Il progetto “Ignitor” decisivo per giungere alle fonti inesauribili
Fusione nucleare o crisi energetiche
http://www.lapadania.com/2000/ottobre/04/04102000p12a1.htm
di Claudio Regis / Ex Senatore Lega Nord

 L’approvvigionamento energetico è legato al progresso economico e alla qualità della vita. Anche se negli ultimi anni il rapporto tra consumo energetico e produzione industriale è leggermente diminuito, la forte domanda di energia sta facendo lievitare enormemente il prezzo del petrolio, che potrebbe innescare aumenti dei costi di produzione e spirali inflazionistiche letali per l'economia mondiale.

 La decisione di molti Paesi della Cee di eliminare progressivamente, le centrali nucleari a fissione rende tutta l'Europa più dipendente dai combustibili fossili, peraltro estremamente inquinanti, quindi più vulnerabile al ricatto dei cartelli Opec. Infine il petrolio, il gas naturale e il carbone sono materie prime di elevato valore strategico nella chimica e il bruciarle rappresenta uno sperpero di risorse preziose non rinnovabili.

 Per risolvere definitivamente il problema dell'energia praticamente inesauribile e a basso costo è necessario realizzare, sulla Terra ciò che il sole e le altre stelle fanno da miliardi di secoli: la fusione nucleare. Se si vuole arrivare alla produzione di energia da fusione è necessario ottenere le condizioni di accensione, “ignizione”, di un plasma di deuterio-trizio per passare, successivamente, a combustibili più avanzati, ad esempio deuterio-elio3, dove l'innesco della reazione di fusione è più complesso ma dove la produzione di neutroni ad alta energia (che comunque si “esauriscono” immediatamente sul posto, all’interno di uno schermo protettivo, ndr) è sensibilmente ridotta. Nel filone dei dispositivi compatti, l'esperimento Ignitor rappresenta il naturale passo evolutivo dopo le macchine Alcator-A del Miteft dell'Enea, delle quali il prof. Bruno Coppi è stato ideatore e guida. Ignitor è attualmente l'unica macchina in grado di raggiungere e studiare sperimentalmente le condizioni di ignizione di un plasma di deuterio-trizio. È sconcertante notare la preferenza che è stata data al progetto Iter (e prima di questo a Net e a Intor) a tutto scapito del progetto Ignitor; constatare cioè quel “ruolo centrale” che viene attribuito a Iter. Mentre in realtà non si tratta che di un esperimento scientificamente non decisivo, secondo opinioni qualificate e ormai diffuse in ambito mondiale, e che comporta tempi di costruzione e costi difficili da quantificare, in mancanza di un progetto definito, ma comunque enormi. Per quanto riguarda Ignitor, anche sulla base di esperienze precedenti, se ne può stimare a circa 5 anni il tempo di costruzione. A un successo di questa macchina, cioè all'ottenimento dell'ignizione, dovrebbe poi seguire la realizzazione di un tokamak compatto ad alto campo, capace di operare con combustibili avanzati, quali deuterio-elio3, attualmente allo studio da parte del prof. Coppi. Venendo poi agli aspetti economici, il costo indicato di 600 miliardi di lire costituisce una valutazione fortemente in eccesso. Infatti, anche qui sulla base di esperienze precedenti, si può arrivare a stabilire per Ignitor un costo totale di circa 300-350 miliardi. La fusione termonucleare controllata a confinamento magnetico ha raggiunto da tempo uno stadio che la pone a breve distanza dal realizzare in laboratorio le condizioni in cui il processo di combustione nucleare si autosostiene senza che sia necessario fornire energia dall'esterno. Tali positivi risultati sono stati ottenuti attraverso lo sforzo comune di scienziati di tutto il mondo, ma l'informazione che ha raggiunto il grande pubblico (quindi il mondo politico) e in parte la comunità scientifica, condizionando scelte e investimenti finanziari, ha sottolineato in maniera quasi esclusiva il ruolo delle grandi “imprese sperimentali”, ponendo in secondo piano risultati anche più importanti, ottenuti con investimenti di gran lunga minori. In più è stato presentato come obbligatorio lo sviluppo di questa ricerca secondo una successione di grandi progetti, i cui tempi di realizzazione sono diventati decenni e i cui costi rappresentano una fetta non piccola dell'intero investimento in ricerca, anche se divisi tra la diverse nazioni partecipanti. Questa linea, ha recentemente subito un duro colpo a livello internazionale, con la diserzione degli Usa, che l'hanno abbandonata nel 1998. Essa seguita ad avere tenaci ma sempre meno credibili assertori solo presso una ristretta cerchia di ricercatori e stratificate burocrazie della vecchia Europa. Ostinatamente, malgrado i costi di questi fallimenti siano spaventosi, l'establishment europeo sta ora cercando di ripiegare su versioni ridotte ed improvvisate di Iter (Iter Lite, Iter Feat, etc.), caratterizzati tutte da un'aggravante, quella di rinunciare a priori all'ignizione, limitando il progetto allo studio del plasma con parametri limitati. Una cosa costosa e senza senso.

 La via vincente è oggi quella di sempre, quella originaria, dell'esperimento di fisica con le macchine ad alto campo magnetico ed alta densità di plasma, proposto tra la fine degli anni 70 e l'inizio degli anni 80, e già allora possibile sulla base dei risultati degli esperimenti tipo Alcator, condotti al Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston negli anni 70. Il programma Ignitor si propone la realizzazione (già avviata) della prima macchina in grado di fornire la ignizione di un plasma e la dimostrazione della fattibilità scientifica di un reattore a fusione: questo rimane ancora il principale traguardo delle ricerche sulla fusione termonucleare controllata ed è preliminare allo sviluppo delle tecnologie che potranno portare allo sfruttamento su larga scala di questa fonte di energia. Cioè, lo scopo specifico di Ignitor è di raggiungere e studiare sperimentalmente le condizioni di accensione controllata per reazioni di fusione di una miscela di deuterio-trizio. L'accensione è, per la conoscenza umana, paragonabile al primo volo con un aeroplano o al primo computer a valvole elettroniche. Le caratteristiche costruttive della macchina toroidale Ignitor e i principi fisici che la ispirano, basati sulla tecnologia, già provata, degli alti campi magnetici con dimensioni relativamente piccole (Ignitor ha diametro ed altezza di circa 7 metri), la rendono l'esperimento più avanzato tra quelli finora proposti per produrre una vera combustione per fusione e l'unico, per ora, capace di raggiungere l'ignizione autosostenuta. Il programma Iter, ad esempio, che ha fatto seguito ad Ignitor nel mirare all'obiettivo dell'accensione, riguardava una macchina con un volume 200 volte più grande e con campi magnetici più bassi. Ma esso era affetto da una serie di problemi di fisica, di tecnologia e finanziari (costo superiore a 19.000 miliardi di lire) in aggiunta ai lunghissimi tempi di costruzione e complessità organizzative, che rendevano dubbia la sua realizzazione. Come si è detto, gli Usa l'hanno fatto affondare.

 Ignitor, di cui sono stati realizzati prototipi di tutti i componenti critici, favorirà lo sviluppo di una vasta gamma di tecnologie di punta, che hanno applicazione in numerosi campi e coinvolgerà in modo impegnativo e responsabile l'industria italiana, oltre ad essere (finalmente!) motivo di prestigio nazionale. La sua realizzazione ha avuto ed avrà un ruolo importante per lo sviluppo e studio dei magneti ad alto campo e dei materiali avanzati. La sua ubicazione richiede un sito appropriato, collocato nelle vicinanze di un nodo della rete elettrica con grande potenza disponibile. Ad esempio la sua ubicazione in Piemonte presso Leri, nel sito Enel di Trino2, appare ideale e potrebbe costituire un centro di attrazione per l'Università e la già prospera comunità scientifica dedicata a questi campi di ricerca.

 Lo sviluppo del programma Ignitor, nella sua fase progettuale ha beneficiato di numerose collaborazioni a livello internazionale. Nel passare alla più impegnativa fase realizzativa, è opportuno mantenere, consolidare ed estendere queste collaborazioni. Per concretizzare una partecipazione sostanziale di altri paesi anche in questa fase, è condizione necessaria che l'Italia mostri chiaramente il proprio impegno, stanziando fin da ora una cifra adeguata a garantire la realizzazione del programma.



Ma all’Enea vanno a genio le idee costose
“Bruciati” da partiti fiumi di miliardi per favorire ricerche scarsamente applicabili
http://www.lapadania.com/2000/ottobre/04/04102000p12a2.htm
di C. M.

 Sabato 23 settembre si è svolto, a Torino, nell'hotel Sitea il convegno di presentazione della proposta di legge regionale per lo sviluppo del progetto Ignitor che prevede la costruzione e la sperimentazione, in Piemonte, di un reattore a fusione nucleare. Il progetto del Professor Bruno Coppi, torinese, rifugiato “come tanti altri nostri cervelli, negli Stati Uniti dove dirige la cattedra di Fisica del Plasma al Massachussets Insitute of Technology, è considerato il più avanzato e relativamente economico studio sulla fusione a confinamento magnetico.

 La proposta di legge, firmata da Antonino Saitta del Ppi, al di là del valore indiscutibile del progetto, confermato dalla Comunità scientifica internazionale e che prevede anche la partecipazione degli Stati Uniti che si sono impegnati a stanziare un importo uguale a quello stanziato dall'Italia, pone alcuni interrogativi di ordine politico.

 Sin dal Settembre1994 con il disegno di legge 899 presentato dall'allora Ministro dell'Industria (Lega Nord), vennero stanziati 30 miliardi per Ignitor. Questa somma, unitamente ad altri stanziamenti successivi di 136 miliardi, venne assegnata all’Enea in quanto Ente nazionale per l'energia atomica. Nicola Cabibbo, presidente di Enea, dell'Accademia pontificia delle Scienze e democristiano doc, violò la volontà del Parlamento e con l'appoggio di altri grandi burosauri di Stato quali Luciano Maiani (Presidente Infin), Enrico Garaci (Dc e Presidente Cnr) Umberto Colombo (socialista ex ministro della ricerca scientifica, congelò di fatto le somme stanziate adducendo disparati pretesti.

 La realtà era che Ignitor, il cui costo totale non avrebbe superato i 600 miliardi di lire, rischiava di far fare brutta figura a progetti come Iter, Jet, Dioscur (mai iniziato) Cirene e Pec i quali, comportando stanziamenti di decine di migliaia di miliardi. Il 22 Ottobre 1995, Caribbo indirizzò all'estensore di questo articolo e a Marisa Bedoni, entrambi Senatori nella XII Legislatura, una lunga lettera in risposta ad un comunicato stampa degli stessi. Nella lettera, in sostanza si sosteneva che “l'Enea contribuisce al lavoro di progettazione e alle attività di ricerca e sviluppo, nel quadro della partecipazione a Iter dell'Unione Europea e nell'ambito del contratto di associazione con Euratom, in base al quale oltre il 25% delle spese di personale, generali e di investimento per le attività nazionali di ricerca sulla fusione è finanziato con fondi comunitari. Non sta quindi certo all'Enea prendere ulteriori o diverse decisioni in merito a Iter la cui validità va confermata e i cui obiettivi  molto impegnativi e di medio e lungo termine sono del tutto compatibili con quelli più vicini e circoscritti di Ignitor, anche se di grande interesse scientifico”.

 Iter ha effettivamente ottenuto la fusione... di circa 12.000 miliardi sui 15.000 stanziati, dopo di che il progetto è stato abbandonato nonostante la validità che andava confermata e sostituito da altri, di minor impegno ma che per opportunità (o opportunismo?) sono stati ribattezzati, successivamente Iter lite, Feat, New Iter, eccetera. L’Enea ha ottenuto “la fusione” anche con progetti relativi alla fissione: tanto Cirene quanto Pec sono riusciti a fondere, insieme, altri 6.000 miliardi.

 È interessante sapere che il responsabile di Ignitor presso l'Enea è Giulio Valli, ex comunista, ora rappresentante dei Ds, che si è sempre occupato di fissione e non di fusione. Inoltre l'attuale Presidente di Enea è Carlo Rubbia (il Premio Nobel) al quale compete l'incombenza erogare i 166 miliardi stanziati per Ignitor ed è molto preoccupato per l'impatto ambientale che ne potrebbe derivare, mentre non lo preoccupa il possibile impatto conseguente ai suoi progetti, peraltro molto interessanti dal punto di vista scientifico, imperniati sulla fissione nucleare.

 Ed ecco le considerazioni che Enea e Cnr facevano, nel 1994, su Ignitor: “Non avrebbe senso realizzare un'impresa di questa importanza e dimensioni al di fuori di un contesto di collaborazione europea e internazionale. Il costo stimato è di lire 600 miliardi, al quale vanno aggiunte altre voci di spesa. Se realizzato, Ignitor sarà disponibile in un futuro non certo prossimo. Richiede pertanto risorse aggiuntive agli attuali programmi”.

 Ma c’è il commento proprio a queste osservazioni della prof. Franca Magistrelli, fisico esperto in fusione nucleare, rispetto a Ignitor: “Il costo indicato costituisce una valutazione fortemente in eccesso. Naturalmente, una cattiva gestione può portare a valori quanto si voglia elevati il costo di imprese anche più modeste di Ignitor. Ed è notorio che negli ultimi 25 anni Enea in particolare non si sia dimostrato un mostro di efficienza e di oculatezza gestionale”.