24 Novembre
La Repubblica
Riaperto, dopo 3 anni, un caso accaduto in Sassonia
I genitori, lui iracheno lei tedesca, hanno indagato in proprio
Germania, cinquanta neonazisti seviziarono e affogarono bimbo
Il piccolo, 6 anni, venne picchiato e ucciso in una piscina pubblica davanti a 250 persone. Nessuno intervenne
http://www.repubblica.it/online/mondo/neonazis/assassini/assassini.html
dal nostro corrispondente ANDREA TARQUINI

BERLINO - Atroce infanticidio razzista ad opera dei neonazisti nell'ex Germania orientale. Un bimbo di sei anni, Joseph, è stato pestato e torturato con scosse elettriche, poi stordito con un narcotico e affogato in una piscina. Gli assassini nostalgici di Hitler si sono accaniti in cinquanta contro il piccolo e contro sua sorella Diana, allora dodicenne, che ha assistito terrorizzata al bestiale crimine.

E' accaduto il 13 giugno 1997 nella cittadina sassone di Sebnitz, ma allora incredibilmente la magistratura archiviò il caso come "morte per annegamento accidentale". Solo la tenacia con cui i genitori - Saad, di origine irachena, e Renate, tedesca, entrambi medici - hanno cercato e raccolto i ricordi di testimoni oculari, ha portato alla riapertura del caso e all'arresto di tre sospetti, due ragazzi e una ragazza.

Ma per tre lunghi anni l'orrendo delitto sembrava destinato a restare coperto dall'omertà degli abitanti del posto. Molte persone, in quel caldo pomeriggio, erano alla piscina "Dr. Petzold", teatro del massacro, ma nessuno ha mosso un dito per aiutare il piccolo e sua sorella, nessuno ha reagito alle sue disperate grida di aiuto. E' stata oggi la Bild, il quotidiano popolare del gruppo Springer, a denunciare il caso all'opinione pubblica sparandolo in apertura di prima pagina e gettando nello sgomento i suoi oltre sei milioni di lettori e il paese intero.

Erano in cinquanta, con scarponi anfibi e teste rasate, gli squadristi del gruppo Skinhead Saechsische Schweiz che hanno fatto irruzione nella piscina. Si sentono le spalle coperte dalle autorità a Sebnitz, dove la Npd (il partito neonazista che il governo tedesco ha chiesto alla Corte costituzionale di mettere al bando) ha un consigliere comunale eletto con ben il 6,5 per cento dei voti. Si sono scagliati contro il bimbo al grido di "Via gli stranieri", hanno cominciato a pestarlo selvaggiamente: pugni in testa, calci in pancia, scosse elettriche. "Almeno duecentocinquanta persone erano presenti in piscina, ma nessuno ha avuto coraggio né voglia di muoversi per salvare il piccolo", raccontano i testimoni. Poi uno dei neonazisti ha fatto bere qualcosa al bimbo, e infine insieme ai suoi complici lo ha gettato nelle profonde acque della piscina. Stordito dalle percosse, dalle scosse elettriche e probabilmente anche da quanto gli era stato fatto ingerire, Joseph ha invano cercato a stento con le ultime forze di venire a galla. Tre neonazi - tra cui una ragazza - si sono tuffati per tenerlo sott'acqua. La morte del piccolo è durata venti lunghi minuti di martirio.

"Morte per annegamento", ha poi detto il rapporto della polizia. Gli agenti nelle loro indagini hanno condotto solo pochi, frettolosi interrogatori. La gente sembrava aver paura dei neonazisti o simpatizzare per loro. Nessuno ha parlato di estremisti di destra, ma solo di "giochi in acqua tra ragazzi". Il 7 maggio 1998 la procura di Pirna, responsabile del caso, archivia l'inchiesta.

Poco tempo dopo, una testimone non ce l'ha più fatta, ha contattato i genitori, ha vuotato il sacco: ha narrato loro quanto aveva visto, accusando i neonazisti. Mamma Renate, dirigente della Spd (socialdemocrazia, il partito del cancelliere Schroeder) a Sebnitz, e suo marito, proprietario di una farmacia, hanno allora pagato di tasca propria l'equivalente di dieci milioni di lire per far esumare la salma del piccolo, e non fidandosi dei medici legali tedesco-orientali l'hanno portata a Giessen, in Assia (Germania Ovest) per una nuova autopsia. Risultato: diversi organi interni mancavano, erano stati inspiegabilmente asportati nella prima indagine. Ma tracce di Ritalin, un sedativo usato dai neonazisti come droga da discoteca al posto dell'ecstasy, erano ancora nel corpo del piccolo.

La madre ha allora preso coraggio, ha indagato per conto suo sui presenti in piscina quel terribile venerdì 13 giugno, e raccontando il suo dolore ha convinto quindici testimoni a fornire dichiarazioni giurate scritte. Il caso è stato infine riaperto.



Nota: la campagna antirachena della Signora Albright da i suoi tristi frutti