Lega-Nord contro lo sfruttamento selvaggio dell'immigrazione (18 dicembre)

Stenografico Aula in corso di seduta
Seduta n. 828 del 18/12/2000

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Calzavara. Ne ha facoltà.

FABIO CALZAVARA. Signor Presidente, stiamo accingendoci ad esaminare quello che io credo sia il provvedimento più importante della legislatura per quanto riguarda la Commissione affari esteri. È un provvedimento infatti che si attende da tempo, che purtroppo - lo debbo dire - ha avuto ultimamente un'accelerazione improvvisa alla Camera, dopo essere stato in discussione al Senato per più di un anno e mezzo, e per il quale abbiamo dovuto fare delle notturne nello stesso periodo della finanziaria per - diciamo - un sospetto desiderio di concludere per la fine dell'anno. È un provvedimento certamente importante, ma proprio perché tale era doveroso prestargli molta attenzione e predisporre una presentazione dignitosa al massimo grado delle nostre possibilità. Dico ciò perché anche nell'ultima Commissione si è accettata una proroga per avere la possibilità di terminare la discussione, di presentare emendamenti più consoni e più ponderati per un necessario miglioramento di quanto proposto dalla Commissione e dal relatore.  Ringrazio in particolare quest'ultimo per la sua precisione, il suo impegno, il suo enorme lavoro, veramente encomiabile, nonché per il suo lodevole sforzo finalizzato a riuscire a porre in sintonia le diverse posizioni emerse in Commissione.

In realtà, il gruppo della Lega nord Padania non è pienamente soddisfatto del testo in esame e, per tale ragione, ha presentato una trentina di emendamenti migliorativi che verranno esaminati in Assemblea. Mi limito ad intervenire brevemente, perché, se è possibile, preferirei utilizzare il tempo disponibile per la discussione in aula, in modo che vi sia una più ampia partecipazione su un argomento così importante...

PRESIDENTE. Onorevole Calzavara, siamo in aula!

FABIO CALZAVARA. Sì, signor Presidente, ma l'aula è deserta e sorda: siamo in quattro!

PRESIDENTE. Onorevole Calzavara, mi sono permesso soltanto di farle notare che siamo in aula.

FABIO CALZAVARA. Signor Presidente, intendevo fare riferimento al fatto che sono presenti pochissimi parlamentari in questa sede di discussione sul provvedimento più importante della legislatura per quanto riguarda la competenza della Commissione affari esteri e, comunque, importantissimo per il paese perché inquadra una strategia di collaborazione in tutto il mondo, con il relativo notevole dispendio di energie e risorse.

La Lega nord Padania ha sempre sostenuto il provvedimento ed inteso agevolare il lavoro parlamentare sulla materia della cooperazione internazionale, proprio perché crede fermamente che ogni popolo abbia il diritto di vivere e lavorare sul proprio territorio. Riteniamo, inoltre, che tutti gli Stati abbiano il dovere di aiutare i popoli a rimanere a vivere e lavorare nel proprio territorio. Di fronte a tale semplice regola di riferimento, riteniamo che la cooperazione internazionale debba aiutare i diversi paesi ad autogovernarsi e a stimolare le proprie produzioni, risorse, energie umane e sociali. Questa è per noi la solidarietà, che non significa invece, come anche con questo progetto di legge si cerca in qualche modo di fare, aprire esageratamente le frontiere senza prevedere effettivi aiuti per i paesi in difficoltà, accettare acriticamente l'immigrazione con un mondialismo incomprensibile, non governato, non programmato, o meglio governato e programmato male, senza serietà, nella direzione di una facile accoglienza che scontenta i cittadini ma soprattutto gli immigrati onesti, che desiderano veramente lavorare ed integrarsi. Si accontentano così, anche troppo facilmente, i gruppi finanziari ed una parte della grande industria che non programmano, naturalmente insieme allo Stato, investimenti per i settori che richiedono molta manodopera, appunto nei paesi che ne hanno in sovrabbondanza: certe fasi produttive e di lavorazione di materie prime di bassa manovalanza, o con grande richiesta di manodopera, infatti, sono ormai inattuabili nel nostro Stato. Vorrei ricordare che abbiamo aree industriali con il più alto indice di popolazione al mondo, con conseguenti problemi di insediamento, di vivibilità, di controllo del territorio e, naturalmente, di tutti i processi legati al settore. Vediamo con favore, quindi, la cooperazione allo sviluppo ed anche lo spostamento di risorse dal fondo multilaterale, che assorbe circa il 70 per cento di quelle destinate alla cooperazione internazionale. I fondi multilaterali hanno portato più scompensi che altro, più ruberie, direi, oltre che più corruzione ed hanno evidenziato il fallimento sostanziale di aiuti promossi, in nome del mondialismo, dal Fondo monetario internazionale, dalle lobby internazionaliste, da una certa parte della nostra Confindustria e da alcune associazioni pseudomondialiste. Si tratta di un tipo di progresso civile e sociale dei paesi poveri che non è effettivamente tale, anzi, tutto ciò provoca un disagio ancora maggiore nei paesi dove sono confluite le ricchezze.

Il quadro complessivo del mondialismo, quindi, è piuttosto negativo: il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale hanno fallito nei loro propositi assecondando più le lobby mondialiste e i grandi gruppi finanziari, piuttosto che aiutare le popolazioni più povere; hanno accresciuto le ricchezze in certi Stati e le hanno depauperate in altri, distruggendo la piccola impresa e l'imprenditoria in genere, soprattutto nei paesi del terzo mondo, ma anche nei paesi ad avanzata economia, con gravissime ripercussioni, non solo sul nostro paese, ma su quelli che non hanno un'economia autosufficiente e soffrono sempre di più del deficit di democrazia e di strategia equilibratrice delle risorse. Ecco perché siamo favorevoli al provvedimento sulla cooperazione, anche se ne critichiamo alcuni aspetti e proporremo alcuni miglioramenti; a nostro avviso esso è troppo aperto al tipo di interpretazioni alle quali facevo riferimento. Riteniamo si tratti di un provvedimento troppo mondialista, nel senso negativo del termine, troppo centralista. Come il relatore ricordava, per la prima volta, si propone una cooperazione decentrata, ma ciò era doveroso ed il prodotto, senza dubbio, è inferiore alle aspettative della nuova cultura federalista che dovrebbe permeare anche il provvedimento in esame, che, invece, prevede troppi vincoli e un controllo troppo rigido da parte del Governo e dei ministeri.

Del resto, le regioni e gli enti locali, almeno certe regioni - sicuramente la mia, il Veneto, capofila della cooperazione transfrontaliera in quanto a generosità e aiuti internazionali di questo tipo - hanno sempre dato spazio al decentramento. Riteniamo che da parte del Governo e del Parlamento vi debba essere uno sforzo per rendere il provvedimento ancora più federalista, o almeno ispirato al decentramento, perché sappiamo che, purtroppo, si parla molto di federalismo, ma non lo si attua. Il provvedimento è anche criticabile perché troppo equalitarista.  È vero che siamo tutti uguali: questa deve essere la base di partenza, ma poi, nel tramutarla in azioni pratiche, noi - Governo e Parlamento - dobbiamo ricordare che, per fortuna, siamo tutti diversi.

Nel mettere assieme le varie diversità, le varie culture, le varie storie, le varie lingue, le varie religioni, le varie attitudini, le varie abitudini alimentari, sanitarie e quant'altro dobbiamo stare molto attenti, perché non siamo un ente religioso, in cui si predica la fratellanza, ed è giusto tenere conto di noi, approvando leggi che offrano il massimo rispetto delle diversità, senza volere un'integrazione frettolosa, approssimativa e senza alcuna indulgenza, come si sta tentando di fare. Accuso questa maggioranza di voler attuare un disegno criminale di omologazione delle differenze, perché, una volta accertato il diritto all'uguaglianza, vi è uno stesso diritto - che dobbiamo tramutare in legge - alla non omologazione, a non sopprimere le varie culture ed alla disuguaglianza tra chi merita, si comporta onestamente e rispetta le leggi e chi, invece, non le rispetta, delinque e non vuole sottoporsi alla famiglia ospitante o allo Stato ospitante.

Credo che questo che non sia razzismo, ma sia un desiderio di non omologazione e di maggiore rispetto delle culture altrui, affinché si porti l'aiuto in quei territori, senza seguire la strada più facile, ideale per i regimi, cioè quella di importare mano d'opera a basso costo. Si tratta di un costo che uno Stato civile e sociale deve sopportare solo programmando seriamente e severamente questi flussi, dotando lo Stato, le regioni, i comuni e tutti gli organismi proposti dei mezzi necessari e dando anche il tempo di collaudarli, senza spalancare improvvisamente le porte o dare soldi a destra e a manca per un aiuto generico che non può far altro che creare quella insoddisfazione che stiamo riscontrando nel paese per quanto riguarda l'immigrazione incontrollata e senza criterio che state attuando nel territorio. Vorrei sottolineare soprattutto - ed è questo il senso del nostro appoggio al disegno di legge sulla cooperazione - che state compiendo un'operazione di impoverimento anche nei confronti di quei paesi che hanno grandi risorse di mano d'opera, importandola da noi e divulgando in tutto il mondo l'idea che l'Italia sia un paese accogliente, ma solo nei principi e non di fatto, per quanto riguarda i mezzi, la cultura dell'accoglienza ed anche il controllo dei fenomeni negativi che a ciò si accompagnano.

Credo che su questo si debba aprire un confronto in quest'aula in modo che l'Assemblea riesca a migliorare il testo in questo senso, senza ipotetici ostruzionismi di cui si sente parlare. Ritengo che questo provvedimento sulla cooperazione possa concludere il suo iter entro questa legislatura; non abbiamo alcun problema al riguardo e non vogliamo vantarci di farlo noi nella prossima legislatura, se sarà la Casa delle libertà a governare, come mi auguro, visto il modo in cui questo Governo sta affrontando queste tematiche. La nostra preoccupazione, che è comune nella Casa delle libertà, è che non si approfitti di questa mancanza di opposizione o di contrapposizione - poiché siamo tutti d'accordo nel portare a buon fine nel più breve tempo possibile questo disegno di legge - per quanto riguarda le nomine che il provvedimento comporta. Si tratta di nomine importanti. Chiediamo al Governo l'impegno a non approfittare della condiscendenza manifestata da tutti i gruppi politici su questo provvedimento perché sarebbe poco serio e poco corretto e metterebbe a tacere quelle voci che fino ad ora non sono mai state smentite.  Avrei ancora tempo a mia disposizione, ma preferisco utilizzarlo in seguito.

PRESIDENTE. Onorevole Calzavara, non può cumulare quello che guadagna oggi perché i tempi per la discussione generale e per l'esame degli articoli vengono calcolati separatamente. Ha ancora sette minuti e mezzo e può utilizzarli tutti. Le ripeto, quello che risparmia oggi non se lo ritroverà domani.

FABIO CALZAVARA. Ero stato informato che c'era questa possibilità e quindi pensavo di...

PRESIDENTE. Le hanno dato un'informazione sbagliata.

FABIO CALZAVARA. Utilizzerò i minuti che ancora mi rimangono per ribadire la posizione favorevole della Lega nord su questo provvedimento purché venga accettata l'istituzione di una Commissione di controllo bicamerale, da affiancare all'agenzia per la gestione della cooperazione, in modo che vi sia un efficace e snello organo di controllo diretto del Parlamento perché l'esperienza ha dimostrato che la cooperazione internazionale è stata al centro di fenomeni di corruzione. È evidente che, se vi è corruzione, ne deriva un grave danno per lo Stato che offre questo tipo di collaborazione ed un danno ancora maggiore per le popolazioni che soffrono e che hanno bisogno sia di questo tipo di aiuti sia di quell'assistenza che le indirizzi verso un governo autonomo e in grado di sviluppare un'economia che renda i paesi in via di sviluppo indipendenti dagli Stati più ricchi. Auspico quindi una tendenza completamente opposta a quella che finora hanno avuto gli aiuti ai paesi in via di sviluppo. E questo non solo per spirito umanitario o per carità cristiana ma proprio per raggiungere gli obiettivi perseguiti dal provvedimento in esame. Il nostro intento è che con questo tipo di aiuti i paesi in via di sviluppo possano generare un circuito economico virtuoso per le proprie produzioni (e anche per la democrazia, se vogliamo toccare questo tema) per recuperare lo squilibrio con i paesi industrializzati.

Voglio ricordare che nel corso dell'esame in discussione, sono stati toccati i temi umanitari e dei diritti delle minoranze e delle donne. Anche noi condividiamo tali principi, ma riteniamo che la cooperazione vada rivista e migliorata in modo da non fornire distorsioni o estensioni interpretative esagerate, che possano depauperare gli obiettivi che ci proponiamo o le risorse che, al momento, sono assai scarse. Il provvedimento si propone addirittura di superare lo 0,7 per cento della contribuzione in rapporto al prodotto interno lordo. È un nobile intento, ma di fronte a tale obiettivo dovremmo concentrarci maggiormente sull'obiettivo di porre quei paesi in grado di essere autoproduttori e di riuscire ad innescare un meccanismo virtuoso di indipendenza e di autogoverno nei settori produttivi e nell'utilizzo delle proprie risorse.

Se conseguiremo l'obiettivo di superare lo 0,7 per cento della contribuzione, avremo un enorme flusso di denaro, che è stato quantificato in oltre 15 mila miliardi. Superare quella percentuale vorrebbe dire incrementare - come si sta facendo - il prodotto interno lordo nei termini che ci sono noti e conseguire, per i prossimi due, tre anni, una disponibilità di oltre 20 mila miliardi. Si tratta di una somma rilevante, ma che ritengo debba essere strettamente indirizzata a quei settori e non ad interventi - come è previsto, invece, nel provvedimento - assistenzialistici o di tipo esclusivamente umanitario. Riteniamo che gli interventi umanitari debbano essere previsti in un disegno di legge a parte e debbano avere una programmazione diversa rispetto a quanto andiamo a stabilire riguardo la cooperazione internazionale.

In conclusione, preannuncio la volontà dei deputati del gruppo della Lega nord Padania di non ostacolare il provvedimento in esame e a valutarlo positivamente nei suoi intenti complessivi; tuttavia, siamo fermamente decisi a eliminare alcuni passaggi di tipo assistenzialistico o troppo aperti ad interpretazioni di tipo mondialistico; siamo sempre stati fieri assertori della negatività di quel tipo di mondialismo, pur condividendo e sostenendo la necessità di essere sempre più aperti all'internazionalizzazione ragionata e programmata, ma rispettosa delle diversità e delle storie dei vari territori. In tal senso, ci batteremo e sosterremo a viva forza le nostre proposte emendative con intento migliorativo.