La Nuova Sardegna, 15 marzo
Poglina e i dollari della Cia
Così nacque 46 anni fa la base dei gladiatori
LA STORIA Un crocevia di segreti
p.m.

ROMA. Poglina dei misteri. La storia della base di Gladio è infatti una parte rilevante di una storia sepolta e segreta, che stenta ad affiorare e che forse non sarà mai scritta completamente. Per capire meglio l'importanza di questa base, è necessario cercare di ricostruirne la storia, anche alla luce di alcuni documenti segreti degli archivi di Washington declassificati negli ultimi anni. Questi documenti confermano che, per quasi mezzo secolo, la Sardegna è stata un perno strategico nel fronte virtuale di una guerra mai dichiarata. L'isola era infatti considerata dal Pentagono, fin dal lontano aprile del 1954, «a pivotal geographic location». Ovvero il cuore, il punto critico, del sistema politico-militare, creato dall'alleanza atlantica nello scenario europeo. Di più: l'accordo di reciproco impegno, firmato il 26 novembre del 1956, tra il Sifar (l'allora servizio segreto militare italiano) e la Cia era basato «da parte statunitense, sul presupposto che i piani dello Stato maggiore della Difesa italiano prevedessero l'attuazione di tutti gli sforzi per mantenere l'isola di Sardegna». E il grande interesse di Washington è confermato da una nota della Cia del 7 ottobre del 1957, nella quale si legge: «La Sardegna è considerata nei piani di guerra degli Usa». Insomma, lontani burattinai ci avevano inserito in un possibile scacchiere bellico.

Per comprendere a fondo la particolare attenzione degli americani per la Sardegna, si deve percorrere soprattutto il filo che porta a Gladio. Se la testa della Stay behind italiana era nascosta a Forte Braschi (e in qualche ministero romano) il cuore era sicuramente in Sardegna, proprio a pochi chilometri da Alghero. Per decenni, quindi, l'isola è stata un punto nevralgico della strategia anticomunista degli Stati Uniti e della Nato sul fronte della cosiddetta "erra non ortodossa".

I terreni di Poglina vennero acquistati 46 anni fa da una società, la Torre Marina srl, fondata da tre privati cittadini che nell'atto costitutivo si dichiararono "benestanti". Si trattava di Ettore Musco, Antonio Lanfaloni e Felice Santini. La ragione sociale della società era «l'acquisto, la vendita, la gestione, l'amministrazione e la locazione di immobili rustici e urbani dovunque siti». L'indirizzo della società, via XX settembre 8, era lo stesso del servizio segreto militare. E i tre "benestanti" altro non erano che il capo del Sifar, il capo del Sios Esercito e un dirigente dell'ufficio amministrativo dei servizi segreti militari.

Qualche mese dopo, la società fece il suo primo e unico acquisto: un terreno dieci chilometri a sud di Alghero. La spesa fu di 2.050.412 lire. Il 5 gennaio del 1956 i tre "benestanti" vendettero le loro quote ai signori Giovanni De Lorenzo, Giulio Fettarappa Sandri e Luigi Tagliamonte. Appena nove giorni prima, Di Lorenzo aveva sostituito Musco al vertice del Sifar. Il 5 settembre del 1961 la Torre Marina srl venne messa in liquidazione. Ma nel novembre del 1962 il ministero della Difesa provvide a espropriare i terreni della Torre Marina srl per «pubblica utilità».

I lavori di costruzione della base cominciarono nel 1963. I finanziamenti erano pronti da circa dieci anni. La Cia aveva infatti passato a Musco ben 300 milioni (quasi sette miliardi di oggi) per costruire la base segreta di Gladio.

Gli americani erano molto impazienti: già dal 1956 avevano inviato a De Lorenzo una nota con la quale gli intimavano di rispettare il piano Demagnetize (smagnetizzare). Di cosa si trattava? Secondo un documento dello stato maggiore Usa recentemente desegratato, il piano era costituito da una serie di «operazioni politiche, paramilitari e psicologiche, finalizzate a ridurre la presenza del Partito comunista in Italia».

Vale la pena decifrare meglio la figura di Ettore Musco, l'uomo che cominciò "l'operazione Poglina". Così lo ha descritto il terrorista nero Vincenzo Vinciguerra, che sta scontando l'ergastolo per la strage di Peteano: «...era capo di stato maggiore, con il grado di tenente colonnello, della divisione Re al momento dell'armistizio. Fece poi parte del Centro X, la struttura informativa e militare che operò clandestinamente a Roma durante l'occupazione tedesca. Si distinse nel tentativo di evitare l'arresto del generale Sorice, ordinato dal maresciallo d'Italia, Messe».

Secondo il documento della Cia 86500/12-1146, Sorice, che era stato ministro della Guerra di Badoglio, era il capo dell'Ail (l'Armata italiana della libertà). Musco fu l'anima di questa organizzazione segreta nata in funzione anticomunista, sul cui scheletro fu poi costruita Gladio. Così la definì l'ex ministro dell'Interno Mario Scelba: «...una struttura capace di far fronte a un tentativo di insurrezione comunista...». E a chiarire ancora meglio cosa fosse l'Ail, fu l'agente americano massone Frank Gigliotti in un documento della Cia, protocollato con il numero 86500/3-1047: «La struttura è sostenuta economicamente e militarmente dai nostri servizi segreti».

Musco era perfettamente al corrente del cosiddetto Centro X. Secondo quanto è stato possibile sapere da alcuni documenti delle forze armate americane, si trattava di un intervento economico e militare: l'invio di 10 milioni di dollari a De Gasperi prima delle elezioni del 1948 e assistenza e finanziamento di formazioni militari da schierare in caso di vittoria comunista. Si trattava delle squadre gestite dall'agente dell'Oss (che nel 1949 diventerà Cia) James Jesus Angleton, responsabile delle operazioni speciali in Italia e molto legato ad ambienti fascisti. Angleton aveva "recuperato" alcuni agenti dell'Ovra (la polizia segreta di Mussolini), inserendoli in queste squadre speciali che avrebbero poi costituito il primo nucleo di Gladio.
Poglina nacque quindi per volontà e grazie ai finanziamenti degli Stati Uniti. E la base era indubbiamente la discriminante dell'affidabilità per gli Usa. Ne erano infatti a conoscenza solo coloro che facevano parte del cosidetto "partito del Sifar". Cioé di quel ristretto partito filoamericano, per accedere al quale solo la Cia rilasciava il nullaosta di «massima segretezza».

La base a pochi chilometri da Alghero è un crocevia dei misteri italiani. Ci sarebbe perfino un filo che la lega al progetto di golpe ordito dal generale De Lorenzo. La base dei gladiatori compare infatti in alcuni documenti che la indicano come possibile lager di 731 "enucleandI". Ovvero di quei politici, sindacalisti, giornalisti e uomini di cultura classificati dai servizi segreti "sovversivi".

Nel 1964 in Italia si stava materializzando la possibilità della formazione di un governo di centrosinistra guidato da Pietro Nenni. Un'eventualità alla quale gli Usa si opponevano esplicitamente. Il colpo di stato venne chiamato in codice da De Lorenzo "Piano Solo", perché dovrebbe essere attuato "solo dai carabinieri". Tra i politici che sarebbero dovuti essere rapiti e imprigionati, ci sarebbe dovuto essere anche l'ex presidente della Dc Aldo Moro, che Henry Kissinger definiva con disprezzo «l'Allende italiano».

De Lorenzo confermò, davanti alla Commissione Lombardi: «Pensavo: se li pigliamo e li portiamo ad Alghero, vanno pure a stare bene». Poglina come lager di massima sicurezza del dopo golpe, quindi. E De Lorenzo non era certo il generale da operetta che si è cercato di far credere. Gli Usa infatti erano al corrente dei suoi piani. Se erano suoi. E poi, come poteva il comandante generale dei carabinieri utilizzare una base che era sotto il controllo diretto della Cia?