KOSOVO / Ballaman: la commissione scientifica che studia gli effetti dell’U238 tace dal 25 maggio
«Il governo nasconde la verità»
Smentendo la Kfor, Mattarella nega qualsiasi malattia dei nostri militari
http://www.lapadania.com/2000/settembre/28/28092000p05a1.htm
di Pier Luigi Pellegrin

Roma - Ancora una volta a Roma insultano la verità. La reticenza del governo italiano, infatti, questa volta sta cercando di coprire la questione dell’uranio impoverito. Lo si è visto chiaramente ieri, nella risposta al question time che il ministro della Difesa, Sergio Mattarella, ha dato ad un’interrogazione presentata dal parlamentare leghista Edouard Ballaman. L’esponente del Carroccio, inoltre, ha scoperto che nei mesi scorsi il ministero dell’Ambiente aveva istituito una commissione tecnico-scientifica per indagare sugli effetti dell’U238.

 Peccato che sulle attività di questo organismo non si sappia più nulla dal 25 maggio. Riprendendo le voci, di fonte Nato, su alcuni casi di leucemia tra i soldati italiani, Ballaman ha chiesto a Sergio Mattarella quali iniziative avesse adottato il governo, per tutelare la salute degli uomini impegnati in Kossovo. Durante il famigerato conflitto dello scorso anno in suddetta zona sono stati sganciati ben 31mila proiettili anticarro (pari a circa nove tonnellate) all’uranio impoverito. Una sostanza fortemente radioattiva capace di mettere a repentaglio, anche a distanza di mesi, la salute degli esseri umani presenti nei luoghi delle operazioni. Ballaman, poi, ha anche posto l’accento sulle eventuali colpe della Difesa italiana, che  non avrebbe assolutamente protetto dal rischio radioattivo gli uomini impiegati nelle missioni in Kossovo. Al contrario di quanto fatto da altre forze armate, ad esempio quelle olandesi, che hanno drasticamente ridotto le dimensioni del loro contingente. Al termine del suo intervento l’esponente del Carroccio ha domandato al governo di adoperarsi affinché le armi contenenti uranio impoverito siano considerate come armi non convenzionali e, quindi, armi da proibire. Lo stesso principio che, sempre su sollecitazione di Ballaman, ha annunciato di voler seguire il presidente dell’Osce, Adrian Severin. Nel question time, Mattarella ha scelto di replicare negando ogni addebito. Unica concessione: l’impegno contro le armi “inumane”. Le promesse, si sa, non costano nulla. Il primo passo falso arriva subito. «Posso riaffermare - ha sostenuto Mattarella - che, ad oggi, nessun militare del nostro contingente in Kossovo è rientrato per leucemia o per casi sospetti di questa malattia». In questo modo Mattarella ha, di fatto, smentito quanto sostenuto dal Kfor (il nucleo di intervento Nato che verifica la radioattività nei territori bombardati), che in un dispaccio aveva dato notizia che tra i militari italiani si erano verificati due casi di rimpatrio causati da sintomi di leucemia. «O non facciamo più parte della Nato – avrà modo di commentare più tardi Ballaman - oppure si vuole nascondere la verità, non tanto ad un parlamentare dell’opposizione, quanto a 7mila famiglie preoccupate per il destino dei loro figli». Non contento, Mattarella ha proseguito sulla stessa strada intrapresa nella prima risposta. «Tutti i rilevamenti effettuati - ha sfacciatamente dichiarato - sono al di sotto dei limiti previsti dalle norme italiane». Non si capisce, allora, per quale motivo sia stato precipitosamente abbandonato il valico di Morini. Su questo fatto Ballaman aveva depositato un’interrogazione lo scorso mese di agosto. Le parole di Mattarella non rappresentano certo una risposta. E, sempre nello stesso periodo, il leghista aveva presentato anche un altro quesito, nel quale si chiedeva come mai i soldati rientrati dal Kossovo venissero vivamente consigliati di effettuare esami medici tipici per la leucemia, per giunta a spese loro. A tale proposito, la verità che Mattarella si porta in tasca è un’altra. «I militari italiani che prestano servizio all’estero - ha risposto il ministro - al loro rientro vengono, per precauzione, sottoposti a verifiche mediche di controllo». Qui si deve dargli atto che in effetti lui non ha specificato se queste visite servono o meno a verificare eventuali contaminazioni. Ma se questa non è proprio una bugia, di certo la verità è un’altra cosa. «Gli avranno scritto male le risposte - ironizza amaramente Ballaman - d’altronde non è neppure la prima volta che dal ministero escono notizie contraddittorie: il giugno di quest’anno proprio Mattarella aveva detto che in Kossovo non c’erano rischi, mentre il 23 marzo il sottosegretario Calzolaio disse che la situazione non era per nulla tranquillizzante. Confermando così che, dopo la “sindrome del Golfo”, si stava materializzando la “sindrome dei Balcani”. Resta, comunque, il solito vecchio sistema democristiano che continua a mistificare ed a nascondere la verità, fornendo risposte che hanno il sapore della presa in giro». Da fonti riservate Ballaman è venuto a conoscenza di un ulteriore episodio che testimonia il livello di approssimazione e di confusione con il quale questo governo ha affrontato il problema U238. Il ministero dell’Ambiente, infatti, ha istituito una commissione tecnico-scientifica per indagare sull’uso dei proiettili ad uranio impoverito nel conflitto del Kossovo e di suoi effetti sulla sicurezza umana e sulla salvaguardia dell’ambiente. Apparentemente si trattava di una cosa seria, essendovi coinvolti numerosi enti: l’Anpa (Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente), il Cnr (Centro Nazionale Ricerche), l’Enea (Ente Nazionale per le tecnologie di Energia ed Ambiente), il Cisam (Centro Interstudi Applicazioni Militari) di Pisa, l’Istituto Superiore di Sanità, le università di Roma e di Urbino. Di fatto si è trattato di molto rumore per nulla. La commissione, è questa l’amara verità, dopo essersi riunita per prima ed unica volta il 25 maggio scorso, non ha più dato segni di vita. Ballaman ha perciò annunciato che nei prossimi giorni (ma probabilmente oggi stesso) presenterà un’interrogazione al riguardo. «È evidente - conclude il parlamentare leghista Ballaman - che questa commissione è stata istituita come alibi, giusto per far vedere che stavano facendo qualcosa. Poi, per evitare che creasse problemi, l’hanno lasciata al palo di partenza. Tutto ciò dimostra che l’unica strada da percorrere rimane quella della commissione di inchiesta, che la Lega Nord rivendica da tempo».