Il Giorno, 31 dicembre
«Mio figlio ucciso dall'uranio»
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Gabriele Moroni

 SAMARATE (Varese) — Dai Balcani il mistero di un'altra morte. Aveva 31 anni, il carabiniere Rinaldo Colombo. Viveva a Samarate. E' morto in novembre, ucciso da un tumore della pelle dopo aver sofferto due anni. Ucciso dall'uranio? Se fosse così, Rinaldo Colombo sarebbe una delle cinque vittime della contaminazioni da uranio impoverito impiegato dalle forze Nato per i missili.

 Sapeva di dover morire, di dover lasciare una moglie appena sposata e dei genitori. Per questo aveva chiesto che la malattia venisse riconosciuta per causa di servizio. E per questo motivo, dalla procura militare militare di Roma, il pubblico ministero Antonino Intelisano ha chiesto il dossier del carabiniere di Samarate. Altri quattro militari dell'Arma rientrati dal Kosovo potrebbero essere stati contaminati. Accertamenti medici per altri venti, di cui sei rischio.

Balcani fatali

Si scava nella biografia del carabiniere Colombo. Nascita a Lecco. Lo chiamano Rinaldo, come il nonno. Due missioni, in Bosnia dal dicembre '96 al marzo '97 e in Albania da aprile ad agosto '97. Poi servizio a Bolzano. Lì si manifesta il male. E' maggio del '98. Un'escrescenza al cuoio capelluto, la biopsia svela la sua natura maligna. Rinaldo è curato all'ospedale di Gallarate e all'Istituto dei tumori di Milano. Viene operato. Quando nel giugno di quest'anno lo assegnano alla Compagnia dei carabinieri di Gallarate e al servizio a Malpensa, è già un uomo malato, segnato, condannato. Dall'ospedale lo rimandano a casa. Muore l'8 novembre.

Bosnia nel mirino

L'attenzione è concentrata ora sul periodo in Bosnia. E' da lì che sono passate le vittime dell'uranio. Ma il carabiniere Colombo è morto per un melanoma sottocutaneo, un cancro della pelle, orribile nelle sue manifestazioni e devastante negli effetti.

 C'è un collegamento fra l'uranio diabolico e Rinaldo il carabiniere? Il comando provinciale dei carabinieri di Varese esclude un nesso fra la missione in Bosnia, l'uranio e la morte del carabiniere, portata alla luce dalla denuncia del periodico «L'Arma». Cauto il colonnello Maurizio Scoppa, presidente del Cocer, l'organismo di rappresentanza dei carabinieri: «Il nesso fra il decesso e l'eventuale contaminazione da uranio impoverito deve essere ancora accertato. C'è un'apposita commissione dal ministero della Difesa e noi non possiamo che rimetterci alle conclusioni di questi esperti».

Famiglia distrutta

 Angelo e Imelda Crespi, i genitori di Rinaldo, vivono a Carnago. «Sono state scritte tante cose inesatte — dice la mamma —. Mio figlio non è morto di leucemia, ma per un melanoma. No, non voglio dire di più. La ferita è troppo fresca. E' morto l'8 novembre, ma è come se fosse stato ieri».

 Rinaldo e Michela si erano conosciuti a Busto Arsizio. Si erano sposati l'8 dicembre del '98 nella chiesa parrocchiale di Samarate.  Michela ha 27 anni, lavora in una ditta di confezioni del paese. La villetta è in via Monte Golico, stradina sterrata nella frazione San Macario. Lì Rinaldo ha vissuto con la moglie, i suoceri e il cognato Franco. «Ha cominciato a non star bene più di un anno fa — dice la suocera —. E' stato operato due volte a Milano. Quest'estate è crollato. Aveva perso la sua vitalità, aveva anche smesso di fumare e aveva perfino cambiato carattere».
 Nella foto in alto: il carabiniere Rinaldo Colombo

dall'inviato