Corriere della Sera, 22 marzo
Lodi Vizzini, fisico nucleare al Cern, contesta il metodo statistico del rapporto
«Uranio, molti punti oscuri»
Dubbi sulla commissione Mandelli: «Per capire servono esperimenti»

     E' indignato, il professor Evandro Lodi Vizzini. Lui, direttore per l'Italia del dipartimento di Fisica delle particelle nucleari al Cern di Ginevra, non è d'accordo con le conclusioni della commissione Mandelli che negano relazioni tra i casi di tumore tra i militari e le armi all’uranio impoverito.

«Quello di Franco Mandelli - spiega al Corriere - è solamente un lavoro statistico, che non chiarisce nulla. In realtà avrebbero dovuto far esplodere quindici, venti dei proiettili sotto accusa e quindi osservarne gli effetti, controllando la distribuzione dei frammenti e il loro comportamento . Insomma, bisogna entrare in un poligono e eseguire alcune prove elementari. Perché sono stati interpellati oncologi ed ematologi e non scienziati nucleari? Al ministero potevano sentire il parere di Carlo Rubbia o Antonino Zichichi . Io, poi, vorrei vedere se Mandelli è davvero convinto delle conclusioni del suo rapporto ».

In che senso?

«Non credo che dopo l’esplosione di un proiettile all'uranio impoverito andrebbe a raccogliere i frammenti a mani nude, senza alcuna precauzione. Non lo farebbe semplicemente perché il suo studio non è scientifico ma solo statistico. Cosa succede subito dopo l'esplosione nessuno lo sa. Solo quando lo scopriremo si potrà dare una risposta precisa alle domande sulla pericolosità di questo tipo di armi».

Proiettili sparati per studiarne gli effetti, dunque.

«Certo. Per esempio, alle alte temperature provocate dall’esplosione l'uranio liquefa , le micro-particelle vengono "lanciate" nell'ambiente e si solidificano. Ma come si solidificano? Lo si deve verificare al microscopio, per quantificare, a seconda della conformazione, se aumenta o diminuisce il rischio di inalazione o ingestione».

Quant'è la dose letale di uranio «povero», cioè dell'isotopo 238?

«E' sufficiente un microgrammo, cioè un milionesimo di grammo, per uccidere una persona. Una tale quantità dà luogo a 2000 disintegrazioni atomiche al giorno con produzione di raggi alfa, cioè le radiazioni nucleari più dannose. La loro pericolosità, anche futura, dipende dalla conformazione della superficie dei frammenti. Non ci sono studi in proposito. Non si può parlare genericamente di "radioattività ambientale", occorre capire, studiare, per esempio la volatilità dei frammenti».

Quindi non solo ipotetici danni ai militari ma anche alle popolazioni.

«Non ho dubbi. Io ho parlato di genocidio dei civili. Le 2000 disintegrazioni al giorno andranno avanti per anni».

Lei è disponibile a partecipare alle ricerche?

«Vorrei parlarne con i ministri competenti per spiegare qual è la via che si deve seguire per scovare la verità scientifica. Il lavoro di Mandelli, per esempio, non chiarisce nulla sugli effetti futuri e non dice se i tumori, che pure per numero possono rientrare nella norma, sono stati provocati da quei micidiali proiettili».

malberizzi@rcs.it

                          Massimo A. Alberizzi