Liberazione, 21 marzo 2001
Le Società
La testimonianza del generale Maletti
«La Cia aiutò gli stragisti»
http://www.liberazione.it/giornale/21-03mer/SOCIETA/SOC-3/APRE.htm

«In Italia la Cia ha incoraggiato i movimenti eversivi anticomunisti che facevano comodo agli interessi politici degli Stati Uniti». Così ieri a Milano l’ex generale del Sid, Gianadelio Maletti, chiamato a deporre al processo per la strage di Piazza Fontana. Una testimonianza importante, che giunge a conferma degli inquietanti scenari sulla cosiddetta “strategia della tensione”: la catena di attentati degli anni Sessanta e Settanta utilizzata per porre un argine all’avanzata delle forze progressiste nel nostro paese. L’ex 007 descrive i nostri servizi segreti come una “depandance” statunitense: «Con la Cia abbiamo sempre avuto un rapporto di sudditanza, era un altro aspetto della sovranità limitata del nostro Paese». Poi con ancora più precisione: «La Cia dava molti soldi al Sid e ci forniva mezzi tecnici ma non ci hanno mai dato informazioni. E non escludo che ci fossero loro uomini nei comandi Nato in Italia». Nessun dubbio sui rapporti tra la Cia e le formazioni eversive. Maletti, infatti, spiega come «gli americani aiutavano l’eversione e avevano infiltrati tra i terroristi», vedi Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale, la Rosa dei Venti. Continuando a fare esempi, l’ex generale, condannato per depistaggio e per la bomba alla questura di Milano, parla anche di Edgardo Sogno (l’ex ambasciatore processato e assolto al processo per il golpe Borghese): «Sogno ha avuto rapporti con uomini della Cia. Stava raccogliendo le fila per un golpe, di questo ne ha parlato con la Cia che però non ha informato i nostri servizi. Questa mi pare una politica scaltra tra alleati». Secondo Maletti il servizio di intelligence americano indagava anche di nascosto sullo stragismo del nostro paese, con un ruolo importante nella costituzione di una serie di basi operative in Italia. Il riferimento è alla base sarda di Capo Marrangiu, utilizzata anche per addestrare i gladiatori. Per quanto attiene più direttamente la strage di piazza Fontana, Maletti ricorda in aula di aver sappreso che «la matrice dell’attentato era di destra» quando nel ’71 assunse l’inacarico di responsabile dell’Ufficio D del Sid. E ancora: «Avevamo elementi sulla provenienza dell’eplosivo destinato a una cellula veneta (di Ordine Nuovo, ndr) via Brennero, attraverso la Germania: esplosivo di tipo militare, trasportato su uno o più Tir. Una notizia - aggiunge l’ex generale - letta per iscritto in una nota del controspionaggio di Padova. Non lo riferii all’autorità giudiziaria, ma ne informai il capo servizio Miceli, lui poteva informare l’autorità politica». Da addetto militare presso l’ambasciata italiana in Grecia, Maletti dice anche di aver avvisato il nostro governo sull’imminente colpo di stato dei colonnelli: «Avevo visto come si muovevano gli americani». Nei prossimi giorni Maletti verrà sentito anche dai magistrati della procura di Brescia. Poi lascerà l’Italia per tornare a Johannesburg, prima che il salvacondotto che lo ha riportato in Italia dopo 21 anni di latitanza scada, altrimenti per l’ex generale si aprirebbero le porte del carcere.