Famiglia Cristiana, N.4, 28 gennaio
ESCLUSIVO - Documento di Pax Christi a 10 anni dalla guerra del Golfo
http://www.sanpaolo.org/fc/0104fc/0104fc65.htm

L’intervento armato non risolve. Mai
 
Le bombe, con la loro scia di morte e di odio, non portano soluzioni positive ai conflitti tra i popoli: bisogna trovare strumenti alternativi e non violenti.

Abbiamo da poco ricordato il 10° anniversario della guerra del Golfo. Abbiamo ripensato a quella notte della Cnn, con la gente incollata alla Tv a seguire la drammaticità dell’evento come fosse un fuoco d’artificio; a quella voce isolata del Santo Padre che si levava forte e appassionata ad affermare che la guerra è avventura senza ritorno; a don Tonino Bello, che non si dava pace per l’omologazione piatta e generale al tambureggiamento soffocante dei media. A 10 anni da quell’avventura constatiamo il persistere di una questione irrisolta: la distruzione di una nazione per la guerra e l’embargo, l’ipoteca inquietante per il presente e il futuro costituita dall’inquinamento radioattivo.

Ma è una storia che si è ripetuta ancora, come una metastasi perversa: in Bosnia, in Kosovo, in Cecenia, senza contare tanti conflitti locali spesso dimenticati. La questione dell’uranio impoverito occupa le pagine dei giornali e, se non si trattasse di tragedia, potrebbe sembrare una commedia per il rincorrersi di informazioni contraddittorie e per la diversa attenzione verso i militari giustamente sottoposti a controlli, mentre in poco conto vengono tenuti i volontari e in nessun conto la popolazione locale.

[Un bambino iracheno affetto da leucemia (foto AP).]

Oggi sta crescendo una nuova sensibilità

È una questione che tiene banco, ma non è ancora il vero problema: occorre riconoscere e convincersi che non esistono guerra "chirurgica", intervento rapido e risolutivo, operazione mirata e pulita, perché la guerra è sempre la notte della ragione e il terreno su cui si scatenano i mostri.

Un sussulto di coscienza come quello di oggi è legittimo, perché tocca da vicino i nostri giovani, ma una convinzione più ampia e razionale deve farsi strada: che l’intervento armato non risolve le questioni, mentre apre ferite profonde con la distruzione e la morte, e più ancora, con l’odio e la divisione che semina nel cuore degli uomini.

Nell’Evangelium vitae c’è una parola chiara del Papa: fra i segni di speranza va annoverata la crescita di una nuova sensibilità sempre più contraria alla guerra come strumento di soluzione dei conflitti fra i popoli e sempre più orientata alla ricerca di strumenti efficaci, non violenti, per bloccare l’aggressione armata.

Una convinzione che deve crescere ed espandersi fino a diventare corale nella coscienza dei popoli, contrastando quella pericolosa, strisciante e pragmatica acquiescenza alla ripetuta (orgogliosa) affermazione che gli eserciti e le armi servono a mantenere la pace, ricorrendo all’ingerenza umanitaria – pur legittima, anche se sofferta – per giustificare la prassi esistente.

Di un serio investimento nella ricerca di "strumenti efficaci, ma non violenti", come affermato dal Papa, ricordato nel Catechismo della Chiesa italiana (La verità vi farà liberi, capitolo 26) e raccomandato dal Parlamento italiano (legge 230 del 1998), non avvertiamo alcun segnale.

Se la storia è maestra della vita, questa è una pagina che occorre studiare, tenendo alta la lampada della Parola di Dio che ci indica la strada maestra: «Non si eserciteranno più nell’arte della guerra», e anche «rimetti la spada nel fodero».

Consiglio nazionale di Pax Christi
Firenze, 14 gennaio 2001