Corriere della Sera, 31 dicembre
Il presidente della Commissione difesa della Camera
Spini: «Tocca al Parlamento far chiarezza sulla vicenda»
«Ci sono troppe persone che aprono la bocca lanciando accuse vaghe»
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 ROMA - «In Germania - dice il presidente della Commissione difesa Valdo Spini - non sarebbe successo quello che sta accadendo da noi».

Per quale ragione?

«Perché i comandi militari hanno creato degli uffici addetti ai rapporti con i familiari delle truppe in servizio all’estero. Se a qualcuno viene riscontrata una malattia, la famiglia è subito informata. Qualsiasi tipo di problema viene immediatamente comunicato. Così si evitano casi come quelli di questi giorni di giovani ammalatisi o addirittura morti a casa, senza che le autorità militari e sanitarie ne sapessero nulla. Invece sarebbe opportuno anche da noi un ufficio come quello tedesco. Sarebbe anche una garanzia verso persone che ci volessero eventualmente marciare».

Lei ha convocato l’ufficio di presidenza della sua Commissione.

«Sì, perché mi sembra giusto che il Parlamento cerchi di chiarire in fretta questa vicenda, anche per offrire una parola tranquillizzante alle famiglie che hanno i loro figli impegnati in questo momento nei Balcani. Sia chiaro, noi non vogliamo fare un doppione rispetto alla commissione scientifica nominata dal ministro della Difesa. Noi vogliamo soprattutto approfondire quali notizie sono state fornite al governo italiano dalla Nato e quali precauzioni sono state prese prima di inviare i nostri militari nei Balcani».

Lei si è già occupato del problema dell’uranio impoverito?

«A settembre scorso avevamo avviato in Commissione un’indagine e abbiamo ascoltato voci secondo le quali non c’era nessun pericolo per i nostri militari impegnati nelle missioni di pace. Insomma, stando alle persone sentite, non ci sarebbe nessun collegamento fra le radiazioni e le malattie dei soldati».

Ci sono casi precedenti ai quali far riferimento?

«L’unico che io sappia riguarda la guerra del Golfo. In quell’occasione furono impiegati molti proiettili all’uranio e sembra che alcuni soldati americani arrivati nelle zone contaminate abbiano poi subito delle conseguenze gravi».

C’è grande confusione sul numero degli italiani che sarebbero stati contagiati.

«Sì, e ci sono troppe persone che aprono bocca lanciando accuse vaghe. Se sanno qualcosa di preciso parlino, facciano i nomi, altrimenti tacciano».

Sembra per adesso che il contagio radioattivo riguardi solo gli italiani.

«Questo mi lascia un po’ perplesso. Ai militari degli altri Paesi che pure sono stati nei Balcani non succede nulla. Non solo. E’ sorprendente la rapidità con cui il male si manifesta. Se contagio c’è stato forse dovrebbe esserci un tempo di incubazione un po’ più lungo. Qualche anno almeno».

M.Ne.