

Si infittisce ulteriormente, dunque, la ragnatela fatta di negazioni e reticenze con la quale l’attuale governo sembra voler soffocare le scandalose vicende legate all’U - 238. «Oramai è chiaro - afferma Ballaman - che fino a quando non sarà istituita la Commissione d’inchiesta voluta dalla Lega, il centro sinistra continuerà a coprire tutto, facendo finta di niente. Sapendo, per giunta, che le malattie provocate dall’uranio impoverito hanno un decorso piuttosto lungo, preferiscono lavarsene le mani perché, tra non molto tempo, non saranno più dove si trovano adesso. Non vorrei, tra l'altro, che i componenti della commissione fossero pure pagati, dopo che non fanno assolutamente nulla».

Per gettare fumo negli occhi, comunque, non si è certo lesinato sui nomi. Basta leggere l'elenco dei soggetti chiamati a far parte della commissione: l’Anpa (Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente), il Cnr (Centro Nazionale Ricerche), l’Enea (Ente Nazionale per le tecnologie di Energia ed Ambiente), il Cisam (Centro Interstudi Applicazioni Militari) di Pisa, l’Istituto Superiore di Sanità, l'università Romatre e l’Università di Urbino. C’è da credere che se questi enti si fossero messi al lavoro sarebbero sicuramente arrivati a conclusioni importanti. «In effetti - conferma Ballaman - questo potrebbe essere uno dei motivi per cui la commissione non si è messa in moto. Ma il fatto che non sia mai stata convocata dal 25 maggio mi fa credere che questa voleva essere, fin dall’inizio, una pura operazione di facciata. Non dimentichiamoci che un’eventuale ed approfondita indagine scientifica avrebbe potuto comportare esiti assai negativi sia per il governo che per i vertici militari».

Anche la procura militare di Roma ha avviato, in questi giorni, un’indagine sulla questione U - 238. «Se si vuole arrivare alla verità - commenta Ballaman - ribadisco la necessità di una commissione d’inchiesta. Sono convinto, infatti, che anche l’indagine avviata dal procuratore Antonino Intelisano rischi seriamente di fare la fine della commissione. Non dimentichiamoci che le gerarchie militari non hanno alcun interesse a colpire i loro vertici. Sappiamo tutti, inoltre, quanto la storia italiana sia intasata da coperture ed insabbiamenti».