Abbiamo incontrato Gavino Sale, Presidente del movimento indipendentista sardo "Sardigna Natzione", per approfondire le ragioni dell'indipendentismo di quest'isola assediata dagli insediamenti militari italiani, USA e NATO (qualcosa che ricorda da vicino la situazione di Porto Rico).
La prossima azione di Sardigna Natzione, il prossimo otto luglio, consiste nell'occupare assieme agli indipendentisti Corsi, le bocche di Bonifacio per fermare le petroliere in segno di protesta per l'inquinamento marino in Sardegna.
A questo proposito ricordiamo che l'Osservatorio Etico Ambientale condivide e si affianca idealmente [non potendo partecipare direttamente] a quest'azione di tutela del territorio.
Uno dei principali problemi emersi dai nostri colloqui riguarda i trasporti: le tariffe in Sardegna limitano la possibilità di movimento degli isolani e l'interscambio col continente, incidono pure sui costi di produzione tagliando fuori dal mercato i prodotti isolani. Gavino era stato eletto consigliere provinciale alle recenti elezioni, ma l'apparato burocratico con un colpo di mano ha annullato l'elezione facendo eleggere al suo posto un candidato dei DS. Attualmente è in corso un ricorso al TAR elaborato dall'Avv. Diaz.
Per meglio descrivere la persona (che ci ha fatto visitare uno dei più bei nuraghe dell'isola, "Santu Antine"), pubblichiamo una intervista apparsa su "Il Quotidiano" di Sassari di mercoledì 5 aprile.
PRINCIPE DELLE ROCCE di Paolo Casu
"Il popolo dei nuraghi non aveva città, ma villaggi, stavain cerchio per potersi guardaree bene in faccia. E' un modello di democrazia che mi piacerebbe ricostruire. Non credo che quello che subiamo oggi sia un modello valido"
IL PUNTO
Grazie all'obiettivo di
Salvatore Madau, proponiamo un ritratto di Gavino Sale fuori dai consueti
contesti di militanza. Uno spaccato di vita privata, nella casa di Banari.
Candidato presidente di Sardigna Natzione per le prossime elezioni provinciali, Gavino, "principe delle rocce" - come definì una volta i nazionalitari isolani in un'assemblea della Lega Nord alla quale era stato invitato - rappresenta l'ala più combattiva del movimento indipendentista. Quasi un paio di anni fa salì agli onori delle cronache per aver rovesciato un sacchetto di carbona sulla testa del sottosegretario Valerio Calzolaio. "Mi dicono che sia una brava persona, ma con tutta la mondezza che ci dobbiamo sciroppare noi, in fondo l'ho trattato bene a rovesciargli solo un sacchetto e non cento". Battuta pronta e insieme riservato, Gavino Sale smette i panni un po' stereotipati del "guerrigliero virtuale" per offrire un suggestivo spaccato di vita privata (p.c.)
"Che ci posso fare se sono
piccolo e peloso e non alto biondo e con gli occhi azzurri? Sono nato nel
1956, l'anno del grande freddo. E se con tutto quel freddo sono riuscito
a sopravvivere invece che rimanere assiderato nella culla, vuol dire che
il mio destino era quello di combattere".
Gavino Sale è un
personaggio apparentemente facile da raccontare. Ma la verità è
che si prende troppo gioco del suo interlocutore. Se non stai attento e
ti accontenti dello stereotipo del sardo pellita, irsuto e irascibile come
un "braccio di ferro" di Banari, corri il rischio di perderti per strada
la sostanza. Gli occhi, due palle nere costantemente dilatate, ti seguono
in ogni movimento come un cacciatore che sta solo aspettando il momento
di saltare sulla preda. In famiglia ci sono due aziende, una di escavazione
(che si è guadagnata l'encomio di Codrongianos per la chiusura delle
falle che rischiavano di mettere in pericolo lo stabilimento di acque minerali
San Martino) e una di latticini dal nome che è un programma:" Sensibili
alla luna". E poi ancora campagne e bestiame, secondo la tradizione di
famiglia. "Ogni tanto, nel corso della giornata, mi prendo qualche spazio
di sonno, e mi sveglio sempre spaventato, perché penso di aver dormito
delle ore quando invece è passata solo mezz'ora. Anche alle riunioni
di partito, quando il fisico ne ha bisogno, vado a riposare e tutti lo
sanno." Ma poi il lavoro riprende senza distinguere il giorno dalla notte.
Come per la formazione delle liste di Sardigna Natzione per le prossime
elezioni amministrative del 16 aprile. "Ho fatto 7.500 chilometri in pochi
giorni. Alzandomi la mattina prestissimo e rientrando alle quattro di notte.
Ma è stato veramente sorprendente vedere come la gente si rendeva
disponibile a farsi mettere in lista, nonostante ne abbia le scatole piene
della politica". E Gavino Sale vanta in lista presenze qualificate. "Abbiamo
raccolto l'adesione di professionisti qualificati, perfino una ragazza
che studia economia a Boston. E quando anche si tratta di pastori e gente
'comente si toccada' ". Difficile riuscire a rendere tutte le espressioni
del logudorese rabbioso di Gavino. Forse per questo - per una cortesia
all'ospite - fa insieme da intevistato e da interprete, pronunciando la
prima versione in limba (perché l'appartenenza sia chiara) e la
seconda in italiano per assicurarsi che il concetto arrivi a destinazione.
In una casa bassa, sulla parallela della strada principale di Banari, Gavino Sale sta come in una tana, fra una incursione e l'altra dell'iperattivismo che lo divora. "Ho quarantaquattro anni e nemmeno un rimpianto. La vita deve essere vissuta tutta e ogni momento. Se il cuore mi si fermasse adesso morirei sorridendo".
Ma il combattente si commuove a rievocare la prima riunione di Sardigna Natzione a casa di Fabrizio De André insieme ad Angelo Caria e Franco Tilocca. "Tutti morti, sono rimasto vivo solo io". L'interlocutore si mostra stupito della commozione, bloccato com'è dall'idea prefabbricata del militante un po' selvaggio e un po' guascone. "Ero innamorato di quelle intelligenze, di quelle volontà. Se non hai cuore nella vita, che cosa resta? Certo, qualche volta bisogna reprimersi per poter agire senza farti influenzare dalla sensibilità. Ma senza questi sentimenti non varrebbe la pena vivere".
Ha una religiosità e un senso della storia tutto suo, Gavino Sale. Racconta, come se avesse partecipato, le incredibili leggende degli Shardana ("i nostri progenitori"), come se leggesse un diario di bordo. E parla della differenza tra le piramidi e i nuraghi. "Al culmine della piramide c'è la divinità che sta sospesa verso il cielo. Sotto il faraone e la sua corte. Alla base della piramide c'erano gli schiavi. Guarda invece i nuraghi. La figura che li rappresenta è il cerchio, come il sole, la luna, il seno di una donna. L'uomo, in fondo, è un punto che si espande. A me non piacciono quelli che seguono le linee e fanno marciare la gente. Il popolo dei nuraghi non aveva città, ma villaggi, stava in cerchio per potersi guardare bene in faccia. E' un modello di democrazia che mi piacerebbe ricostruire. Non credo che quello che subiamo oggi sia un modello valido".
L'OMBRA DI GAVINO
L'esperienza dell'emigrazione a Genova, all'età di sei anni. Poi l'università a Parma. In seguito il lavoro nelle aziende di famiglia. Ma sopra a tutto la scelta della politica a tutto campo per l'ideale dell'indipendenza sarda
Rita Maresu è la sua ombra. Risponde alle diecimila telefonate che arrivano nella casa di Banari, filtra quelle importanti da quelle di minore urgenza per consentire al candidato presidente di Sardigna Natzione per le elezioni provinciali, di rispondere con calma alle domande dell'intervista.
Cortese e silenziosa
Rita è una vera e propria barriera. Non ama nessuna interferenza nella vita privata. Si muove come un'ombra. Ha per l'ospite le cortesie d'obbligo; ma di parlare non se ne parla proprio. "Non c'è molto da dire. Ci conosciamo da sempre, amiamo le stesse cose, abbiamo un modo di vivere simile e ci troviamo bene insieme".
L'occupazione di Fiumesanto
Ma la silenziosa "segretaria" non è una militante della domenica. Ha partecipato alla famosa occupazione della centrale elettrica di Fiumesanto. "Un'esperienza emozionante, ci siamo divertiti", commenta, un po' balente. Ma poi riprende: "Ci sono stati momenti di pericolo. Stavano per irrompere le forze dell'ordine dentro la sala comando. Se fossero entrati avremmo spento tutto". Nessuna incertezza. "Lo rifarei ancora. Era necessaria un'azione dimostrativa di questo tipo per far sentire la nostra voce". [NDR: sul problema del costo dell'energia che in Sardegna è superiore del 40% rispetto al continente, il resto dell'Italia.]
Politica prima di tutto
Rita Maresu - oltre ad essere l'ombra discreta di Gavino e la militante a tempo pieno - vive anche una vita normale. Va in campagna, si occupa della sua azienda, lavora la ceramica. Ma la politica sta al centro di tutto.
Le tessere false
In fondo è un vizio di famiglia. "Erano tutti antifascisti - racconta Gavino del nonno e del resto della famiglia - ma il capo della milizia, che gli voleva bene, aveva fatto a tutti le tessere del partito [fascista] di nascosto, per metterli al riparo dai controlli. E quando c'era aria di perquisizione, li avvisava in tempo per far sparire tutto quello che poteva essere compromettente.
Emigrati a Genova
La famiglia ha conosciuto anche l'esperienza dell'emigrazione. "Un giorno mio padre decise di vendere tutto e di trasferirsi a Genova - racconta Gavino che aveva allora sei anni - ma la vita da emigranti durò appena un anno. Ero l'unico bambino capace di mandare a memoria due pagine di dettato, come ci chiedeva il nostro maestro."
Parma e contestazione
Poi l'esperienza dell'Università a Parma, nella facoltà di Agraria, durante il periodo caldo della contestazione. "Ho dato una montagna di esami, ma alla laurea, con questa vita di corsa, era impossibile arrivarci".
Cambiare la storia
Come accade spesso nella vita di un militante, tutto è cucito attorno all'ideale, che per Gavino Sale si chiama indipendenza. "Quando leggo i libri di storia mi chiedo che cosa facessero i nostri padri, per farci arrivare a questo punto. Si facevano impiccare come cani, ai tempi delle chiudende, senza battere ciglio. Se avessi un figlio, non potrei sopportare il rimprovero di non aver fatto niente per cambiare la storia di questa terra".
Destino condiviso
Rita ascolta, senza tradire nessuna emozione, gli slanci idealistici del candidato. Ma è chiaro che si tratta di un progetto e di un destino condiviso, che non ha bisogno di parole per mostrare la più totale sintonia. [P.C.]
LA SCHEDA
Data di nascita: 18 gennaio
1956
Luogo di nascita: Banari
Segno zodiacale: Capricorno,
ma tanto per far capire l'aria che tira tiene in mostra la testa di un
ariete sopra il caminetto.
La famiglia: E' figlio di
Ciscu Sale e Peppina Porcheddu. Ha un fratello Antonio, che si occupa dell'azienda
di trivellazioni e due sorelle Rosella e Gerolama.
Hobby e Sport: Alla domanda
ti guarda di tralice come per dirti:"Ma non crederai che uno come me vada
a caccia di farfalle? Lascia perdere...". Ma in realtà è
capace di arrampicarsi sulla torre campanaria per raggiungere un nido d'uccelli
e poterne allevare uno.
Difetto: L'espressione che
sfodera assomiglia alla precedente, con una leggera sottolineatura da "Come
ti permetti?". Ma poi risponde: "Irascibile".
Qualità: passionale,
è il rovescio della medaglia.
Animali: "Non so perché,
ma mi piace la capra". In casa però c'è un gattino grigio
fumo [NDR: ora nero] di pochi centimetri di lunghezza che si arrampica
ai pantaloni del padrone. Si chiama grillo. "L'ho trovato per strada qualche
giorno fa e l'ho fatto entrare".
Sogni: Non ne ricorda mai
nessuno.
Piatto preferito: I "culurgiones"
di mamma Peppina, perché la mamma è sempre la mamma, anche
per un militante.
Rimpianti: Manco a parlarne.
"La vita va vissuta tutta".
Paure: Ci pensa e ti scruta,
come tutte le volte che pensa di aver lasciato intravedere qualche crepa
nella sagoma tutta d'un pezzo. Ma poi rassicura, filosofeggiando:"C'è
un uomo che non abbia delle paure?"
Religione: "Sono un pagano",
dice senza esitazione. "Per i cristiani Dio è uomo, per gli uomini
dei nuraghi è donna, la Madre mediterranea.
Cinema: Va matto per i film
di Sergio Leone.
Attore preferito: Robert
De Niro.
Attrice preferita: Meryl
Streep.
Viaggi: "Quand'ero ragazzo
ho girato l'Europa in lungo e in largo". Ma come tutti i nazionalisti preferisce
l'Irlanda, la Corsica, i Paesi Baschi. C'è anche un viaggio in Algeria
a 19 anni.
Letture: Gli studi di psicologia
delle masse di Lev Semenovic Vitgosky. Ma anche i romanzi sudamericani
e sardi, in particolare quelli di Sergio Atzeni.
Auto: Una vecchia Opel con
300mila chilometri, ma nutre una vera e propria venerazione per le Volvo.
"Sono macchine eccezionali".