La Lega vuole una commissione di inchiesta che indaghi sul rischio contaminazione
Non vogliamo una “sindrome Kosovo”
Ballaman: «Ci dicano che rischi hanno corso i nostri militari»
http://www.lapadania.com/2000/settembre/22/22092000p05a3.htm
di Pier Luigi Pellegrin

 «Per i nostri ragazzi in Kossovo potevano, e dovevano, essere adottate idonee misure precauzionali contro il rischio di contaminazione da uranio radioattivo. Perché non lo si è fatto?». Era il giorno di ferragosto quando, sulle pagine de la Padania, il leghista Edouard Ballaman concludeva con queste parole la sua ennesima denuncia su quanto stava accadendo nel Kosovo.

 Proprio in quei giorni, infatti, alcuni militari gli avevano segnalato due nuove preoccupanti situazioni: lo sgombero improvviso (radioattività?) del valico di Morini (tra Kosovo ed Albania), ed alcune visite mediche “sospette” (per giunta di tasca propria) che le autorità militari avevano consigliato ai soldati rientrati in Italia. Su questi due episodi un mese fa erano partite puntualmente le interrogazioni parlamentari. Oggi, da poco riaperti i lavori alla Camera, la Lega torna alla carica con una proposta di legge per l’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta che indaghi sui rischi di contaminazione da U – 238 (questa la sigla dell’uranio impoverito), corsi dai militari italiani in missione.

 « È probabile, però, che nella sua relazione alla magistratura la Commissione possa indicare anche le responsabilità di quanto avvenuto, perché se si parla di rischi, viste le notizie sui casi di leucemia tra i soldati, i dubbi sono molto pochi: in Kossovo si muore di uranio impoverito. E pensando quanto ne è stato adoperato nel conflitto dello scorso anno non c’è nemmeno da rimanere stupiti. È quindi di vitale importanza che la Commissione penetri quel muro di coperture e silenzi che fino ad oggi ha coperto questo caso».

 Lo conferma anche Ballaman, primo dei firmatari che hanno proposto la Commissione, insieme agli altri leghisti Giancarlo Pagliarini, Fabio Calzavara e Cesare Rizzi. «Le poche volte che le nostre interrogazioni hanno ricevuto delle risposte su questo caso – spiega il deputato pordenonese – queste sono sempre state totalmente insufficienti e tendenti più che altro a tutelare i vertici militari. Vale a dire quelle persone che con assoluta irresponsabilità, se non addirittura volontà criminale, hanno mandato allo sbaraglio i nostri ragazzi, senza dare loro alcuna possibilità di proteggersi dalle contaminazioni dell’U – 238. Questo è il classico muro di gomma che deve essere al più presto abbattuto, soprattutto se vogliamo evitare di trovarci molti morti sulla coscienza, oppure la nascita di feti deformati dalle radiazioni, come ben sanno i reduci americani della guerra in Iraq, loro la chiamano “sindrome” del Golfo. Noi dobbiamo fare in modo che a distanza di dieci anni non si parli ancora, com’è nel loro caso, di sindrome del Kossovo».

 «Diventa fondamentale, quindi, che nella popolazione e nella classe politica si arrivi a percepire l’importanza di avere una mappa reale della contaminazione - spiega l’esponente del Carroccio - in modo che si possa tutelare nel migliore dei modi tutte le persone che si sono recate in Kossovo. Non solo i militari, ma anche i volontari».

 Un vigoroso invito a fare sul serio proviene anche dal parlamentare Cesare Rizzi. «Quelli del Governo – commenta aspramente il parlamentare della Lega Nord – non si preoccupano perché la vita in pericolo non è la loro. Ma se hanno intenzione di non fare niente fino a che i nostri ragazzi non moriranno io li avverto: noi non staremo a guardare».  L’U – 238, però, non rappresenta un pericolo solamente in zone di guerra. Sono sempre più numerosi, infatti, i casi in cui l’uranio impoverito viene impiegato ad uso civile, come hanno spesso riportato i comitati di Stop U – 238 e dell’Oea (l’Osservatorio Etico Ambientale). «Non è più tollerabile – conclude l’onorevole leghista Edouard Ballaman – che si utilizzi l’U–238 per produrre, ad esempio, quelle parti di aerei che, nel caso il velivolo precipiti, si incendiano provocando la volatilizzazione delle particelle radioattive e la conseguente contaminazione di uomini e cose».