A 24 ore dal varo la riforma dei carabinieri è già sotto il tiro dei sindacati di polizia
«La Quarta forza che ci spia»
Parla l’appuntato che svelò gli archivi segreti dell’Arma e ora rischia il posto
http://www.liberazione.it/giornale/04-10mer/SOCIETA/SOC-4/riforma.htm

Il nuovo che avanza, nelle questioni militari e di pubblica sicurezza, ha il sapore di vecchie cose, quasi l’eco del tintinnar di sciabole di golpista memoria, anni ’60. La 121 del 1981, sembrava la legge che apriva una breccia decisiva per la smilitarizzazione delle funzioni delicatissime di pubblica sicurezza. Ma quella stagione si è chiusa definitivamente: da lunedì, con l’emanazione dei decreti attuativi, i carabinieri sono elevati al rango di quarta forza armata e hanno poteri esclusivi di polizia militare che inquietano non poco le “vecchie” armi, gli altri corpi di ps e la galassia sindacale del comparto. A 24 ore dal varo, le polemiche sembrano lontanissime dal dissolversi. «Sono reazioni comprensibili quelle dei sindacati - dice Maria Celeste Nardini, deputata di Rifondazione, unico partito a esprimere in ogni sede un secco no al riordino - questa riforma rappresenta un grave arretramento e conferma l’anomalia italiana di una pluralità di corpi non coordinati perché dipendenti da ministeri diversi». Il coordinamento tra le forze di ps continua ad essere un miraggio: viene ribadita la figura del capo della polizia, contemporaneamente direttore del dipartimento della pubblica sicurezza ma a parità di grado con i comandanti dell’Arma e della guardia di finanza. «Nessun rischio, nessuno strapotere», giura il successore del colonnello Pappalardo, Maurizio Scoppa, a capo del cocer dei carabinieri; dall’altra parte della barricata, Oronzo Cosi, segretario Siulp, si rammarica per «l’occasione sprecata e il tentativo di immobilizzare la polizia assimilandola ad un modello burocratico e militare». Ma l’inquietudine maggiore viene dalla legalizzazione dell’Ucsi, l’ufficio segreto nato dai Patti atlantici e, fino a ieri illegale, che ordina ai cc di schedare persone e ditte di interesse della Difesa. Ora, come per i condoni edilizi, tutto rischia di venire “sanato”, dando valore di legge a regolamenti fino ad ora segreti e sarà difficile mandare sotto processo chi per decenni ha agito al di fuori delle leggi.

Candidamente, dalle telecamere del servizio pubblico, il ministro Mattarella ammette che i carabinieri hanno sempre lavorato per l’Ucsi e che oggi «per la prima volta» la questione è regolata da una legge. Intanto, chi come l’appuntato Mattioli (vedi intervista) si è battuto per svelare l’esistenza di schedature di massa, rischia il benservito. «Può il ministro della Difesa, sopportare che chi denuncia illegittimità venga licenziato?», ha chiesto Giovanni Russo Spena, coordinatore dei senatori del Prc in una lettera aperta a Mattarella. Resta il fatto che «nessuna legge stabilisce quali siano in realtà i compiti, i limiti e le responsabilità di polizia militare», denuncia Falco Accame, già presidente della commissione Difesa, tra i primi a svelare, da queste colonne, l’origine e la pericolosità dell’Ucsi.