La Nuova Sardegna
sabato 24 febbraio 2001, S. Edgardo
Un filo univa Sid e incursori di Marina
I nuovi documenti in mano al procuratore militare Intelisano
Così l'agente Arconte veniva convocato a Cagliari
http://www.lanuovasardegna.kataweb.it/lanuovasardegna/arch_24/sardegna/piano/sl301.htm
dal nostro inviato Piero Mannironi

ROMA. Ritornano i fantasmi di Gladio. Le ombre di un passato oscuro e irrisolto continuano infatti a proiettarsi su un presente ancora ostaggio di sospetti e di trame che per anni hanno avvelenato la vita politica italiana. Come ha detto nei giorni scorsi in un convegno a Bologna il presidente del consiglio Giuliano Amato, «nel dopoguerra il nostro è stato un Paese non normale». E forse ha ragione anche l'ex presidente Francesco Cossiga, quando dice che «un'invisibile cortina di ferro attraversò la popolazione: due realtà politiche, due patrie». L'eredità di quella lunga stagione ormai finita condiziona ancora pesantemente il presente. E proprio per questo motivo, fatica ancora a trovare la sua giusta dimensione la storia di Antonino Arconte, il gladiatore di Cabras che, nei mesi scorsi, ha rivelato di avere fatto parte di una struttura operativa supersegreta, creata all'interno del Sid. Il vecchio servizio segreto militare.

Ma la sua storia non ha lasciato indifferente il procuratore militare di Roma, Antonino Intelisano, che ha aperto un fascicolo su questa Gladio finora sconosciuta. Potrebbe trattarsi di una di quelle branche ancora coperte del Sid, delle quali ha parlato il presidente della Commissione stragi, Giovanni Pellegrino. Un'organizzazione che, stando al racconto dell'agente G.71 Nino Arconte, aveva compiti molto diversi da quelli della "Stay-behind" della quale, nel 1990, Giulio Andreotti fu costretto a rivelare l'esistenza. Quindi, non una struttura pensata per gestire una resistenza in funzione anticomunista nel caso di un'invasione degli eserciti del Patto di Varsavia, ma un gruppo di supersoldati addestrati per operazioni coperte all'estero.

Ma non è stata solo la magistratura militare a ritenere «interessante e meritevole di un serio approfondimento» la storia di Arconte. Anche la procura di Roma ha infatti aperto un fascicolo e il sostituto Franco Ionta ha spedito a Cabras i carabinieri del "nucleo antieversione" per interrogare il gladiatore G.71.

Le due inchieste vanno così avanti parallelamente. E nei giorni scorsi l'ex presidente della commissione Difesa della Camera, Falco Accame, ha consegnato al procuratore militare di Roma Intelisano un documento inedito, che conferma le rivelazioni di Arconte, ma soprattutto dimostra che l'esistenza della Gladio delle centurie era conosciuta in molte articolazioni del mondo militare. Il documento in questione è una "cartolina di mobilitazione" spedita nel 1975 dal Comsubin ad Arconte. Il Comsubin (Comando subacquei incursori "Teseo Tesei") è un corpo d'elite della Marina militare che ha sede a Varignano, nel golfo della Spezia. Si tratta degli eredi della Xª Mas. «Si informa che agli effetti della mobilitazione - si legge nella cartolina - e fino ad ulteriore comunicazione, la Marina Militare ha scelto la signoria vostra per le esigenze della difesa del Paese, della mobilitazione nominativa Nucleo Speciale G di Consubin. Pertanto, in caso di richiamo alle armi, vostra signoria dovrà presentarsi munito della presente cartolina immediatamente a Maridist, Cagliari, C.A.S. Sanluri».

Dunque, all'interno del corpo degli incursori di Marina esisteva un nucleo di Gladio. Cioé uomini del servizio segreto militare che ricevevano un addestramento di altissimo livello per essere poi impegnati in missioni operative all'estero. E se i punti di riferimento in queste mobilitazioni segrete erano i distretti marittimi e le capitanerie di porto, significa che esisteva una rete abbastanza estesa di persone a conoscenza della Gladio militare.

«Eravamo - ha detto Arconte in un'intervista rilasciata qualche mese fa al nostro giornale - quelli che vengono comunemente definiti "consiglieri militari". Uno dei nostri compiti, infatti, era quello di addestrare i guerriglieri che combattevano contro i regimi comunisti».

«Ora si tratta di accertare - dice Falco Accame - quali compiti aveva il nucleo G di Comsubin, chi impartiva le direttive di impiego della Gladio militare, chi doveva essere mobilitato e perché, quanti uomini componevano la Gladio e quali erano i riservisti da mobilitare. E ancora: chi impartiva gli ordini operativi per le singole missioni come quella per la destabilizzazione di Bourghiba, nel Maghreb. Occorre anche stabilire se la Gladio militare veniva utilizzata per collegamenti con altre organizzazioni straniere, operanti per esempio nel Medio Oriente. Arconte ha infatti raccontato di informazioni, che sarebbero passate per il Libano, sulla presumibile prigione di Aldo Moro ancor prima del rapimento».

Intanto, in questi ultimi mesi, sono arrivati anche dei riscontri testimoniali sul racconto dell'agente G.71. Un altro gladiatore sardo, che si è trincerato dietro lo pseudonimo di Franz, ha infatti confermato in un'intervista al Tempo di Roma di essere stato un agente di Gladio che operava nella Cecoslovacchia comunista. Ed è arrivata anche la testimonianza di un altro sardo che ha accompagnato Arconte in alcune missioni in nord Africa. C'è perfino chi ricorda G.71 alla Maddalena. Cioé dove il gladiatore di Cabras non dovrebbe essere mai stato. Almeno secondo le dichiarazioni ufficiali...