Corriere della Sera, 7 marzo
Reso pubblico ieri a Bruxelles il rapporto degli esperti nominati dalla Commissione europea
«Armi all’uranio, nessun rischio»
Per gli scienziati della Ue non ci sono prove di danni alla salute
http://www.corriere.it/edicola/index.jsp?path=TUTTI_GLI_ARTICOLI&doc=URA

 BRUXELLES - «Sulla base delle informazioni per ora disponibili, l'esposizione all'uranio impoverito non può produrre un effetto individuabile sulla salute umana»: lo afferma un rapporto di un gruppo di esperti scientifici dell’Unione Europea reso pubblico ieri a Bruxelles. Ed entro marzo arriverà anche il dossier dell’agenzia dell’Onu per l’ambiente. Nello studio, realizzato per iniziativa della Commissione europea, gli esperti hanno precisato che a queste conclusioni sono giunti calcolando le «dosi cui realisticamente possono essere stati esposti» i militari occidentali nei Balcani. La relazione degli scienziati europei, richiesta dalla commissaria europea all'Ambiente Margot Wallström due mesi fa, quando in diversi Paesi comunitari vennero denunciati i possibili rischi per i militari Nato provenienti dall'uso di armi all'uranio impoverito (Du) nei Balcani, afferma che «benché non si possa escludere un possibile effetto combinato dell'esposizione ad agenti tossici e chimici cancerogeni, e alle radiazioni, non vi sono evidenze che supportino questa ipotesi». «In base agli scenari disponibili, l'esposizione al Du procura piccole dosi di radiazioni, comparabili con i livelli naturali» rilevano inoltre gli esperti europei, secondo i quali «in generale sembra più appropriato monitorare l'ambiente, in particolare l'acqua potabile, piuttosto che gli individui».

Secondo gli scienziati comunitari i soldati che sono stati nei Balcani, così come quelli che hanno prestato servizio per la guerra del Golfo, non devono preoccuparsi per gli effetti sulla loro salute, mentre più complessa appare la situazione della popolazione locale perché non si conosce la concentrazione di uranio naturale (più pericoloso dell'uranio impoverito) che è presente nel suolo. Ma «anche nel nostro giardino - hanno osservato gli esperti - ci possono essere concentrazioni». Anche in questo caso, quindi, gli esperti sembrano tranquillizzare. «L'agricoltura e la vita sul luogo, anche se ci sono bambini che mangiano un po’ di terra, potrebbero trasmettere dosi molto ridotte, diremmo trascurabili. Se si coltiva su un terreno con tracce di uranio c'è poco trasferimento nelle piante».

Gli esperti hanno quindi sottolineato di aver esaminato il rischio radiologico e non il problema specifico della tossicità chimica dell'uranio, non essendo stato richiesto dalla Commissione. Spetterà a quest'ultima, se lo riterrà necessario, dare incarico per un ulteriore approfondimento.

R.E.