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La Nuova Sardegna
sabato 9 dicembre 2000, S. Siro
Gladio militare, documenti distrutti senza ordini
Il sospetto in un'interrogazione di Russo Spena (Prc) al ministro della Difesa
http://www.lanuovasardegna.kataweb.it/lanuovasardegna/arch_09/sardegna/piano/sl401.htm
Il senatore: non risulta nulla, come per Ustica...


Nino Arconte, l'agente del Supersid che secondo Mattarella non esiste

ROMA. Le risposte del ministero della Difesa sulla Gladio militare non convincono Giovanni Russo Spena. Il senatore di Rifondazione comunista è così tornato nuovamente all'attacco, riproponendo una serie di quesiti al governo, fondati anche su nuovi documenti. Dopo le rivelazioni dell'agente del Supersid Nino Arconte, Russo Spena aveva presentato lo scorso 15 novembre un'interrogazione parlamentare al ministro Sergio Mattarella. Il senatore del Prc voleva sapere qualcosa di più del servizio segreto che agiva nello scenario internazionale, all'interno di strategie della Nato.

E la risposta del ministero della Difesa, pur se tempestiva, è stata oggettivamente deludente. Una scarna premessa burocratica («agli atti non sono emerse evidenze in ordine a...») per poi dire che non ci sono risposte da dare. Dunque, Russo Spena ha presentato una nuova interrogazione al presidente del Consiglio dei ministri e al ministro della Difesa che si apre con una sottile vena polemica. «Non si ritiene che i dati forniti - scrive infatti il parlamentare di Rifondazione - possano essere frutto di trascuratezza da parte dell'amministrazione nell'effettuare le verifiche richieste dallo scrivente?». E subito dopo Russo Spena rincara la dose: «Comportamento che ricorda da vicino quello tenuto dall'amministrazione militare nei riguardi di molte informazioni relative alla vicenda di Ustica».

Il parlamentare di Rifondazione legittima i suoi dubbi e la sua richiesta di chiarezza con alcuni documenti che si riferiscono all'agente di Gladio Nino Arconte. Scrive infatti Russo Spena: «Nel libretto personale si legge che Arconte è stato destinato ai reparti speciali S/B, cioé Stay Behind, e che per copertura fu arruolato nella 'gente di mare'». Nell'interrogazione si fa quindi esplicito riferimento al foglio del ministero della Difesa, datato 8 novembre 1973, diretto alla nave Aviere e firmato dal capo della seconda sezione della Direzione generale per il personale del ministero della Difesa, e firmato dal capitano di corvetta Giuseppe Parenti. E questo nonostante ufficialmente Arconte fosse stato congedato dalla Marina il 14 ottobre 1973. Congedo ratificato dal Comune di Oristano il 18 dicembre 1973.

Russo Spena chiede quindi al presidente del Consiglio e al ministro della Difesa «perché non vengano fornite precisazioni sulle operazioni svolte in Maghreb, che trovano conferma nel libro dell'ammiraglio Fulvio Martini (ex capo del Sismi) 'Nome in codice Ulisse' e nelle deposizioni dello stesso ammiraglio presso la commissione Stragi e che infine trovano un'eco nel libro del senatore Pellegrino 'Segreto di Stato', là dove si parla dell'intervento italiano nell'area del Mediterraneo». Poi, un sospetto. Un sospetto gravissimo.

«Non si ritiene - si legge infatti nell'interrogazione di Russo Spena - che la risposta (alla prima interrogazione ndr), secondo cui si afferma che 'agli atti non sono emerse evidenze in ordine a...', non dipenda dal fatto che la documentazione è stata distrutta senza ordini, come è accaduto per il resto delle carte di Gladio?». E qui è importante ricordare che quasi nulla è stato ritrovato della documentazione su Gladio. Come se una mano invisibile avesse cancellato diligentemente ogni traccia dell'esistenza della struttura supersegreta. Dei suoi uomini, dei suoi compiti e della sua strategia all'interno di uno scenario controllato dalla Nato. O meglio, è stato cancellato quasi tutto. Perché è rimasto l'imbarazzante dossier sull'operazione Delfino: un attacco contro le sedi del Partito comunista a Trieste. Carte che probabilmente sono sfuggite alla 'bonifica' dei documenti su Gladio perché il fascicolo non era stato classificato. Si trattava cioè di una operazione talmente segreta che non era stata catalogata e per questo è sfuggita a chi stava cancellando tutte le tracce su Gladio.

Continua l'interrogazione di Russo Spena: «Corrisponde al vero che in un documento del ministero della Difesa si ordina 'd'autorità' l'iscrizione del gladiatore Nino Arconte G 71 VO 155 M nella lista della gente di mare al numero 16.200 di Cagliari (si veda il documento di congedo avvenuto dopo i fatti di Argo 16 del 23 novembre 1973)? Nel foglio peraltro si dichiara che Arconte veniva congedato con la classe di leva primo scaglione 1952, mentre la classe di leva dell'Arconte era il secondo scaglione del 1954 e all'epoca la classe di leva non era ancora partita per le armi».

«Inoltre - prosegue l'interrogazione al presidente del Consiglio e al ministro della Difesa - nella documentazione si dichiara che Arconte è giunto alle armi il primo gennaio 1972, mentre invece è giunto alla scuola Sas di Viterbo nel maggio del 1970». Poi Russo Spena pone un quesito che porta al cuore di tenebra della storia italiana del dopoguerra: il caso Moro. Arconte ha infatti raccontato di avere consegnato nel 1978, a Beirut, un messaggio a un ufficiale del servizio segreto militare, nel quale si ordinava di attivare tutti i contatti con i gruppi del terrorismo mediorientale per trovare un canale di trattative con le Brigate Rosse, finalizzato alla liberazione del presidente della Democrazia cristiana Aldo Moro.

Due gli elementi inquietanti contenuti in questa dichiarazione. Il primo è che l'incontro di Beirut avvenne tre giorni prima del sequestro del leader della Dc. Cioè, dai vertici di Gladio era partito l'ordine di attivare una rete di contatti in Medioriente per liberare Moro prima ancora dell'agguato di via Fani. Il secondo, è che il contatto di Arconte era il colonnello Mario Ferraro, trovato morto in circostanze misteriose nella sua casa di Roma nel 1995. C'è di più. Il giornalista del quotidiano Il Tempo Stefano Mannucci a novembre ha ripreso un passaggio di un'intervista rilasciata nei mesi scorsi dal superterrorista venezuelano Carlos, uomo chiave della cupa stagione di sangue degli anni Settanta. Queste le parole di Carlos a proposito del caso Moro: «All'aeroporto di Beirut un jet 'Executive' dei servizi di sicurezza italiani rimase a lungo in attesa, aspettando un contatto con le Br attraverso gente estranea alla resistenza palestinese. Non c'erano uomini di Al-Fatah. C'erano patrioti anti Nato, inclusi alcuni generali, che erano partiti per aspettare il rilascio dei prigionieri e per salvare la vita a Moro e l'indipendenza dell'Italia. Invece questi patrioti, inclusi alcuni generali, sono stati dimessi e costretti ad andare in pensione».

Per questo motivo, il parlamentare di Rifondazione chiede al presidente del Consiglio e al ministro della Difesa «se esista la documentazione che certifica la partenza per Beirut dell'Arconte». Russo Spena chiede, nel dettaglio, se esistono atti che possono precisare la data di partenza dell'agente G 71, dove sono indicati i numeri di ruolo. Oppure se esista il giornale di bordo che possa consentire di verificare la data di partenza, la data di arrivo e quella di ripartenza del gladiatore di Cabras. Ultimo quesito di Russo Spena: «Risulta se agli appartenenti alla Gladio dei 'lupi', delle 'aquile' e delle 'colombe' venisse assegnato uno stipendio mensile di circa un milione di lire, come ha affermato in un'intervista uno dei gladiatori facenti parte del gruppo 'colombe', e se i reparti speciali della Stay Behind operassero all'esterno e non Italia, come è stato finora ufficialmente sostenuto?».

La parola ora spetta al presidente Amato e al ministro Mattarella.



Commento: questo ministro ce l'ha con noi. Tutto quello che diciamo (Uranio, Gladio) lo nega. Salvo poi "pentirsi". E' vero che l'Osservatorio è una struttura creata da semplici cittadini volontari, ciò non toglie che si occupa professionalmente degli argomenti di cui tratta. Provare per credere.